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Stellantis Paesi Basso Costo

Ecco come e perché Stellantis snobba l’Italia. Report

Che cosa emerge da un report di S&P Global su Stellantis

John Elkann nega, Carlo Tavares intanto tira dritto. Ma che Stellantis prediliga i Paesi a basso costo, come Start sottolinea da parecchio (non ultimo con la produzione della Fiat Panda in Serbia, la 600 in Polonia e la Topolino in Marocco) è innegabile. A tal punto che a dirlo non sono più solo gli italiani.

STELLANTIS GUARDA AI PAESI A BASSO COSTO

Secondo un report di S&P Global citato da Milano Finanza, infatti, nel 2024 la produzione italiana è destinata a calare ancora nei volumi del 12%. Tutto questo mentre il governo chiede di ritornare al milione di vetture sfornate e la Francia  nel medesimo periodo vedrà aumentare del 2% le auto prodotte nei suoi stabilimenti, con volumi destinati però a stabilizzarsi intorno alle 730 mila unità nel 2025.

Secondo i dati di dicembre 2023, la produzione di auto nel nostro Paese è scesa nel 2022 sotto le 500mila unità, più precisamente 473.194 (fonte: Organizzazione internazionale di costruttori di veicoli a motore). L’Italia è così scivolata in ottava posizione in Europa dietro a Germania (3.480.357), Spagna, Repubblica Ceca, Francia, Slovacchia, Regno Unito, Romania.

SE ROMA PIANGE PARIGI NON RIDE?

Come ha recentemente scritto Les Echos in un approfondito reportage, non sarebbe in atto tanto un derby italo-francese (ci sarebbe comunque da questionare, visto che i dati confermano che la desertificazione italiana non ha pari sul suolo francese), quanto una riorganizzazione geografica che sta spingendo Stellantis a produrre massicciamente nei Paesi a basso costo.

Nemmeno troppo lontano da casa, se si considera che nel 2023 dalla Penisola iberica (storicamente autofficina del Mediterraneo, senza vantare alcun vero marchio autoctono, ma scelta nel corso della seconda metà del Novecento dai francesi e dai tedeschi per la produzione intensiva dati i costi concorrenziali) sono arrivati oltre un milione di veicoli dai tre stabilimenti Stellantis.

E poi ci sono sia la sponda Nord del Mediterraneo sia i Paesi dell’Est Europa. Qualche mese fa Stellantis aveva voluto rispondere a chi critica le sue condotte francocentriche rispolverando due modelli che hanno fatto la storia dell’auto in Italia. Benissimo. Evviva il made in Italy che da noi dà nome persino a un ministero. C’è solo un particolare: le nuove Fiat saranno prodotte in Marocco e in Polonia.

E proprio da quest’anno Stellantis produrrà nello stabilimento di Kragujevac, in Serbia, dove attualmente viene sfornata la Fiat 500L, la Panda, un tempo vanto di Pomigliano. L’investimento ammonta a 190 milioni di euro, con la Serbia che parteciperà con 48 milioni di euro.

La Fiat 500 elettrica parlerà algerino e avrà culla nello stabilimento di Tafraoui-Orano costruito in tutta fretta nell’arco degli scorsi dodici mesi. Entro il 2026, lo stabilimento creerà quasi 2.000 nuovi posti di lavoro in loco, raggiungerà un tasso di localizzazione superiore al 30%, una capacità produttiva di 90.000 veicoli all’anno e realizzerà quattro modelli Fiat, fanno sapere dal Gruppo.

Venendo ai numeri riportati quest’oggi da MF, nell’arco del 2023 Marocco e Turchia hanno prodotto quasi 400 mila vetture, vale a dire 100 mila in più rispetto al 2020. Secondo S&P, Stellantis ha spinto la produzione dei suoi tre siti dell’Europa dell’Est affinché aumentasse del 12% nel 2023 con l’obbiettivo di raggiungere e superare il rateo di fuoco delle fabbriche italiane e di quelle francesi già entro il 2025, con una crescita del 38% fino a quasi 800 mila unità.

STELLANTIS INTANTO SI BLINDA

Una situazione, questa, che dovrebbe forse spingere Roma e Parigi a un’alleanza per evitare, finché sono in tempo, il trasloco di Stellantis nei Paesi a basso costo. Non sarà facile, perché al netto di certe mirabolanti esternazioni politiche, il Gruppo si è blindato tempo fa, riparando in Olanda, le cui norme societarie blindano le realtà che vi hanno sede da scalate ostili e, quindi, da noiose intromissioni governative.

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