Una presidente del Consiglio che mette “i puntini sulle i” sul dossier Starlink, i rapporti con Elon Musk e non solo, e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa.
Il possibile accordo tra il governo italiano con la società aerospaziale di Elon Musk per un’intesa che prevede la fornitura di telecomunicazioni sicure al governo tramite la costellazione satellitare Starlink è tra le domande rivolte alla premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa odierna organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare.
“Nessuna lettera scarlatta” nei confronti di Elon Musk, “è un tema di sicurezza nazionale e come tale va trattato”, ha assicurato Meloni dopo il caso montato dalle indiscrezioni di Bloomberg secondo cui SpaceX di Musk sarebbe in trattative avanzate con il governo italiano per la fornitura di Internet e telecomunicazioni tramite Starlink.
“Io valuto gli investimenti stranieri con un’unica lente che è la lente dell’interesse nazionale e non delle amicizie o delle idee politiche di chi eventualmente deve investire”, ha aggiunto la presidente del Consiglio.
Pertanto, “si fa l’istruttoria, e se la cosa è di interesse si pone nelle sedi competenti”. Dunque, un iter analogo a quello che i governi hanno sempre avuto con numerose aziende. Ed è proprio qui che la premier tira in ballo Microsoft: “Lo stesso problema ci fu per il data center. Ma quando ciò venne affidato a Microsoft nessuno si è stracciato le vesti”.
Lo scorso ottobre il colosso tecnologico americano ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni, il più grande in Italia fino ad oggi, per espandere la sua infrastruttura di data center hyperscale cloud e di Intelligenza Artificiale.
Microsoft sì e SpaceX no?
MAI INTERLOCUZIONE CON MUSK SU SPACEX
Innanzitutto, Meloni risponde alla domanda del giornalista di Fanpage sull’affair Starlink esordendo con: “Ne approfitto per dirle che non ho mai parlato personalmente con Elon Musk di queste vicende sul caso specifico di SpaceX”.
UNA TECNOLOGIA INDISPENSABILE PER I CONTINGENTI MILITARI
Dopodiché, la premier spiega che “la società ha illustrato al governo una tecnologia di cui dispone e che consente di comunicare in sicurezza a livello nazionale ma soprattutto a livello planetario: per noi significa soprattutto garantire comunicazioni sicure nel rapporto con le nostre sedi diplomatiche e per esempio con i nostri contingenti militari all’estero quindi informazioni e comunicazioni che lei capisce sono molto delicate”.
SI PROCEDE TRAMITE ISTRUTTORIA
Per quanto riguarda il metodo, la presidente Meloni ha precisato che “si tratta di interlocuzioni che rientrano nella normalità del lavoro che fa un governo cioè sono interlocuzioni che noi abbiamo con decine di aziende che arrivano e si propongono per le cose più disparate dopodiché funziona che si fa un’istruttoria e all’esito di quella istruttoria se la cosa è di interesse si pone nelle sedi competenti” che in questo caso vanno dal “Consiglio supremo di difesa fino al Parlamento”. Quindi “siamo banalmente nella fase istruttoria ed è la ragione per la quale io non capisco tutte le accuse”.
NON CI SONO ALTERNATIVE PUBBLICHE A STARLINK
“Neanche io ho le idee chiare, perché – continua Meloni – da una parte si tratta di mettere in sicurezza alcune comunicazioni sensibili e delicate parlando con il soggetto tecnologicamente più avanzato in questo campo e senza alternative pubbliche. Forse dovremmo aprire sul perché né l’Italia né l’Europa – perché questo è un problema europeo – non sono arrivati in tempo a immaginare delle tecnologie pubbliche che fossero in grado di mettere in sicurezza queste comunicazioni, per cui l’alternativa è non avere una protezione. Si tratta di scegliere -ha spiegato- una soluzione tra due scenari, nessuno dei quali è ottimale”, ha detto Meloni condividendo alcune delle considerazioni del governo sul tema, “se domani quelle comunicazioni finiscono nelle mani sbagliate, il governo non è responsabile. Quindi non posso fare finta che il problema non esista”.
DUE SCENARI
Da una parte c’è infatti Starlink che ha quasi 7.000 satelliti attivi nello spazio. L’anno scorso, SpaceX ha aggiunto più di 20 paesi alla sua base clienti per Starlink, il che significa che ora fornisce servizi in più di 100 paesi e territori con una soluzione immediata, pronta all’uso. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti utilizza un servizio specifico chiamato Starshield, progettato sulla base di Starlink. Anche l’Ucraina ha fatto ampio uso del servizio Starlink durante la guerra con la Russia.
