Che la partita dell’Intelligenza artificiale, strettamente connessa a quella dei data center, per le Big Tech sia di fondamentale importanza lo si può intuire da un fatto: all’attività di sponsorizzazione (lobby alla luce del sole?) posta in essere da alcune multinazionali del settore, come per esempio Microsoft, partecipano in prima persona i Ceo. È il caso dell’Al Microsoft AI Tour che si è svolto di recente in Italia (a Roma) e che ha visto salire sul palco nientemeno che l’amministratore delegato della software house di Redmond, Satya Nadella.
COS’È L’AI MICROSOFT AI TOUR (GIUNTO IN ITALIA)
Nadella e i suoi manager sono impegnati in una tournée che ha più l’aria del tour de force: il 21 ottobre erano a Lisbona, quindi Londra, il giorno successivo a Copenhagen e, simultaneamente, Madrid, Parigi e, fuori dalla Ue, a Istanbul. Il 23 ottobre hanno fatto tappa a Roma, il giorno successivo a Berlino, il 25 a Stoccolma poi un weekend di pausa e si riparte per Olso ed Helsinki. E sono solo le tappe del mese di ottobre.
L’Al Microsoft AI Tour rimbalzerà come una biglia impazzita in un flipper facendo spola da Johannesburg a Taipei, da New York a Hong Kong, da Toronto a Doha passando per Sydney, Casablanca fino a Kuwait City. In alcune città come Londra Microsoft tornerà anche nell’anno nuovo, in Giappone si fermerà in due posti: Tokyo e Osaka.
TUTTE LE MIRABOLANTI PROMESSE ECONOMICHE DI MICROSOFT
Non esiste posto al mondo che non sarà toccato da Microsoft. E basta un’occhiata distratta al calendario di questa tournée mondiale così fitta di date e capitali da fare invidia a Taylor Swift per comprendere quante energie e quanti soldi Microsoft stia investendo nel progetto. Questi eventi sono una sorta di “vendita porta a porta” delle soluzioni tecnologiche che il gruppo di Redmond offre a privati e istituzioni.
Con una magnifica veduta della capitale alle spalle, il Ceo Microsoft Satya Nadella “ha confermato l’impegno dell’azienda per la crescita sostenibile del Paese e – si legge nel comunicato stampa vergato dalla software house – ha presentato l’eccellenza delle organizzazioni italiane che già stanno integrando con successo il cloud e l’AI generativa”.
MICROSOFT E AMBROSETTI DANNO I NUMERI. E SONO NUMERONI
Non mancano i numeri sgranati come un rosario per irretire la platea in ascolto in religioso silenzio. Esattamente un anno fa era stata pubblicata la ricerca “AI 4 Italy: impatti e prospettive dell’intelligenza artificiale generativa per l’Italia e il Made in Italy” realizzata al Forum Ambrosetti di Cernobbio (guarda caso in collaborazione con Microsoft) nella quale si poteva leggere: “La produttività del Sistema-Italia potrà aumentare fino al 18% grazie all’adozione di Intelligenza Artificiale Generativa. L’IA Generativa è una tecnologia dalla portata rivoluzionaria che, nel nostro Paese, può generare, a parità di ore lavorate, fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano. A parità invece di Valore Aggiunto generato, l’uso di strumenti di IA Generativa libererà un totale di 5,4 miliardi di ore che corrispondono, per fare esempi concreti, alla totalità delle ore lavorate in un anno da 3,2 milioni di persone”.
LE CIFRE PORTATE IN TOUR
Cifre da capogiro che andavano ben al di sopra di qualsiasi Pnrr. Dodici mesi dopo Nadella ha portato sul palco della tappa romana lo studio sviluppato da Microsoft insieme a Teha group il quale, si legge nella nota per la stampa, “ha calcolato che un’adozione pervasiva dell’AI generativa potrebbe aumentare il PIL annuo dell’Italia fino a 312 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, pari al 18,2%. Di questi, le PMI potrebbero beneficiare di un aumento di 122 miliardi di euro di valore aggiunto. Secondo lo studio, le aziende italiane stanno registrando anche guadagni tangibili di produttività grazie all’AI generativa. Oggi il 47% delle aziende che utilizzano soluzioni di intelligenza artificiale segnala un aumento della produttività di oltre il 5%, mentre il 74% ha registrato un aumento della produttività di oltre l’1%. Questi incrementi sono particolarmente significativi, considerando che la crescita complessiva della produttività che l’Italia ha registrato negli ultimi vent’anni è pari al +1,6%”.
Difficile restare coi piedi per terra di fronte a questi numeroni. Trecentododici miliardi in 15 anni sono oltre 20 miliardi l’anno. Sarebbe come se l’Intelligenza artificiale ci pagasse ogni legge di bilancio da qui a tre lustri.
