“Starlink pronta all’intesa con l’Italia”, ma “è tutto fermo per volontà assolutamente legittima del ministro Urso e dei suoi consiglieri”.
Non usa mezzi termini Andrea Stroppa, informatico trentenne di Roma, principale collaboratore di Elon Musk in Italia. In quanto advisor di SpaceX in Italia, da tempo Stroppa sta contribuendo a tessere le relazioni tra la società aerospaziale di Musk e l’esecutivo italiano organizzando incontri con i rappresentanti di governo e aziende.
A inizio anno è emerso che l’Italia stava puntando a Starlink, il servizio di Internet satellitare della società di Elon Musk, per le comunicazioni governative sicure, in un potenziale accordo da 1,5 miliardi di euro. In conferenza stampa a gennaio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva difeso le interlocuzioni del governo con SpaceX, affermando che il sistema Starlink non ha “alcuna alternativa pubblica”.
Lo scorso marzo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani (Fratelli d’Italia), spiegava che l’Italia ha installato antenne Starlink, in quattro ambasciate in tutto il mondo per testarne la funzionalità, ma non ha firmato un contratto di sicurezza nazionale con SpaceX.
Dunque cosa – o meglio chi – blocca l’ingresso di Starlink in Italia? Andrea Stroppa non ha dubbi e “fa nomi e cognomi”.
Già l’anno scorso, “l’uomo di Elon Musk in Italia” aveva approfittato della piattaforma social X per dare i voti agli esponenti di governo e opposizione (qui l’approfondimento di Startmag “Le pagelline del muskianissimo Stroppa per Meloni, Schlein, Calenda e non solo”).
Ora, l’advisor della società aerospaziale di Musk, appena rientrato da un viaggio negli Stati Uniti, per una visita anche al quartier generale di SpaceX, coglie l’occasione di un’intervista a La Stampa per spiegare chi sta facendo resistenza alla possibile collaborazione tra Starlink e l’Italia.
Ecco le pagelle di Stroppa ai politici italiani.
LA STOCCATA DI ANDREA STROPPA AL MINISTRO ADOLFO URSO
“Credo sia tutto fermo da almeno sei mesi o più. Da quanto ho capito, il ministro dello Sviluppo, Urso, pochi giorni fa, ha dichiarato di fronte alle più importanti figure istituzionali che l’Italia avrà la sua costellazione satellitare a bassa orbita entro cinque anni per uso governativo militare senza l’aiuto di Starlink e SpaceX” esordisce così Andrea Stroppa sul quotidiano torinese a proposito dell’eventuale accordo tra SpaceX e il nostro paese per la connettività satellitare.
Dunque l’Italia non sta procedendo con Starlink perché occupata con una propria costellazione nazionale in orbita bassa.
Ricordiamo infatti che il 26 dicembre 2024 il Comitato interministeriale per le Politiche relative allo Spazio e alla Ricerca Aerospaziale (Comint), presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha incaricato l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) di elaborare uno studio per definire un livello di ambizione realistico, i costi e il percorso per la realizzazione di una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa.
L’OBIETTIVO DELLA COSTELLAZIONE NAZIONALE
Come aveva spiegato a gennaio al Sole 24 Ore il presidente dell’Agenzia, Teodoro Valente, “l’Asi dovrà individuare e definire una possibile architettura avendo come punto di riferimento in termini di copertura il Mediterraneo allargato, valutare la capacità del sistema industriale nazionale di realizzare e mettere in orbita gli asset che sono necessari, calcolare le risorse necessarie, il possibile business model oppure ragionare in termini di costo-benefici”.
Quindi, la costellazione nazionale allo studio andrebbe a fornire proprio la tipologia di servizi che SpaceX (attraverso Starlink) ha offerto all’Italia per le comunicazioni strategiche, a partire da quelle della Difesa e della rete diplomatica degli Esteri.
LA DIFFERENZA CON STARLINK
“La differenza sostanziale sta ovviamente nei tempi – precisava Valente al quotidiano confindustriale – perché da un lato, per Starlink, si parla di circa 6.800 satelliti già in orbita, dall’altro di un progetto che per la sua operatività richiederebbe qualche anno”.
I DUBBI MATURATI DAL COLLABORATORE DI MUSK IN ITALIA
Che ne pensa quindi Andrea Stroppa, il referente per il nostro Paese di Elon Musk?
“Da italiano, questo mi rende molto orgoglioso e faccio il tifo per questo progetto nazionale” assicura a La Stampa. “Da tecnico, però, mi chiedo con quali lanciatori si pensi di mettere in orbita i satelliti per coprire il Mediterraneo” ammette Andrea Stroppa, insistendo su “Chi produrrà i satelliti? Chi li gestirà? Chi si occuperà dell’hardware? Cioè le antenne, i router… Pensi che per ottenere le certificazioni di questi prodotti, se devono essere installati su aerei o navi, servono anni, molti anni”.
