Volkswagen, emblema di una Germania in recessione e in crisi d’identità, sta vivendo la più imponente spending review della sua storia: il colosso europeo dell’auto si è infatti ripromesso di effettuare tagli per 10 miliardi di euro per rientrare quanto prima in carreggiata. Ma non sembra che il piano proceda per il meglio anche perché, nel frattempo, la crisi dell’auto elettrica s’è ulteriormente aggravata, costringendo il Gruppo a chiudere la sua prima gigafactory per Audi a batteria del Vecchio continente.
IL MANTRA DI VOLKSWAGEN: TAGLI, TAGLI, TAGLI
Secondo quanto rivela il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che in merito cita due fonti anonime, il taglio pluriennale che a regime dovrebbe comportare un risparmio complessivo da 10 miliardi di euro così come deciso dalla dirigenza sul finire dello scorso anno sarebbe già disatteso per colpa di un disavanzo tra i 2 e i 3 miliardi di euro per l’anno in corso.
COSA FINIRA’ SOTTO LA SCURE?
Per questo la testata finanziaria scrive che ai piani alti di Volkswagen si starebbero già valutando ulteriori tagli da applicare principalmente alle aree di vendite e sviluppo tecnico. Non è dato sapere se i risparmi incideranno ancora su Cariad, la sfortunata divisione software i cui ritardi sono stati alla base dei rinvii di molti progetti di punta, soprattutto sul fronte delle auto elettriche. Al riguardo, si apprende dal quotidiano tedesco, sarebbe stata fissata una riunione con il top management a Wolfsburg per il prossimo lunedì.
LA ROADMAP TRACCIATA FINORA
L’intenzione di Volkswagen è tornare ad avere un margine del 6,5% entro il 2026 contro il 2,3% previsto per l’anno in corso. Per riuscirci, stante i maggiori costi da sopportare per ciò che concerne lo sviluppo di software e di auto elettriche, il Gruppo tedesco ha previsto lo scorso dicembre la riduzione dei costi amministrativi di un quinto del totale, il taglio dei tempi di sviluppo prodotto da 50 a 36 mesi per un risparmio almeno su carta di un miliardo di euro entro il 2028 che fa il paio con la riduzione dei tempi di produzione. E poi c’è stata l’inchiodata sulle auto elettriche: dei sei impianti da 240 gWh annunciati nel 2021 vedranno forse la luce tre da 170 previsti entro la fine del decennio
I TAGLI DI VOLKSWAGEN COLPISCONO TRINITY
A farne le spese, secondo il quotidiano economico Handelsblatt, anche l’altisonante progetto – annunciato nel ’21 – noto per ora solo col nome in codice Trinity. Chi segue da vicino le vicende di Volkswagen nel campo dell’auto elettrica raccontate a più riprese da Start Magazine saprà bene che il debutto di questa ammiraglia misteriosa inizialmente era previsto nel 2026, salvo poi essere continuamente posticipato: prima al 2028, poi al 2030 e ora, stando alle ultime indiscrezioni, si parla del 2032.
Non solo, con l’avvicendamento al posto di guida da Herbert Diess – convinto sostenitore di Trinity – a Oliver Blume, che sull’auto elettrica è sempre stato decisamente più freddino e misurato, Volkswagen avrebbe rivisto interamente il progetto, cestinando tutti gli schizzi e le bozze e trasformando l’auto da ammiraglia a Suv.
NIENTE CENTRO HI-TECH DI WOLFSBURG
Ma, soprattutto, tra le voci di spesa tagliate con la spending review del 2023 ha fatto rumore la simbolica rinuncia alla costruzione del futuristico Centro R&D che sarebbe dovuto sorgere a Wolfsburg, città natale del marchio VW, per divenire il fiore all’occhiello della produzione made in Germany. Solo questo hub ipertecnologico avrebbe dovuto comportare la spesa di 800 milioni di euro e rinunciarvi ha quindi permesso di incamerare circa un decimo del risparmio in agenda.
Nel nuovo stabilimento avrebbe preso corpo proprio il progetto Trinity per la produzione di una gamma di auto a batteria su una piattaforma inedita. Spesa totale: 2 miliardi di euro. La berlina elettrica, poi diventata Sport utility vehicle dovrebbe essere animata dalla avveniristica SSP (Scalable Systems Platform, piattaforma “meccatronica” che fonde a livelli inediti componente meccanica e software), che, è chiaro, nei progetti di Volkswagen avrebbe dovuto competere direttamente con Tesla.
Questo, come si anticipava, accadeva sotto la passata dirigenza, la quale aveva imposto una corsa all’elettrificazione che, è noto, ha portato Herbert Diess alla defenestrazione. Con Oliver Blume alla guida, la Casa di Wolfsburg sembra voler procedere con maggior pragmatismo, essendo perfino arrivata a sospendere l’intero progetto anche a causa dei ritardi nello sviluppo dell’architettura informatica.
Alla base dello slittamento – o della cancellazione, sostengono alcuni analisti – di Trinity ci sarebbero infatti non solo il crollo della domanda, che in Germania in particolare si è acuita dal settembre 2023, ma anche i ben noti problemi in ambito software del team interno Cariad, i medesimi che inseguono il marchio da un po’ e che VW sta provando a risolvere affidandosi a realtà esterne cinesi. Con la cancellazione del nuovo sito hi-tech di Wolfsburg, la futuribile produzione della Trinity sarebbe stata trasferita nell’impianto già esistente di Zwickau.
UN PIANO TROPPO OTTIMISTICO?
Col passare del tempo però pare che i piani di risparmio di Volkswagen abbiano peccato un po’ di faciloneria mista a entusiasmo: secondo la roadmap fissata da Oliver Blume il 40% dell’obiettivo si sarebbe dovuto già raggiungere quest’anno. Già con l’ultima trimestrale il direttore finanziario Arno Antlitz ha però dovuto ammettere agli azionisti che “alcune misure hanno bisogno di tempo per dare effetti”. Ma dato che la Casa di Wolfsburg non ha tempo, ecco che potrebbe dover accelerare ulteriormente prevedendo nuovi tagli. Forse già da questo autunno.