LA QUESTIONE DEI DATA CENTER
La tappa italiana dell’AI Tour fa seguito, continua il comunicato stampa aziendale “all’importante investimento di Microsoft in Italia appena annunciato – pari a 4,3 miliardi di euro nei prossimi due anni – per espandere la sua infrastruttura di data center hyperscale cloud e di Intelligenza artificiale con l’obiettivo di aiutare il Paese a massimizzare le opportunità dell’AI, oltre a un piano di formazione sulle competenze digitali per oltre 1 milione di Italiani entro la fine del 2025”.
I DUBBI SUL PROGETTO DI MICROSOFT IN ITALIA
L’impegno di Microsoft è tangibile, è vero, ma è altrettanto vero che sulla questione aleggiano pure diversi dubbi sul coinvolgimento della filiera industriale italiana al progetto di Microsoft, sulla domanda di servizi di Intelligenza artificiale da parte delle nostre imprese e sugli alti costi dell’energia: i centri dati richiedono una fornitura costante e abbondante di elettricità, di cui però l’Italia è una delle maggiori importatrici al mondo.
A questi dubbi il presidente di Microsoft, Brad Smith ha recentemente risposto, senza però entrare nel dettaglio. Ha detto ad esempio che il progetto di Microsoft “impegnerà l’intera catena di approvvigionamenti in Italia, la siderurgia, i chip, i server”. Che l’Intelligenza artificiale è “fondamentale per aumentare la produttività, garantire la crescita economica e la competitività”. E quando gli è stato chiesto perché la società abbia scelto di investire proprio nel nostro paese, ha spiegato che “l’Italia è importante anche per la sua vicinanza e per le relazioni con l’Africa settentrionale e orientale. In più c’è molto talento”.
COME ALIMENTARE I VORACISSIMI DATA CENTER?
Relativamente al problema energetico, Smith ha detto che Microsoft vuole installare e connettere nuova capacità alla rete, oltre che investire nelle fonti a zero emissioni come eolico, solare e idroelettrico; il tutto “senza che ci siano aumenti dei prezzi per gli italiani”.
Il presidente di Microsoft pensa inoltre che si debba “guardare con occhi diversi all’energia nucleare”, che garantisce elettricità pulita con un output stabile, prendendo in considerazione sia le tecnologie esistenti che le nuove (reattori modulari, quarta generazione e fusione). Il Pniec redatto dal governo di Giorgia Meloni prevede degli scenari con una quota di generazione energetica da fonte nucleare.
L’AI HA SUONATO LA CARICA DELLE BIG TECH
Ma Microsoft non è la sola multinazionale che guarda con interesse al nostro Paese. Non è per esempio sfuggito a Claudia Luise della Stampa che il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante l’assemblea di Assolombarda, si è lasciato scappare: “L’altro giorno una multinazionale mi ha detto che vuole investire da sola in Italia 30 miliardi di euro sui data center”. Cifra in grado di far impallidire i 4 miliardi messi sul piatto da Redmond, che pure rappresentano il più grande investimento di Microsoft in Italia.
TUTTO L’ALPHABET DEI POTENZIALI INVESTITORI
Meta – viene ricordato sul principale quotidiano del Nord Ovest – aveva già annunciato investimenti nei prossimi mesi fino a 35 miliardi di dollari. E ovviamente tra i nomi che circolano e che – a prescindere dalla cifra monstre prospettata dal ministro – guardano all’Italia ci sono Aws (quindi Amazon) e Alphabet (la holding a cui fa capo Google) che ha già collaborazioni attive con Tim.
IL GOVERNO RISPONDE CON UN DISEGNO DI LEGGE SUI DATA CENTER
Quel che è certo è che l’attività di lobby sta già dando i suoi frutti: nel senso che è bastato parlare di miliardi e a Roma l’esecutivo, nel ruolo del legislatore, si è già messo in moto. Scrive infatti sempre Luise: “che il governo ci creda davvero emerge anche dalle parole di Federico Eichberg, capo di gabinetto del Mimit, ieri al primo Data Center Symposium, […] “Entro un paio di settimane presenteremo un collegato specifico alla legge di Bilancio sulle nuove tecnologie abilitanti. In questo disegno di legge prevediamo di inserire due norme specifiche”.
“La prima è legata alla capacità della rete di trasporto dell’energia per garantire continuità e approvvigionamenti sufficienti. Nel disegno di legge, quindi, verranno inserite norme che garantiscano agli investimenti strategici come questi un canale preferenziale. Un secondo aspetto – più semplice da affrontare – è l’istituzione di un codice Ateco specifico per i data center. […] Poi conferma: “È una bella notizia, abbiamo con frequenza le richieste di investitori internazionali che chiedono di potersi basarsi in Italia”. Già approvata, ricordano sempre dalla Stampa, la semplificazione normativa: per gli investimenti superiori a un miliardo è prevista un’autorizzazione unica nazionale e la possibilità che si nomini un commissario straordinario di governo che si occupi di velocizzare gli aspetti burocratici. E potrebbe essere proprio Microsoft la prima società a sfruttare questa possibilità per i data center”.
Insomma, le Big Tech chiamano e il governo risponde. Più servizievole di qualsiasi Intelligenza artificiale.