Yen debole e aumento nei volumi di vendita favoriscono le Case nipponiche. In particolare Toyota Motor Corp e Nissan, La prima, nonostante gli avvitamenti sull’auto elettrica e le numerose critiche da parte degli ambientalisti, ha registrato un sorprendente balzo del 22% dell’utile operativo del terzo trimestre.
COME CORRONO TOYOTA E NISSAN
L’utile operativo di Toyota per i tre mesi terminati il 31 dicembre è stato di 956,7 miliardi di yen (7,28 miliardi di dollari), al di sopra delle stime di 764,54 miliardi di yen facendo la media di 10 analisti, secondo i dati di Refinitiv.
Un dato che si allineava a quello dello stesso periodo dell’anno precedente, quando Toyota aveva registrato un profitto di 784,4 miliardi di yen. Anche se l’obiettivo di produzione annuale è stato ribassato di circa l’1%, a circa 9,1 milioni di veicoli, la Casa delle tre ellissi ha mantenuto le sue previsioni di profitto annuo di 2,4 trilioni di yen per l’anno fiscale.
PREMIATA LA LINEA DI TOYODA?
Si conclude insomma nel migliore dei modi il lungo regno del 66enne Akio Toyoda in Toyota. L’imprenditore nipponico, nipote del fondatore della società, noto per la sua posizione critica nei confronti dell’auto elettrica intesa come tecnologia esclusiva sulla quale puntare nella transizione ecologica in atto, lascerà l’incarico di amministratore delegato nelle mani di Koji Sato, attuale chief branding officer e presidente di Lexus International e Gazoo Racing.
CHE SUCCEDE A YOKOHAMA
Anche Nissan dal canto suo ha ingranato la marcia, registrando un aumento del 55% dell’utile netto nel periodo ottobre-dicembre 2022, a 50,6 miliardi di yen (386 milioni di dollari) rispetto ai 32,7 miliardi di yen dell’anno precedente.
La casa di Yokohama, che ha appena fatto il tagliando alla partnership con Renault, ha visto le proprie vendite trimestrali salire del 29% per un valore complessivo di 2,8 trilioni di yen (21 miliardi di dollari). Secondo l’accordo stipulato coi francesi, la nuova alleanza sarà all’insegna della parità tra le parti e dovrebbe permettere soprattutto ai giapponesi maggiore libertà d’azione.
LE GIAPPONESI SENTONO MENO LA CRISI?
Si tratta di risultati già di per sé significativi in periodi di quiete, figurarsi se riguardano esercizi fiscali che si sono caratterizzati per i continui aumenti dei costi delle materie prime e per i problemi alla supply chain dovuti alla carenza di semiconduttori.
Il 2023 dovrebbe essere l’anno di altre asiatiche: le Case cinesi con le loro auto elettriche a buon mercato in procinto di invadere l’Occidente, ma anche dall’arcipelago nipponico la volontà sembra essere quella di tenere botta.