Skip to content

tavares

L’autunno americano di Stellantis sarà molto caldo, tutti i dettagli

L'Uaw, il potente sindacato americano che lo scorso anno paralizzò per diverse settimane gli impianti di Stellantis, torna alla carica e accusa la dirigenza di non tenere fede ai patti siglati per fare tornare gli operai nelle fabbriche. Fatti e approfondimenti

“Poiché i costi degli scioperi Uaw in corso contro Stellantis continuano ad aumentare, l’Azienda ha deciso di annullare le esposizioni e le presentazioni previste al CES 2024, la più grande fiera tecnologica al mondo, prevista per gennaio 2024 a Las Vegas, Nevada”. Era il 17 ottobre scorso e Stellantis, assediata dal principale sindacato americano del mondo dell’auto, doveva persino ritirarsi dal Ces dell’anno successivo, ovvero rinunciare alla principale vetrina hi-tech che negli ultimi anni è diventata palco per le novità a due e a quattro ruote.

Lo “scherzetto” di Shawn Fain, leader del sindacato statunitense United Automobile Workers, il solo a essere riuscito a paralizzare simultaneamente ben tre Case automobilistiche (oltre al Gruppo nato dalla fusione tra Fca e Psa le serrate di decine e decine di stabilimenti hanno riguardato pure Ford e General Motors) aveva inciso parecchio sui conti di Stellantis.

I NUMERI (NEGATIVI) DI STELLANTIS

Stellantis aveva infatti effettuato 50.000 consegne in meno a settembre e ottobre 2023 a causa degli scioperi nei vari stabilimenti in Usa. Numeri ufficiali, comunicati nel medesimo periodo da Natalie Knight, responsabile finanziario di Stellantis, durante la conference call con gli analisti, comprensibilmente allarmati per quanto stava accadendo alla catena di montaggio.

Le interruzioni delle attività avevano avuto ripercussioni decisamente negative sui ricavi netti per circa tre miliardi di euro a tutto ottobre, rispetto a quanto era stato previsto dall’azienda nei suoi piani produttivi. Il costo dello sciopero per Stellantis in termini di utile operativo era stato di circa 750 milioni di euro, come aveva spiegato sempre la Cfo agli investitori.

AUMENTI E FABBRICHE SALVATE: L’ACCORDO TRA STELLANTIS E I SINDACATI USA

A queste perdite andavano poi sommati i costi della disfatta contrattuale subita dalla dirigenza. L’accordo firmato per rimettere gli impianti in attività ha ripristinato i principali diritti persi durante la recessione del 2007, tra cui l’indennità per il costo della vita e la progressione salariale di tre anni, oltre a eliminare le divisioni salariali tra giovani e anziani. “Abbiamo raggiunto ciò che solo alcune settimane fa ci è stato detto che era impossibile ottenere”, annunciava vittorioso al rientro degli operai in fabbrica il leader di Uaw – nonché miccia della protesta – Fain.

L’accordo prevedeva aumenti salariali di base del 25% fino all’aprile 2028 e aumenterà, grazie al meccanismo di rivalutazione, cumulativamente del 33%, a oltre 42 dollari l’ora. Nel dettaglio, il salario per i lavoratori meno pagati del livello base era aumentato del 67%, superando i 30 dollari l’ora. I lavoratori meno pagati di Stellantis, ovvero temporanei, godranno nel complesso di un aumento di oltre il 165% nel corso della durata dell’accordo. Alcuni lavoratori hanno ricevuto un aumento immediato del 76% al momento della ratifica.

La multinazionale aveva pure accettato di riattivare, localizzandoci la produzione di un camion di medie dimensioni, l’impianto di montaggio di Belvidere, nell’Illinois, chiuso all’inizio del 2023 dopo aver costruito prodotti Chrysler per oltre mezzo secolo.

“Abbiamo salvato Belvidere – aveva annunciato il numero 1 della Uaw -. Abbiamo ottenuto un nuovo veicolo per la fabbrica e avremo due turni. Oltre all’impegno del veicolo, Stellantis aggiungerà anche oltre 1.000 posti di lavoro in un nuovo impianto di batterie, sempre a Belvidere.” Per Stellantis questo rappresentava la necessità di trovare 1,5 miliardi da investire nel sito che si sarebbero sommati agli oltre 3 miliardi per diverse gigafactory per la mobilità elettrica promesse ai propri dipendenti.

NUOVI SCIOPERI IN VISTA?

Ora, a circa un anno da quelle agitazioni, sempre Fain, che ha recentemente definito il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, “una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande”, minaccia altri scioperi. 

 

Il motivo del contendere? Proprio gli accordi siglati lo scorso anno per porre fine alla serrata (ecco perché li abbiamo riproposti integralmente). L’Uaw accusa insomma Stellantis di averla presa in giro e di essere in ritardo sul cronoprogramma.

LA REPLICA DI STELLANTIS ALL’UAW

Stellantis ha fatto sapere di avere notificato al sindacato che i suoi piani di investimento a Belvidere saranno in effetti ritardati, sottolineando però di non volere disattendere i patti: “[Stellantis ndR] non ha violato gli impegni assunti nella lettera di investimento inclusa nel contratto collettivo Uaw 2023 e si oppone fermamente alle accuse del sindacato”, ha fatto subito sapere l’azienda in un comunicato nella speranza di disinnescare sul nascere ogni possibile malumore.

I MAL DI PANCIA AMERICANI PER STELLANTIS

Anche perché uno sciopero ora, in piena campagna elettorale, potrebbe essere deleterio per il costruttore italo-franco-statunitense. Già lo scorso anno nelle trattative era intervenuto anche il presidente degli Usa, Joe Biden, esprimendo la propria solidarietà alla classe operaia e sostenendo l’esigenza di trovare quanto prima una soluzione per la stesura del nuovo contratto collettivo di lavoro.

Adesso che ogni questione è ingigantita dalla propaganda politica, il marchio rischia di trovarsi esposto al fuoco di fila della candidata democratica, Kamala Harris, e del rivale repubblicano, Donald Trump, in costante caccia di consensi.

E questa non è nemmeno la sola questione che Stellantis dovrà affrontare negli Stati Uniti. Per alcuni azionisti americani Carlos Tavares avrebbe gonfiato artificialmente il prezzo delle azioni per gran parte del 2024 formulando valutazioni “straordinariamente positive” su scorte, potere di determinazione dei prezzi, nuovi prodotti e margine operativo. Tutti numeri smentiti dalla deludente trimestrale. Da qui una inedita class action su cui sarà chiamata a esprimersi la giustizia statunitense.

Sempre negli Usa il Ceo Tavares nell’ultimo periodo ha creato non poche fibrillazioni con la classe operaia con l’annuncio del licenziamento di 2450 dipendenti del sito di assemblaggio Warren Truck, fuori Detroit, dove il gruppo sta per concludere la produzione del Ram 1500 Classic. Sono davvero tanti i fronti per Stellantis e il colosso dell’auto ormai sa bene che è meglio non fare arrabbiare i sindacati. Almeno quelli al di là dell’oceano.

Torna su