A seguito dei risultati negativi di Maserati in termini di vendite e perdite nel primo semestre di quest’anno, la direttrice finanziaria di Stellantis – il gruppo che possiede il marchio, assieme a Fiat, Jeep, Peugeot e altri ancora – ha dichiarato che “a un certo punto in futuro” la società potrebbe valutare “quale sia la casa migliore” per l’azienda modenese di automobili sportive di lusso.
COME È ANDATA MASERATI NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2024
Nel periodo gennaio-giugno 2024, infatti, le vendite globali di Maserati sono diminuite di oltre il 50 per cento, a 6500 unità; nel primo semestre del 2023 ammontavano a 15.300 unità.
Il marchio ha poi registrato una perdita operativa rettificata di 82 milioni di euro, rispetto all’utile di 121 milioni di un anno prima. Il margine operativo rettificato è stato negativo del 13 per cento, rispetto al margine positivo del 9,2 per cento del 2023.
LE DICHIARAZIONI DI KNIGHT E TAVARES SULLA POSSIBILE VENDITA
La direttrice finanziaria di Stellantis, Natalie Knight – come riportato da Automotive News Europe – ha dichiarato ai giornalisti che la prima metà del 2024 è stata “deludente” per Maserati e ha collegato i risultati al ritiro di alcuni modelli – sul finire del 2023 sono state interrotte le produzioni delle berline Ghibli e Quattroporte e a marzo quella del SUV Levante – e al calo delle vendite del SUV Grecale, che in Europa sono scese del 42 per cento.
Attualmente l’offerta di Maserati è composta dalla Grecale, dalla GranTurismo, dalla GranCabrio e dalla MC20, tutti modelli di nicchia o supercar.
Knight – come detto – ha anche fatto riferimento alla possibilità, in futuro, che Stellantis venda Maserati. L’amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, ha aggiunto che ai marchi non redditizi potrebbe non venire concesso un tempo illimitato per ritrovare l’equilibrio: “se non fanno soldi, li chiudiamo. È molto semplice, perché stiamo parlando di un periodo di transizione molto difficile [nel quale] non possiamo permetterci di avere marchi che non guadagnano”.
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I NUOVI MODELLI
Secondo Automotive News Europe, i nuovi modelli di Maserati difficilmente modificheranno davvero l’offerta del marchio prima del 2027. La variante elettrica della MC20, chiamata Folgore, è prevista per l’anno prossimo ma probabilmente avrà un impatto limitato sui conti dell’azienda, considerato che nel primo semestre del 2024 ha venduto appena 97 MC20 in Europa, rispetto alle 202 unità dello stesso periodo del 2023.
La versione elettrica del SUV Levante verrà invece presentata nel 2027, cioè due anni dopo rispetto alle previsioni iniziali, e quella della Quattroporte nel 2028, tre anni dopo.
LA SITUAZIONE NEGLI ANNI PRECEDENTI
Nel 2022 e nel 2023 le vendite del marchio si erano mantenute stabili sulle 26.000 unità, ma dalla seconda metà dell’anno scorso sono iniziati i problemi di redditività, con un margine di 20 milioni di euro (1,9 per cento).
Nel 2020 l’allora amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, dalla cui fusione con PSA sarebbe poi nata Stellantis, disse che Maserati aveva un obiettivo di vendita di 75.000 unità al 2025 con versioni a batteria di ogni modello.
CHE SUCCEDE ALL’INNOVATION LAB
Come riportato a fine maggio dal quotidiano locale ModenaToday, il centro di ricerca Maserati Innovation Lab di Modena – attivo dal 2015 e arrivato a contare 1300 dipendenti – “non arriverà probabilmente a festeggiare i dieci anni di vita” per via del trasferimento di quattrocento ingegneri e dello spostamento di molte attività nello storico stabilimento di Viale Ciro Menotti e in altre fabbriche.
“Li chiamano efficientamenti, razionalizzazione degli spazi, ma Stellantis persegue anche a Modena la politica di riduzione dei costi riconsegnando alla città uno spazio vuoto, appena ristrutturato, la ex Officina Orlandi di via Emilia Ovest che Marchionne aveva fortemente voluto per ampliare l’offerta di progettazione e ricerca sul territorio italiano e in particolare nella terra dei motori”, secondo i sindacati Fim Cisl, Uilm Uil, Aqcf e Fiom Cgil. “Perdiamo attività quali i simulatori statico-dinamico (trasferiti al Balocco), i banchi studio rifrazione solare sui cristalli (destinati a Pomigliano), alcuni banchi definiti HMI (interfaccia uomo macchina) nei quali si svolgevano attività di ricerca e in cui era collocato il progetto guida autonoma”.
“Se nemmeno su un prodotto di altissima gamma non si vedono investimenti adeguati e nuovi lanci di vetture”, aggiungono le organizzazioni, “la brutta piega che sta prendendo la discussione tra Stellantis e le Istituzioni di governo non può che generare grande preoccupazione sul futuro non solo di Maserati Auto, ma di tutti gli stabilimenti italiani”.
MASERATI ANDRÀ A FERRARI?
Secondo il portale specializzato Road & Track, considerate le allusioni di Knight a una “casa migliore” per Maserati, è possibile che il marchio venga acquistato da Ferrari, che già lo possedeva (dal 1997 al 2005), che si trova in un’ottima situazione finanziaria e che è già specializzata nella produzione di automobili di lusso e ad alte prestazioni.
A detta di Luca Ciferri, editore associativo di Automotive News Europe, Ferrari potrebbe trarre giovamento dagli investimenti fatti da Maserati nei sistemi di trasmissione elettrici.
LE CRITICHE DI CARLO CALENDA
Carlo Calenda, segretario di Azione, ex ministro dello Sviluppo economico ed ex dirigente di Ferrari (dove ha lavorato dal 1998 al 2004), ha scritto su X: “Maserati sta scomparendo. Le vendite sono crollate e così la produzione. Si chiudono i centri di ricerca e non c’è un piano industriale”.
“Lo stabilimento di Modena ha avuto un crollo nei primi sei mesi del ’24 del 73 per cento delle vetture, e così succede a Mirafiori, e così succede a Cassino”, ha dichiarato Calenda. “Il risultato è che le vendite di Maserati sono crollate nei primi sei mesi di quest’anno: fanno non meno di 9000 vetture. E allo stesso tempo i ricavi sono a zero e viene chiuso il centro di innovazione a Modena. E tutto nel silenzio, come Comau”.
“Perdiamo pezzi di assoluta eccellenza”, ha proseguito il senatore. “Questi sono pezzi che hanno fatto grande l’Italia, pezzi dell’industria pregiata […] che vanno via nell’indifferenza generale”.