Skip to content

orano stellantis IMPIANTI

Stellantis, ecco come la produzione arranca a Mirafiori, Pomigliano, Termoli e non solo

Si fa sempre più fosca la situazione per Stellantis che comunica la sospensione delle attività produttive negli impianti di Pomigliano d'Arco, Termoli e Pratola Serra mentre la trimestrale certifica il crollo delle consegne. E dopo il Parlamento italiano anche la Casa Bianca esige rassicurazioni dalla dirigenza

“Oggi, come è accaduto in ognuno dei momenti difficili della nostra storia, intendiamo affrontare i problemi lavorando seriamente, insieme alle nostre persone e contando sugli elementi fondamentali dello ‘spirito Fiat’: coraggio per superare le difficoltà; intraprendenza per costruire il futuro; e senso di responsabilità verso le comunità a cui siamo legati”. A scandire queste parole il presidente di Stellantis, John Elkann, tralasciando che nei momenti di difficoltà del marchio italiano è anche sempre intervenuto il governo staccando sostanziosi assegni. Governo con cui ora però è ai ferri corti: “Noi conosciamo qual è la realtà – aggiunge il rampollo della dinastia Agnelli – con le polemiche strumentali, i rancori, i protagonismi non si risolve niente. Non si costruisce nulla”. Mentre però il numero 1 del Gruppo sottolineava che le asperità si superano “lavorando” venivano comunicate alle organizzazioni sindacali le sospensioni delle attività produttive in altri impianti del Paese.

GLI IMPIANTI STELLANTIS DESTINATI A FERMARSI

A Pomigliano d’Arco la produzione della Panda si fermerà per nove giorni, tra l’11 e il 29 del mese prossimo; a Termoli la linea di assemblaggio dei motori Fire cesserà di produrre dall’11 al 24 novembre; mentre le linee Gme, Gse e V6 subiranno un’interruzione nelle singole giornate dell’11, 15, 18 e 22 novembre. Infine, i cancelli di Pratola Serra rimarranno chiusi l’11 e il 12 novembre.

A tutto ciò si deve anche aggiungere la mancata ripresa dei turni nello storico stabilimento di Mirafiori che produce la 500 elettrica e i pochi modelli Maserati rimasti in commercio. A inizio ottobre Stellantis ha infatti comunicato che la ripresa delle operazioni di assemblaggio del cinquino elettrico, prevista per l’11, sarebbe slittata di altre tre settimane, fino cioè a novembre. E poi si vedrà.

NON SOLO GLI IMPIANTI FERMI: LE BEGHE DI STELLANTIS

Dato che le brutte notizie non arrivano mai da sole, nelle medesime ore in cui Stellantis comunicava ai rappresentanti dei lavoratori la chiusura degli impianti arrivavano i dati sulle consegne consolidate relativi al trimestre chiuso il 30 settembre 2024: sono state stimate in 1,148 milioni di unità, vale a dire il 20% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023.

Nel dettaglio, in Europa, le consegne dagli stabilimenti di Stellantis sono diminuite di circa 100.000 unità (-17% a 496.000 unità) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e quelle di Maserati sono crollate del 60% ad appena 2.100 unità.

Negli Usa, principale mercato del Gruppo in cui però il gigante italo-franco-americano sta attraversando difficoltà persino maggiori rispetto a quanto avviene nel Vecchio continente, le consegne sono diminuite di circa 170.000 unità (-36% a 299.000 unità), di cui oltre 100.000 unità relative ai già annunciati tagli alla produzione con l’intento di ridurre lo stock presso la rete.

Quanto ai cosiddetti mercati emergenti, sono cresciute del 14% in Sud America a 259.000 unità, ma sono calate di oltre il doppio, cioè del 30%, in Cina, India e Asia Pacifico a 14.000 unità. Diminuite del 26% in Medio Oriente e Africa a 78.000 unità.

Il calo delle consegne (ovvero i veicoli consegnati alla rete di vendita, ai distributori o ai clienti finali sia individuali sia per le flotte) è stato maggiore rispetto a quello delle vendite ai clienti finali nel periodo, che si sono ridotte di circa il 15%, scontando l’impatto temporaneo della transizione del portafoglio prodotti e delle iniziative di riduzione delle scorte presso la rete.

TAVARES CONVOCATO A ROMA E A WASHINGTON

Negli ultimi giorni il Ceo ormai uscente (Stellantis ha già lasciato intendere che non dovrebbe essere riconfermato alla scadenza naturale del contratto, nel 2026) Carlos Tavares era stato chiamato a riferire in Parlamento in una audizione assai tesa motivata dal fatto che la politica esige rassicurazioni circa la tenuta del Gruppo, specie a livello occupazionale.

Medesima situazione potrebbe verificarsi ora negli Usa almeno secondo quanto anticipato dalla portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. Il presidente uscente Joe Biden, che già l’anno scorso, in occasione degli scioperi che avevano paralizzato Stellantis, Ford e Gm era intervenuto a sostegno dei lavoratori americani, esige infatti che la dirigenza rispetti gli accordi presi in quella occasione con la principale organizzazione sindacale, l’Uaw.

ALTRI TAGLI DALLE AGENZIE DI RATING

In tutto ciò si segnala che continuano a essere foschi i giudizi degli analisti. Moody’s Ratings ha abbassato l’outlook di Stellantis da stabile a negativo, mentre ha confermato il rating “Baa1” di lungo termine e il rating a breve termine. Questo per via della “gravità della perdita di liquidità prevista per la seconda metà del 2024, dopo il profit warning del 30 settmbre, con l’aspettativa che la performance operativa si riprenda l’anno prossimo”.

Moody’s annota che “l’aggiustamento della guidance per l’esercizio 2024 è dovuto alla decisione del management di accelerare le misure di risanamento delle scorte negli Stati Uniti, ma anche alla debolezza di altre regioni, tra cui l’Europa”. L’agenzia di rating spiega che l’analisi è dovuta alla “forte posizione di liquidità di Stellantis, che fornisce un cuscinetto fino a quando i risultati operativi e il flusso di cassa libero non miglioreranno il prossimo anno”.

NUOVI RICHIAMI IN VISTA

Rispetto alla gragnuolata di cattive notizie sul fronte finanziario quella del richiamo di 54mila veicoli per problemi al pedale del freno pare ben poca cosa. Ma è comunque arrivata nelle ultime ore, proprio mentre Stellantis annunciava i dati della trimestrale.

Il ritorno in officina, resosi necessario dopo almeno 15 casi in cui il pedale si sarebbe staccato (senza però comportare conseguenze per gli occupanti delle vetture) riguarda alcuni Suv ibridi plug-in Alfa Romeo Tonale modello 2024-2025 e alcuni Sport utility wagon plug-in Dodge Hornet modello 2024. Nello specifico si tratta di 21.069 veicoli negli Stati Uniti, circa 2.280 in Canada, 134 in Messico e circa 30.517 al di fuori del Nord America.

 

Torna su