Renzi e renziani all’attacco di Conte.
Recovery Fund, Servizi segreti e nomine nelle società pubbliche al centro dei veri sbuffi di Italia Viva nella maggioranza di governo contro il premier Giuseppe Conte.
Ecco tutti i dettagli.
DIMISSIONI DEI MINISTRI RENZIANI?
“Se si arrivasse a una rottura” sulla task force esterna per il Recovery fund “io e Teresa Bellanova daremmo le dimissioni“. Da Italia Viva arriva oggi un altro ricatto al governo, questa volta per bocca della ministra delle Pari opportunità e della famiglia, Elena Bonetti. Il partito di Matteo Renzi tira la corda sulla cabina di regia governativa per il Recovery Fund, in cui non ha rappresentanti, e protesta contro la struttura di commissari che dovrebbe supervisionare i progetti da finanziare con i 209 miliardi di euro in arrivo dall’Unione Europea. E arriva a minacciare una crisi di governo, già evocata martedì direttamente dall’ex premier.
RENZI ROTTAMERA’ DAVVERO CONTE?
CHE COSA HA DETTO IL MINISTRO BONETTI
L’ultimo affondo arriva appunto da Elena Bonetti che a Radio Capital dice: “Sarei pronta a dimettermi nel momento in cui non avessi più possibilità di mantenere il giuramento che ho fatto come ministra”. E questa volta arriva secca la replica di un altro membro dell’esecutivo, il ministro del Pd Francesco Boccia: “Se ne assumerà le sue responsabilità, come il suo partito”. Durante un’intervista ad Agorà, su Rai3, Boccia chiarisce: “Credo molto nell’alleanza tra la sinistra, il M5s e i partiti che ci credono. Chi non ci crede più se ne assume la sua responsabilità”.
DOSSIER RECOVERY FUND
Sul Recovery Fund ci può essere la rottura? “Spero proprio di no ma temo di sì, perché insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta Facebook e che, addirittura, pretende di sostituire i Servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier, è una follia. Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che i pieni poteri li diamo a Conte”, ha detto ieri Renzi al Tg2 Rai, spiegando che il decreto “pensa alla moltiplicazione delle poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi alle persone che soffrono. Se le cose rimangono come sono, noi di Iv voteremo contro. Per noi un’ideale vale più di una poltrona”.
RENZI ROTTAMERA’ DAVVERO CONTE?
GLI SBUFFI DI RENZI CONTRO CONTE
“Molte cose non funzionano, ma noi vogliamo dare una mano al governo e siamo pronti a fare la nostra parte. Ma non siederemo mai a un tavolo nel quale la torta da 200 miliardi è pensata per i consulenti romani e non per i cittadini italiani”, dice ancora Renzi. Il leader di Iv è poi tornato sul braccio di ferro sul Recovery Fund durante un collegamento con l’evento ‘Il Mes spacca Italia’: “Noi – ha detto – non ci stiamo a fare i passacarte solo perché qualcuno ha paura che sennò succede un problema al governo. Dire di sì all’istituzione di questa struttura è una follia istituzionale. Non puoi sostituire le sedute parlamentari con le dirette Facebook, il governo con le task force o i servizi segreti con le fondazioni. E’ un problema di tutela delle forme democratiche e di regole del gioco”.
DOSSIER FONDAZIONE DEGLI 007
A che cosa si riferisce Renzi quando evoca nelle critiche a Renzi servizi segreti e fondazioni? Il riferimento – criptico per i non addetti ai lavori – è ben chiaro alla presidenza del Consiglio, visto che il premier e il capo del Dsi (ovvero la struttura di coordinamento dei Servizi), Gennaro Vecchione, fedelissimo di Conte, spingono – in maniera inusitata anche per le altre componenti della maggioranza oltre che per le opposizioni – per l’Istituto italiano per la cybersicurezza – ribattezzato da taluni la fondazione degli 007 italiani – nel quale confluirebbero secondo alcuni osservatori e pure secondo le intenzioni di Palazzo Chigi le risorse del Recovery per la cybersicurezza (ma su questo tema molti esperti e analisti sono critici su questa impostazione; qui l’approfondimento di Start Magazine).