LA REPLICA DEL TITOLARE DEL MIMIT
Da parte sua, si dichiara stupito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), autorità delegata alle Politiche Spaziali e Aerospaziali.
“Quello che mi stupisce di ciò che ho letto è che il signor Stroppa ritiene di conoscere quello che è stato detto al Consiglio supremo di difesa, che ovviamente lavora in piena e necessaria segretezza”, ha replicato il titolare del Mimit.
L’ultima parola sul dossier spetta infatti al Consiglio Supremo di Difesa – presieduto dal presidente della Repubblica – che analizza i report e farà una scelta.
LA CONTRO RISPOSTA DI STROPPA
Di rimando, controbatte lo stesso Stroppa: “Prendo atto dalle parole dal ministro che ha parlato della costellazione nazionale al Consiglio Supremo di Difesa. Non sapevo fosse uno dei temi all’ordine del giorno” aggiungendo che si riferiva “ad altre occasioni dove erano presenti aziende del settore e vertici della Difesa”.
Tuttavia, l’advisor di SpaceX e Starlink in Italia ribadisce che “rimane comunque la massima disponibilità a collaborare nell’interesse del Paese. È chiaro che una costellazione nazionale sarebbe un grande orgoglio per l’Italia”.
IL PLAUSO AL MINISTRO DELLA DIFESA GUIDO CROSETTO
Allo stesso tempo, Andrea Stroppa ci tiene a menzionare chi ha sostenuto l’eventuale collaborazione con SpaceX, a partire dalla Difesa che negli ultimi tempi ha fatto presente che sarebbe saggio sia puntare sulla infrastruttura satellitare europea per la connettività in via di costruzione (Iris2) sia definire accordi con Starlink, dal momento che le due opzioni non si escludono.
“Devo dire che, in questi mesi, mi hanno colpito le dichiarazioni di diversi ministri come Guido Crosetto e i vertici della Difesa come il generale dell’Aeronautica Goretti che, pubblicamente, hanno spiegato la necessità e l’urgenza di dotarsi di questa tecnologia guardando ai dati di fatto e lasciando da parte le polemiche. È un tema molto caro anche alla Marina Militare e agli Esteri”, ha ricordato Stroppa a La Stampa.
LE ESIGENZE DELLA DIFESA
Proprio Crosetto aveva dichiarato a inizio anno che al momento la società aerospaziale di Elon Musk è “un operatore che riunisce i requisiti e possiede capacità necessarie per servire servizi in parola ma questo non esclude che un paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire l’instradamento la cifratura dei suoi dati gentili utilizzati apparati e tecnologie proprietarie a ulteriore tutela degli interessi nazionali”.
D’altronde, evidenzia ancora Stroppa, “La Difesa ha bisogno di caratteristiche molto specifiche. Non credo sia un caso che Stati Uniti, Giappone, Regno Unito e perfino l’Ucraina utilizzino Starlink per attività tanto delicate. Questi sono gli utilizzatori che ne hanno parlato pubblicamente; anche altri, nel Vecchio Continente, lo fanno, ma si guardano bene dal dichiararlo”.
E LA LODE A CINGOLANI, CEO DI LEONARDO
E a questo proposito l’advisor di SpaceX non può non citare l’assist ricevuto da Leonardo, colosso italiano della difesa e aerospazio.
Sempre a inizio anno, Roberto Cingolani, ad e dg di Leonardo, ha asserito che “SpaceX rappresenta la realtà tecnologica più evoluta”. Se l’Italia compra il servizio Starlink, spetta poi “al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi”. Inoltre, Leonardo sa “come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”.
“Più volte Leonardo, tramite l’amministratore delegato Cingolani, ha pubblicamente dissipato i dubbi relativi a problemi di sicurezza nazionale” ha ricordato dunque Stroppa. “L’idea di avere Starlink come soluzione ponte, in attesa di una costellazione nazionale, è sensata” ha .
SENZA RIMORSI MUSK NEI CONFRONTI DELL’ITALIA
Infine, se è l’accordo tra il nostro paese e Starlink sembrava cosa fatta, ora è arenato più che mai.
Al quotidiano torinese del gruppo Gedi che gli chiede quali siano gli ostacoli – rammentando che se da una parte le opposizioni sono sempre state molto critiche, dall’altra l’esecutivo aveva fatto aperture importanti – Stroppa risponde: “Onestamente non lo so. Musk quello che doveva dire l’ha detto: l’Italia, dotandosi di questa tecnologia, sarà il Paese più avanzato in Europa nelle comunicazioni satellitari e relativi applicativi. Altri Paesi lo chiederanno in prestito”.