Skip to content

stellantis

Perché Urso e Sbarra (Cisl) tamponano Stellantis

Al Meeting di Rimini va in scena un nuovo scontro a distanza tra Urso e Stellantis, con tanto di ultimatum di rito. Niente di nuovo, ma la vera novità è che si fanno vedere anche i sindacalisti, non il Landini tirato dentro a più riprese da Calenda ma il segretario Sbarra della Cisl. Fatti e approfondimenti

A un anno dall’apertura del tavolo delle trattative tra il governo e Stellantis il rapporto tra le parti si è logorato a tal punto che Adolfo Urso non perde occasione per indirizzare ultimatum al Ceo del gruppo italo-franco-americano Carlos Tavares.

IL TAVOLO DELLE TRATTATIVE È STATO RIBALTATO

Non è infatti la prima volta che Urso gioca la carta del Pnrr per avvertire che se Stellantis non darà segni di vita, quei fondi pubblici saranno dirottati altrove. Proprio questo aspetto depotenzia sul nascere il replicarsi della minaccia, in quanto, nonostante la fretta lamentata dall’esecutivo, passano i mesi eppure la situazione resta cristallizzata e l’intimidazione del Mimit resta tale.

Anzi, in realtà nel mentre qualcosa è cambiato: è la produzione di Stellantis in Italia, che nonostante le promesse fatte a Urso, nei primi sei mesi di quest’anno è letteralmente crollata, rendendo ancora più evidente il disimpegno del colosso dell’auto rispetto agli impianti produttivi dislocati nel nostro Paese, molti dei quali in costante cassa integrazione.

URSO – STELLANTIS, UN ANNO DI SCONTRI, ULTIMATUM E RIPICCHE

Insomma, a dispetto dell’enfasi mediatica, quanto detto al Meeting di Rimini non è né una ulteriore evoluzione dello scontro tra Urso e Stellantis né un acuirsi dello stesso. Basti pensare che nei mesi scorsi il governo ha iniziato a bloccare alla dogana le auto Fiat prodotte all’estero ma con simboli collegati all’italianità del prodotto, ha costretto l’Alfa Romeo a cambiare il nome della Milano in Junior e ha lasciato intendere alla stampa di essere pronta a rilevare i marchi Innocenti e Autobianchi, di proprietà del Gruppo, per cederli ai cinesi che vorranno riportarli in vita.

COSA HA DETTO URSO A RIMINI

Ma cos’ha detto di tanto eclatante Urso a Stellantis dal palco della convention di Cl da guadagnarsi quest’oggi l’attenzione dei giornali? “Stellantis deve dare una risposta a breve, perché se non risponde positivamente sul progetto della gigafactory a Termoli, le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore”. Queste le parole scandite dal ministro Adolfo Urso che lo obbligano adesso a una accelerazione per evitare che anche questo ultimatum cada nel vuoto e venga rubricato come ennesimo penultimatum. In più, appunto, lui stesso ha avvertito che “la scadenza è nelle prossime ore”.

Per Urso Stellantis “Deve dirci come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro paese per raggiungere l’obiettivo del milione di veicoli, con cui Tavares disse di essere d’accordo. Devono rispondere in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori”.

Quindi il titolare del Made in Italy ha ulteriormente incalzato il gruppo franco-italo-americano: “Deve dirci anche con quali investimenti, perché non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l’occupazione – ha concluso Urso – È Stellantis che deve capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce”.

SU STELLANTIS LANDINI TACE ANCORA

La vera novità, semmai, è il levarsi, sempre da Rimini, di voci di sindacalisti differenti da Fiom. Non si tratta del Landini più volte tirato per la giacca da Carlo Calenda. Il leader d’Azione accusa da tempo il segretario generale della Cgil di mantenere una posizione morbida nei confronti di Stellantis per non logorare i rapporti con Repubblica, edita da John Elkann (Stellantis ha infatti come azionista di riferimento la holding finanziaria Exor, che è di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann e controlla anche il gruppo editoriale Gedi, editore tra gli altri dei quotidiani Repubblica e Stampa.)