Dall’altra parte c’è Iris2, il progetto della Commissione europea per posizionare 290 satelliti sia in orbita terrestre bassa che media entro il 2030. Quindi una soluzione che al momento non è praticabile.
E guardando a opzioni nazionali, lo scorso 26 dicembre il Comitato interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e alla Ricerca Aerospaziale (Comint), presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha incaricato l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) di elaborare uno studio per definire un livello di ambizione realistico, i costi e il percorso per la realizzazione di una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa, in linea con quanto previsto dal Ddl Spazio approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 20 giugno. Quindi una soluzione che è tutto fuorché “pronta” al momento.
Tanto che lo stesso ministro della difesa Guido Crosetto ha spiegato che oggi la società aerospaziale di Elon Musk è “un operatore che riunisce i requisiti e possiede capacità necessarie per servire servizi in parola ma questo non esclude che un paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire l’instradamento la cifratura dei suoi dati gentili utilizzati apparati e tecnologie proprietarie a ulteriore tutela degli interessi nazionali”.
TANTO RUMORE SU SPACEX, MA NON PER MICROSOFT
“Dopodiché segnalo che non è l’unica non è la prima volta che accade” attira l’attenzione la premier italiana e precisa: “cioè lo stesso problema noi lo abbiamo sui sui data center però non è che quando Microsoft ha fatto gli investimenti sui data center qualcuno si è stracciato le vesti”.
Come ricordato all’inizio, a inizio ottobre il colosso di Redmond ha annunciato un investimento da 4,3 miliardi di euro per potenziare l’infrastruttura AI e la capacità cloud in Italia. Tanto che il 2 ottobre Palazzo Chigi ha diffuso una nota il 2 ottobre per comunicare che “il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi il Presidente di Microsoft, Brad Smith. Nel corso del colloquio il Presidente Meloni ha espresso soddisfazione per l’importante investimento che Microsoft ha annunciato di realizzare in Italia per incrementare i data center necessari per sostenere la crescente richiesta di servizi di intelligenza artificiale”.
Come ha osservato già Startmag “l’impegno di Microsoft è tangibile, è vero, ma è altrettanto vero che sulla questione aleggiano pure diversi dubbi sul coinvolgimento della filiera industriale italiana al progetto di Microsoft, sulla domanda di servizi di Intelligenza artificiale da parte delle nostre imprese e sugli alti costi dell’energia: i centri dati richiedono una fornitura costante e abbondante di elettricità, di cui però l’Italia è una delle maggiori importatrici al mondo”.
TECNOLOGIA USA NELLE NOSTRE INFRASTRUTTURE STRATEGICHE
E se la premier ha citato il caso specifico dei data center e Microsoft riguardo gli accordi del nostro paese con i colossi tecnologici stranieri, in questo caso americani, per la fornitura di tecnologie strategiche, lo stesso può valere per le infrastrutture cloud.
Non va dimenticata infatti il caso del Polo Strategico Nazionale (Psn): l’infrastruttura che la newco omonima partecipata da Tim (45%), Leonardo (25%), Cdp (20%) e Sogei (10%), aggiudicataria di un partenariato-pubblico, si è impegnata a realizzare con l’obiettivo di dotare la Pubblica Amministrazione di un’infrastruttura cloud sicura, efficiente ed affidabile, con i fondi del Pnrr.
Anche in questo caso si solleverrano dubbi sui dati ospitati nei quattro data center del Psn a causa degli accordi con i Cloud Service Provider (Csp), ovvero le statunitensi Google (partner di Tim), Oracle e Microsoft, appunto.
QUAL È ALLORA IL PROBLEMA CON SPACEX SI INTERROGA MELONI
Pertanto, alla luce di questo ragionamento, la presidente del Consiglio si domanda quale sia “il problema con SpaceX: che è privato o sono le idee politiche di Elon Musk?”. E arriva a puntualizzare che “io non faccio favore agli amici ma neanche accetto che persone che non sono d’accordo o anzi, che hanno buoni rapporti con me, venga appiccicato addosso una lettera a scarlatta”.
Insomma, in conclusione, per Giorgia Meloni “il tema è oggettivo e oggettivamente e seguendo dei criteri di sicurezza nazionale va trattato, tutto il resto è dibattito”.