Che un imprenditore iperattivo come Elon Musk, che si vanta di dormire sei ore a notte e di avere i primi meeting all’una del mattino, trovi troppo lenta persino la burocrazia tedesca, è ormai cosa nota. Da quando ha messo piede in Germania, infatti, il patron di Tesla ha più volte rimproverato a Berlino i ritardi decisionali sulle autorizzazioni. Questo però non significa che la prima gigafactory europea, afflitta da mille ritardi e problemi, cui si è aggiunto persino un recente attentato, abbia perso d’importanza nei piani dell’istrionico imprenditore.
MUSK PUNTA SU CINA E MESSICO
Tesla, si sa, ha la sua punta di diamante nello stabilimento cinese di Shanghai, che presto dovrebbe avere un gemellino messicano. Entrambi sono però esposti ai venti tempestosi che soffiano tra Est e Ovest e alle incognite circa la campagna presidenziale americana: Donald Trump per esempio ha già fatto sapere che, se fosse nuovamente eletto, imporrebbe dazi elevatissimi a tutti i prodotti automobilistici in arrivo dal Messico per colpire quei produttori che, anziché impiantare la propria catena di valore negli States, vanno altrove. Ogni riferimento a Musk è tutt’altro che casuale.
LA GIGAFACTORY TESLA A BERLINO RESTA CRUCIALE
Anche per questo la gigafactory di Berlino resta fondamentale nei piani di Tesla, a patto di riuscire a ingrandirla ulteriormente. L’ufficio per l’Ambiente del Brandeburgo ha dato il primo via libera a una serie di lavori di ampliamento sul sito esistente così da permettere al marchio di auto elettriche di iniziare il restyling del complesso. Si tratta di un ok condizionato e, soprattutto, di un avvio dei lavori a “proprio rischio” dato che il permesso di costruire non è stato ancora ufficialmente concesso.
Tesla is authorized by German authorities to expand its only car factory in Europe in order to increase production capacity https://t.co/XnbAxDd9HV
— dpa news agency (@dpa_intl) July 4, 2024
Nel caso in cui l’autorizzazione finale non fosse concessa, Tesla dovrebbe riportare il sito alle porte di Berlino alla situazione preesistente. I piani approvati prevedono, tra le altre cose, la realizzazione di un’area logistica per i nuovi veicoli, la costruzione di linee sotterranee e l’installazione di pannelli solari sul tetto.
CHI OSTACOLA TESLA A BERLINO
L’iter burocratico comunque è ben lungi dall’essere concluso anche perché Tesla deve vedersela ancora una volta con le medesime associazioni ambientaliste che non volevano lo stabilimento a due passi da Berlino, pronte a una nuova guerra di ricorsi e carte bollate.
Una guerra che ha ormai valicato i confini dei tribunali, dato che dopo l’attentato la situazione si è fatta esplosiva. Nella prima metà di maggio l’impianto è stato persino preso d’assalto dagli attivisti del movimento Robin Wood. Durante gli scontri con la polizia, schierata in forze per proteggere la gigafactory, una donna è rimasta ferita e tre agenti hanno subito infortuni. Le autorità hanno effettuato anche diverse arresti.
LE PROTESTE NEL CUORE DELLA CAPITALE
Ancora di recente a Berlino, davanti al centro commerciale Mall of Berlin, che ospita un punto vendita Tesla, è stato issato lo striscione “Saubere Autos sind eine dreckige Lüge” (“Le auto pulite sono una sporca bugia”).
COSA HA DETTO SCHOLZ
Musk però nel frattempo, almeno secondo quanto riporta la pubblicazione tedesca Stern, ha ricevuto l’endorsement del cancelliere Olaf Scholz che si è detto favorevole all’espansione della fabbrica dove oggi si produce la Tesla Model Y. In periodo di crisi economica per la Germania, che sul fronte automotive teme già le ripercussioni di Pechino ai dazi europei, non poteva essere altrimenti.