TANTI I MOTIVI PER ESSERE IN PIAZZA

Impossibile dire se l’accusa di Calenda sia vera o meno, ma di certo è quanto mai rumoroso il silenzio del segretario Cgil nonostante le lettere dell’azienda in cui si invitano gli operai ad accettare le buonuscite che l’azienda ha iniziato a recapitare dalla fine dello scorso anno, nonostante Mirafiori e Atessa siano state messe in Cig e la produzione di Maserati sia stata ridotta a tal punto che molti ipotizzano la messa in vendita del Tridente. E poi come già si ricordava ci sono i numeri, quelli della produzione italiana nei primi sei mesi dell’anno: il record negativo è così evidente che avrebbe meritato non solo commenti ma anche manifestazioni. Non sono pochi gli osservatori che iniziano a dire che i sindacati americani ormai danno più filo da torcere alla dirigenza di quelli italiani.

COSA DICE INVECE LA CISL

Nel silenzio di Landini prende invece la parola il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: “Se Tavares pensasse a una strategia industriale di Stellantis in Italia, in Europa e nel mondo e pensasse un po’ di meno alle sue retribuzioni farebbe cosa veramente gradita”. L’attacco di Sbarra alla maxi retribuzione di Tavares non è casuale, dato che era stato sottolineato anche da Urso.

Certo, i toni rimangono sempre più morbidi da quelli levati oltreoceano da Shawn Fain, leader del sindacato statunitense United Automobile Workers, il solo a essere riuscito a paralizzare simultaneamente ben tre Case automobilistiche, che pochi giorni fa ha detto: “L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande. Mentre GM e Ford registrano profitti fantastici e un aumento delle vendite, Stellantis va indietro. Nel frattempo, Tavares aumenta il proprio stipendio del 56%, mentre licenzia migliaia di lavoratori dell’auto”.

Quindi Sbarra ha sgranato la lista dei problemi: “Abbiamo tutti gli stabilimenti italiani in sofferenza. — dice il sindacalista — C’è paura e insicurezza a Melfi, dove Stellantis ha annunciato 5 nuovi modelli ma servono 2 anni di cassa integrazione. Nei primi mesi 2025 la cassa cesserà per gli occupati diretti e per l’indotto con il rischio di perdere quasi 25 mila posti”. Si segnala a margine la lettura che dà Repubblica: Stellantis, Sbarra “governo intervenga” ma Urso si smarca.

COSA REPLICA STELLANTIS

Dopo poche ore viene diramata la replica del Gruppo: “Stellantis rimane concentrata sull’esecuzione del piano per l’Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che assegna una missione a ogni stabilimento e include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030”.

SULLA GIGAFACTORY FINANZIATA COL PNRR

Mentre su Termoli, al momento la sola gigafactory per la mobilità elettrica prevista in Italia: la jv “Acc sta potenziando il progetto, oltre a quella in Germania, al fine di introdurre una nuova tecnologia per la produzione di celle e moduli, in modo da essere in linea con l’evoluzione del mercato”.

STELLANTIS CHIEDE AL GOVERNO PIU’ COMPETITIVITA’?

Quindi dal gruppo sibilano: “È essenziale che tutti gli attori della catena del valore – compreso il Governo – contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo”.

Ma a cosa si fa riferimento? Forse a nuovi incentivi? Oppure all’ingresso di player stranieri – nella fattispecie cinesi – nel mercato italiano? Si sa che il governo italiano è alla ricerca di uno o più marchi asiatici affinché investano nel nostro Paese e si sa anche che Tavares ha criticato a più riprese tale scelta. Ma le “condizioni per la competitività” di norma vengono dalla presenza di più attori sul palco, non dall’ennesimo aiuto di Stato.

Torna su