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Pagamenti digitali: pagheremo con Whatsapp

WhatsApp potrebbe inauguare una nuova funzione che permette pagamenti peer-to-peer. Si parte dall’India, ma il servizio potrebbe arrivare anche negli altri Paesi   Dopo Facebook, anche WhatsApp, app proprietaria del famoso social network si lancia nel mondo del fintech. La società è pronta ad inaugurare, entro sei mesi, un sistema di pagamento proprietario peer-to-peer. La…

WhatsApp potrebbe inauguare una nuova funzione che permette pagamenti peer-to-peer. Si parte dall’India, ma il servizio potrebbe arrivare anche negli altri Paesi

 

Dopo Facebook, anche WhatsApp, app proprietaria del famoso social network si lancia nel mondo del fintech. La società è pronta ad inaugurare, entro sei mesi, un sistema di pagamento proprietario peer-to-peer. La sperimentazione partirà dal’India, paese che spinge sui pagamenti digitali e che conta un bacino potenziale di utenti pari a 200 milioni.

La finanza tecnlogica piace dunque a Mark Zuckerberg, che spinge i suoi gioielli (Facebook e Whatsapp) a fornire sempre più servizi in questo senso. Ma andiamo con ordine.

Pagamenti peer-to-peer con Whatsapp

Presto potremo pagare grazie WhatsApp. A dire il vero lo potranno fare (almeno inizialmente) gli utenti indiani. É in India che l’Over the top della messaggistica (così di definiscono le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti e applicazioni, senza avere una propria infrastruttura, agendo al di sopra delle reti ) potrebbe presto lanciare la nuova funzione.

appIn base alle indiscrezioni del sito specialistico The Ken, infatti, ci sarebbero dei contatti tra la società americana ed il governo per ottenere il permesso all’utilizzo dell’Upi, un sistema di pagamento creato dall’NpciI, la National Payments Corporation of India.

Il sistema permetterà agli utenti che utilizzano l’applicazione di messaggistica di trasferirsi denaro fra loro, grazie ad accordi con diverse banche aderenti e ai network di carte di credito e debito.

“L’India è un paese importante per WhatsApp e stiamo cercando di capire come possiamo contribuire in misura maggiore alla visione di un’India digitale. Stiamo valutando il modo in cui possiamo collaborare con aziende che condividono la nostra visione e nel frattempo continuiamo ad ascoltare con attenzione il feedback dei nostri utenti”, ha detto un portavoce della compagnia a Mashable.

Scegliere una partenza asiatica non è certo un caso: in India il bacino potenziale di utenti è pari a 200 milioni. E nnon solo: il Paese spinge verso i pagamenti digitali. Grazie a questo servizio, forse, WhatsApp potrebbe avere la meglio sulle altre piattaforme già presenti nel territorio indiano come Truecaller che, con i suoi 150 milioni di utenti e la possibilità di effettuare dei pagamenti in tutta facilità, rappresenta un ostacolo negli obiettivi di ‘dominio’ di Zuckerberg.

WhatsApp avrebbe dalla sua parte l’enorme diffusione, la famigliarità di fasce di popolazione anche meno abituate a questo genere di transazioni e, ovviamente, le garanzie offerte da un gigante come Facebook.

A conferma dei progetti è è anche il fatto che WhatsApp starebbe cercando proprio in India un “digital transactions lead” che abbia competenze sulle leggi locali e con gli standard tecnologici richiesti.

Anche Facebook scommette sul Fintech

Non solo Whatsapp, anche Facebook vuol fare l’importante passo che lo vede trasformarsi da social network a banca. L’azienda che fa capo a Mark Zuckerberg, ha infatti ottenuto dall’Irlanda, qualche mese fa, il permesso ad operare in Europa come emittente di moneta elettronica.

facebookLa Banca centrale irlandese, dopo due anni di attesa, ha concesso a Facebook l’autorizzazione a operare, in Europa, come emittente di moneta elettronica. Una rivoluaizone per la piattaforma, che in pratica, si trasforma in una banca Fintech.