LA TORTA CONTESA FRA RENZI E CONTE
“Il mio problema – ha quindi ribadito Renzi parlando del Recovery – non è quello di voler stare a tavola per spartire la torta da 200 miliardi o mettere qualche consulente nelle centinaia di consulenze che vengono immaginate… sarebbe offensivo pensare che ci accontentino dando qualche prebenda. “Alla fine della legge di bilancio, a gennaio, si convoca il Parlamento per una sessione ad hoc, si propongono le idee della maggioranza e si ascoltano quelle dell’opposizione. Alla fine, si decide chi spende i soldi e come”, ha poi continuato, aggiungendo: “Non si può pensare di avere i ministri migliori del mondo e poi contemporaneamente di fare la task force”. “Si vada in Parlamento, si ascolti la maggioranza e le opposizioni”, l’appello dell’ex premier, che invece si dice ottimista sul Mes: “Penso non vi sarà alcuna polemica o problematica domani in Aula, nel senso che sia alla Camera sia al Senato ci saranno i voti per sostenere il governo”.
RENZI ROTTAMERA’ DAVVERO CONTE?
CHE COSA HA DETTO IL MINISTRO BELLANOVA
Le parole del leader di Italia Viva arrivano dopo quelle di Teresa Bellanova, che è tornata sulla questione delle struttura ad hoc per la gestione dei fondi del Recovery Plan. “Non si può pensare di affidare 209 miliardi ad un gruppo di amici”, le parole ieri della ministra delle Politiche agricole a L’aria che tira. “A chi dice che in questo momento il tema è la contrattazione di un mio eventuale ingresso nella cabina di regia o di visibilità di Italia Viva, rispondo che sono dichiarazioni di miserabili. Non si possono privatizzare le istituzioni, non si può dire che i ministri sono i migliori del mondo e poi sostituire le funzioni politiche”.
LA QUESTIONE DELLE NOMINE NELLE FERROVIE
L’ ex premier appare granitico quando dice che non cerca poltrone, eppure dalle parti della futura cabina di regia non sono convinti: «Renzi chiede un posto in più per lui, e sembra Nicolazzi (ex segretario Psdi, ndr)- riporta irritata una fonte governativa M5s a La Stampa – anche perché nel decreto Sblocca Italia del suo governo c’ era un’ organizzazione di controllo che era cento volte la nostra, mentre ora si erge a paladino di burocrazia e pubblica amministrazione: è tutta fuffa».
IL NODO FERROVIE E IL RUOLO DI CASTELLI
Ha scritto Gianni Dragoni, giornalista del Sole 24 Ore che segue da anni le società statali: “Sulle Ferrovie c’è l’assalto dei renziani. Vorrebbero riappropriarsi della poltrona di a.d. da cui è stato disarcionato il bresciano Renato Mazzoncini nel 2019. Lo stesso Mazzoncini, che il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, ha fatto nominare in maggio a.d. di A2A (municipalizzata dell’energia controllata dai Comuni di Milano e Brescia), continua ad essere molto attento a quello che succede dentro le Fs e, probabilmente, spera di poterci tornare”, ha scritto Dragoni sul suo blog, approfondendo la spaccatura nel board della holding Ferrovie sulle nomine ai vertici delle controllate Trenitalia e Rfi concordate fra Mef e il capo azienda delle Ferrovie Italiane, Battisti: “Il presidente Castelli gioca una partita personale. A parte la cooptazione in quota Lega per la nomina due anni fa (“mi hanno cercato…”, va dicendo), è un fatto che è stato assunto in Fs come direttore centrale Sistemi informativi nel 2016, quando l’a.d. era Mazzoncini, nominato nel dicembre 2015. E con i cambiamenti fatti da Battisti, l’influenza di Castelli sull’area informatica è stata ridimensionata”.