Airbus taglia il 5% della sua forza lavoro nella divisione Defence and Space.
Il colosso aerospaziale europeo ha annunciato poco più di 2.000 tagli di posti di lavoro nelle sue attività Difesa e Spazio, una riduzione inferiore a quella inizialmente prevista.
Lo scorso ottobre la società aveva comunicato l’intenzione di ricorrere ai tagli di 2500 posti, che rappresentano il 7% della forza lavoro nella sua seconda divisione più grande, che attualmente impiega in tutto 35mila dipendenti, entro la metà del 2026 dopo i colloqui con i sindacati.
L’azienda sta ora parlando di un totale di 2.043 posti di lavoro, principalmente nell’amministrazione e nel settore aerospaziale.
Questa riorganizzazione mira “a ridurre la base dei costi fissi dell’azienda, poiché quasi tutte le posizioni interessate sono posizioni generali (funzioni di supporto alla direzione non assegnate a un singolo programma o progetto)”, ha spiegato il gruppo in un comunicato stampa pubblicato mercoledì sera, riporta La Tribune.
Nel primo semestre le attività Difesa&Spazio hanno registrato ricavi per 4,985 miliardi di euro (+7%) e un risultato operativo rettificato negativo per 807 milioni. L’ammontare degli ordini del primo semestre era di circa 6 miliardi di euro, in linea con l’anno precedente. Tuttavia, Airbus è in grande difficoltà di fronte al calo della domanda, proprio come Thales, altro peso massimo del settore che già in primavera aveva annunciato un piano di ridistribuzione all’interno del gruppo di 1.300 posti della sua filiale spaziale Thales Alenia Space, ricorda ancora il quotidiano francese.
Tanto che nei mesi scorsi indiscrezioni di stampa parlavano di contatti in corso tra Airbus da una parte e Thales e Leonardo dall’altra relativa a un riassetto delle attività spaziali di Airbus. Ipotesi tornata sotto i riflettori in questi giorni.
Tutti i dettagli.
IL PIANO DI RIDUZIONE DEI POSTI DI LAVORO ANNUNCIATO DA AIRBUS DEFENCE AND SPACE
Più della metà delle 2.043 riduzioni totali di posti di lavoro, che riguardano 1.128 posizioni, riguarderanno il settore Sistemi Spaziali a seguito di pesanti perdite nei satelliti, ha affermato il più grande gruppo aerospaziale europeo, aggiungendo che non ci saranno licenziamenti obbligatori.
Nei piani delineati ai sindacati mercoledì, e successivamente confermati dall’azienda, Airbus taglierà 250 posti di lavoro nella sua sottodivisione Air Power o aerei da combattimento e 47 in Connected Intelligence. La sede centrale della divisione taglierà 618 posti di lavoro.
I PAESI COINVOLTI
La Germania coprirà la quota maggiore dei tagli complessivi con 689 posizioni interessate, seguita dalla Francia con 540, dalla Gran Bretagna con 477, dalla Spagna con 303 e da altre nazioni non centrali con 34, rileva Reuters ricordando che i quattro paesi hanno fondato Airbus oltre 50 anni fa e la quota di qualsiasi taglio dei costi è un argomento politicamente delicato.
Airbus ha la sede centrale del gruppo in Francia, dove si costruisce la maggior parte dei suoi jetliner, ma la Germania è la sede delle sue operazioni di difesa e spaziali. Gli aerei da trasporto militare si assemblano in Spagna, mentre la Gran Bretagna si concentra sui carichi utili satellitari e sulle comunicazioni. I governi delle quattro nazioni ospitanti, tra cui Francia e Germania, che possiedono ciascuna l’11% di Airbus, sono stati informati sui tagli, che fanno parte di un piano di riorganizzazione chiamato Proton, spiega ancora Reuters.
LE DIFFICOLTÀ DEL BUSINESS SPAZIALE
Negli ultimi temp Airbus ha lottato per rilanciare l’attività, che ha sofferto di ingenti oneri una tantum e di una concorrenza crescente.
Il colosso aerospaziale aveva già avvertito a fine giugno che avrebbe dovuto effettuare un nuovo accantonamento di “circa 900 milioni di euro” nel primo semestre legato alla revisione dei costi di sviluppo e delle prospettive commerciali previste di alcuni programmi satellitari di telecomunicazioni e navigazione. Tale importo è stato infine ridotto a 989 milioni di euro, mentre proseguiva la revisione programma per programma, ricorda il quotidiano francese.
Nel 2023 Airbus aveva già registrato nei suoi conti un onere di 600 milioni di euro per questa stessa attività spaziale, che l’anno scorso rappresentava circa 2 miliardi di euro di fatturato sui 65,4 miliardi realizzati dal gruppo.
“La performance finanziaria del semestre riflette principalmente oneri significativi nel nostro business spaziale. Stiamo affrontando le cause profonde di questi problemi” aveva affermato Guillaume Faury, amministratore delegato di Airbus a luglio.
ALLEANZE IN VISTA CON THALES E LEONARDO NEL SETTORE SPAZIALE?
Nel frattempo, a inizio settimana Reuters è tornata sul dossier del risiko delle società spaziali europee in corso, segnalando che Airbus, Thales e Leonardo stanno valutando l’opportunità di creare una nuova società congiunta per le attività spaziali, nel tentativo di competere con Starlink di Elon Musk.
Il “Project Bromo”, che prende il nome da un vulcano indonesiano, prevede la creazione di un campione europeo dei satelliti sul modello di Mbda, il consorzio missilistico europeo fra Airbus e Bae Systems (37,5% ciascuno) con socio al 25% Leonardo.
Sulle alleanze Ue a livello europeo “i tavoli tecnici sono al lavoro, ma c’è ancora molto da fare” ha affermato il 4 dicembre Roberto Cingolani, ad di Leonardo, parlando a margine del convegno su Space&Underwater.