Non si tratta, a dirla tutta, di un vero e proprio battesimo nel mondo della finanza. Facebook, infatti, aveva già l’autorizzazione per operare in questo senso negli Usa, attraverso pagamenti tramite apposite app, tra cui i video giochi Candy Crush e Farmville, dai quali prende una percentuale del 30% sugli incassi. In Europa, ed in Italia, però, potrà fare molto di più: il social network di Mark Zuckemberg, infatti, potrà offrire ai suoi clienti la possibilità di aprire un deposito di denaro sulla piattaforma, di trasferire soldi elettronici nei vari paesi dell’Unione europea (senza dover ottenere autorizzazioni dai singoli paesi) e di fare acquisti online. Sarà una vera e propria banca virtuale.

Perchè Facebook diventa una banca?

Il social network si propone, agli utenti, come piattaforma di servizi e non solo più social per chattare con i vecchi amici. Scegliere di diventare una banca vuole essere un modo per fidelizzare gli utenti (e gli inserzionisti).

Ma non solo: anche un modo per allargare il core business e intercettare nuovi guadagni. Nell’era della digitalizzazione le società sono chiamate a reinventarsi, a diversificarsi, a trovare nuove e molteplici strade per aumentare gli utili. Grazie alla concessione fatta dalla Banca d’Irlanda, ora Facebook potrà, infatti, intercettare anche i crescenti trasferimenti di denaro verso i paesi dell’Est e dell’Africa, da cui provengono badanti, colf e tutti i lavoratori che sempre più si stabilizzano in Europa.

Pagamenti digitali: il futuro (prossimo) dell’India

WhatsApp a parte, c’è da dire che l’India punta tutto sul Fintech: il governo ha deciso di incentivare l’utilizzo di denaro digitale, promettendo sconti a chi paga on-line le polizze assicurative, i biglietti del treno e gli oneri di pedaggio autostradale.
Esattamente subito dopo l’eliminazione fisica delle 500 e delle 1.000 rupie, il ministro delle Finanze, Arun Jaitley, ha deciso di dirottare il popolo indiano verso i pagamenti digitali, offrendo fino al 10% di sconto sulle polizze assicurative, sul pedaggio autostradale e sui biglietti del treno.

E ancora. Pur di spingere i cittadini verso i pagamenti digitali, il Governo ha deciso di rinunciare alla tassa di servizio sulle transazioni on-line al di sotto di 2.000 rupie (ovvero dei 29.6 dollari).

Non solo. Chi sceglierà anche i pagamenti digitali nelle stazioni di servizio, riceverà uno sconto dello 0,75%, anche se ancora adesso le compagnie petrolifere aggiungono un supplemento di prezzo per l’utilizzo di carte di debito o di credito. Tutte le agevolazioni messe in campo dal primo ministro Narendra Modi si spera possano disincentivare la dipendenza dal denaro tradizionale.
“Non ho mai visto nulla di simile nei miei dieci anni di monitoraggio dell’andamento dei pagamenti digitali a livello globale, il progetto dell’India è fenomenale”, ha affermato Sanjay Swamy, managing partner presso il Prime Venture Partners di Bangalore, che ha investito in più di una mezza dozzina di start-up Fintech. “Rendendo il denaro digitale più conveniente rispetto al denaro fisico, l’India ha paragonato il denaro contante alla regina e il denaro digitale al re.

Secondo Naveen Surya, managing director of digital payments startup, Itzcash Card Ltd, le nuove misure faranno si che milioni di indiani si possano approcciare ai pagamenti digitali in modo più tranquillo e fiducioso verso questa tecnologia.
“Noi indiani amano il nostro denaro, il denaro contante è di buon auspicio”, ha detto Surya, Presidente del Consiglio Pagamenti dell’India . “Rendendo il denaro digitale più conveniente rispetto al denaro fisico, il governo sta cercando di curare l’India dalla malattia del denaro.”

E in Italia?

In Italia crescono i pagamenti digitali, ma i consumatori sono ancora molto attaccati al contante. Secondo quanto evidenziato dalla nuova edizione dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce della School of Management del Politecnico di Milano, presentato in occasione dell’evento “Il Mobile Payment & Commerce alla conquista del mondo”, Nel Belpaese, il comparto dei pagamenti digitali con carta è cresciuto nel 2016 del 9%, dando vita ad un mercato da 190 miliardi di euro e generando importanti vantaggi personali.

A fare il boom, nei mesi scorsi, sono stati, soprattutto i pagamenti contactless, che hanno registrato un +700%. Le carte attive abilitate ai pagamenti contactless in circolazione sono 40 milioni (due su cinque), utilizzabili su metà dei pos presenti sul territorio nazionale.

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