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Stellantis Usa

Stellantis lascia a piedi pure i lavoratori americani?

Dopo la semestrale nera, Stellantis si prepara a un periodo di tagli draconiani: i primi riguarderanno gli stabilimenti americani. Ma ci sono timori anche sulle sorti degli impianti italiani, dove i numeri dei lavoratori a rischio sono persino maggiori. Fatti, numeri e approfondimenti

Nella corsa alla Casa Bianca con ogni probabilità terrà banco anche l’automotive. Non solo perché il settore rappresenta da sempre la punta di diamante del comparto industriale a stelle e strisce e nemmeno per la rilevanza che un personaggio come Elon Musk, patron di Tesla, potrebbe avere in un ipotetico consiglio ristretto di cui potrebbe avvalersi Donald Trump. Ma anche perché uno dei principali marchi presenti sul suolo americano, ovvero Stellantis, dopo la semestrale nera (calo del 14% per i ricavi netti e del 48% per gli utili), dovrà dare vita a una forte riduzione delle spese che farà storcere il naso a entrambi i candidati.

LE SFORBICIATE AMERICANE DI STELLANTIS

Le sforbiciate, almeno secondo Reuters, sarebbero già state decise. E si concentrerebbero sul sito di assemblaggio Warren Truck, fuori Detroit, dove il gruppo italo-francese sta terminando la produzione del Ram 1500 Classic: se il pick-up non sarà sostituito da altri modelli la decisione costringerà Stellantis, anche secondo le indiscrezioni riportate dalla stampa locale, a mettere alla porta 2.450 operai. In tutto, secondo i dati reperibili online sul sito della stessa Stellantis, l’hub dovrebbe attualmente dare lavoro a 3.583 persone.

SI FERMA IL RAM 1500 CLASSIC

Per il Detroit Free Press l’impianto “perderà un turno di assemblaggio già nel corso dell’anno”. Ci sarebbe già una data: il prossimo 8 ottobre. “Stellantis – riporta sempre la stampa locale – ha dichiarato che il numero di licenziamenti sarà probabilmente molto inferiore. Questo in parte perché il contratto dell’United Auto Workers (il principale sindacato statunitense) prevede disposizioni che potrebbero comportare lo spostamento dei lavoratori altrove. Il presidente dell’Uaw, tuttavia, ha criticato duramente i piani.”

LO UAW SI MUOVE

La forte riduzione del personale avrà un forte impatto anche sulla produzione di Jeep Wagoneer, che avviene sempre nella stessa struttura: dovrà avvenire in un solo turno. Dallo United Auto Workers fanno sapere che per il personale messo alla porta dovranno valere le nuove clausole del contratto che il sindacato è riuscito a strappare a Stellantis lo scorso autunno, dopo sei settimane di scioperi.

Il personale licenziato riceverà 52 settimane di indennità di disoccupazione supplementare pagata dall’azienda e 52 settimane di assistenza per la transizione: inoltre, gli operai riceveranno anche due anni di copertura sanitaria.

Il presidente dell’Uaw, l’agguerrito Shawn Fain, ha commentato: “L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande. Mentre GM e Ford registrano profitti fantastici e un aumento delle vendite, Stellantis va indietro. Nel frattempo, Tavares aumenta il proprio stipendio del 56%, mentre licenzia migliaia di lavoratori dell’auto”.

“Se un lavoratore dell’auto facesse un lavoro così scadente come l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares – ha continuato il sindacalista -, verrebbe licenziato. Il contribuente americano ha investito in Stellantis. I lavoratori hanno investito in Stellantis. I consumatori hanno investito in Stellantis. È ora che Stellantis investa in noi”.

SE DETROIT PIANGE, MELFI E MIRAFIORI NON RIDONO

Non è migliore la situazione del Gruppo in Italia, dov’è presente con i marchi Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Ferrari e Maserati (che, com’è stato scritto, potrebbe essere alienato). Secondo un numero crescente di osservatori Fca a seguito della fusione con la francese Psa apparirebbe sempre più come un’unione di debolezze anziché avere le fattezze di un colosso dell’auto.

Una situazione economica ben fotografata dai numeri relativi al primo semestre del 2024 che per  il segretario generale Fim Cisl, Ferdinando Uliano, rischia di avere pesanti ripercussioni sull’occupazione italiana: “Nel 2025 arriveranno al capolinea gli ammortizzatori sociali – avverte Uliano – e, se non si interverrà per tempo, ci saranno licenziamenti di massa. Se le cose non cambieranno, almeno 12mila posti riguardano i siti di Stellantis e altrettanti, se non di più, quelli della componentistica”.

INCHIODA LA PRODUZIONE NEGLI STABILIMENTI ITALIANI

Secondo il Report della Fim Cisl sulla produzione italiana di Stellantis nei primi sei mesi del 2024 il solo stabilimento di Melfi ha dovuto subire una contrazione della produzione del 57,6 per cento con 47mila 20 auto prodotte, un dato “fortemente negativo” rispetto allo stesso periodo del 2023.

Nel primo semestre 2024 la produzione di Stellantis in Italia è scesa di oltre un quarto rispetto ai risultati, già poco performanti, dello scorso anno. Per la precisione la diminuzione è del 25,2%: dagli stabilimenti italiani sono usciti appena 303.510 veicoli. Il Report della Fim Cisl, però, lancia l’allarme anche per l’indotto – che occupa tremila lavoratori – e per i quali la situazione è “molto critica”.

COME È ANDATA MASERATI NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2024

Come si diceva, tra le ipotesi sul tappeto per dare respiro ai conti di Stellantis anche la possibile alienazione dello storico marchio sportivo del Tridente. I conti della Casa emiliana non sorridono ta tempo. Nel periodo gennaio-giugno 2024, infatti, le vendite globali di Maserati sono diminuite di oltre il 50 per cento a 6500 unità; nel primo semestre del 2023 ammontavano a 15.300 unità.

La scuderia bolognese ha poi registrato una perdita operativa rettificata di 82 milioni di euro, rispetto all’utile di 121 milioni di un anno prima. Il margine operativo rettificato è stato negativo del 13 per cento, rispetto al margine positivo del 9,2 per cento del 2023.

IL DIFFICILE DIALOGO COL GOVERNO

In tutto ciò si incastra il sempre più difficile dialogo col governo. Il tavolo delle trattative, aperto ormai un anno fa per riportare la produzione di auto al di sopra del milione di vetture prodotte annualmente, non ha avuto gli esiti sperati dall’esecutivo.

Per questo il Mimit negli ultimi mesi ha iniziato una lunga serie di prove muscolari sull’Italian sounding (la querelle sul nome dell’Alfa Romeo Milano e il sequestro delle Topolino nordafricane colpevoli di avere il tricolore italiano sulla carrozzeria) fino a ventilare la possibilità di sottrarre al Gruppo marchi inutilizzati come Innocenti e Autobianchi da concedere a eventuali brand cinesi (adesso in pole ci sarebbe Dongfeng, ma tutti gli attori asiatici sentiti finora dopo un iniziale interessamento si sono tirati indietro) per spingere Tavares a più miti consigli.

L’improvvisa decisione di Stellantis di disfarsi di Comau è una risposta che val più di mille repliche. E potrebbe essere la prima di una lunga serie di cessioni: parlando dei marchi nel portafogli del Gruppo, in un’intervista con Bloomberg Television, Tavares è stato lapidario: “Se non sono in grado di monetizzare il valore che rappresentano, allora verranno prese delle decisioni: non c’è assolutamente nessun tabù” sulla loro vendita.

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