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GIAPPONE AUTO ELETTRICHE

Che cosa combinano in Giappone con le auto elettriche

Dopo Toyota e Honda, alla fine anche Mazda ha svelato i piani per l'elettrificazione della gamma. Le grandi case nipponiche restano comunque fedeli ai motori endotermici. E intanto in Giappone si pensa di tassare le auto elettriche esattamente come quelle a diesel e benzina

Oltre dieci miliardi e seicentomila dollari: sono quelli che la giapponese Mazda Motor Corp intende mettere sul piatto per l’elettrificazione dei suoi veicoli, lasciando la… portiera aperta alla possibilità di entrare come player nella produzione di batterie. Finora i principali marchi del Giappone sono stati molto tiepidi nei confronti dell’auto elettrica (preferendo piuttosto concentrarsi sull’idrogeno), questo nonostante il doppio primato di Toyota e Nissan (Prius tra le ibride, Leaf tra le elettriche) lasciasse intendere che il Sol Levante sarebbe corso ad abbracciare tale tecnologia, come ha fatto la vicina Cina. Invece, complice il silenzio del governo (che, come vedremo, sta persino pensando di tassare le auto alla spina), la scelta di procedere con l’elettrificazione della gamma è ricaduta sulle singole case.

Da qui l’estrema lentezza con cui i più grandi marchi hanno presentato i loro piani industriali green: dopo Toyota e Honda (criticate dagli ambientalisti proprio per il loro scarso entusiasmo), mancava solo appunto Mazda che da parte sua ha provato a recuperare terreno annunciando di avere innalzato l’obiettivo di vendita di veicoli elettrici (EV) fino al 40% del totale delle vendite globali entro il 2030. Ma, proprio come Toyota (leggi anche: Per Toyota gli USA non sono pronti alla mobilità elettrica), anche Mazda continuerà a guardare ai motori endotermici. Il CEO Akira Marumoto ha dichiarato che l’azienda cercherà di introdurre un nuovo sistema ibrido e di migliorare l’efficienza dei propulsori a combustione interna. “Crediamo che un approccio multi-soluzione sarà efficace”, ha dichiarato.

COSA PREVEDE IL PIANO INDUSTRIALE DI MAZDA

Sul fronte EV, la casa automobilistica ha dichiarato di aver concordato la collaborazione con sette aziende, tra cui il produttore di componenti elettrici Rohm Co, per sviluppare e produrre congiuntamente unità di propulsione elettrica. I dirigenti della società hanno inoltre dichiarato che Mazda ha raggiunto un accordo di fornitura con il produttore di batterie Envision AESC per un periodo limitato tra il 2025 e il 2027.

“Promuoveremo il lancio completo di veicoli elettrici a batteria e prenderemo in considerazione la possibilità di investire nella produzione di batterie. Stimiamo che la percentuale di veicoli elettrici nelle vendite globali di Mazda salga a una fascia compresa tra il 25% e il 40% entro il 2030”, si legge in un comunicato. Nell’ambito di un piano in tre fasi, Mazda ha dichiarato che introdurrà modelli di veicoli elettrici a batteria nella “seconda metà della fase 2”, identificata come il periodo compreso tra il 2025 e il 2027. L’azienda ha previsto un lancio su larga scala di veicoli completamente elettrici tra il 2028 e il 2030.

Akira Koga, Director and Senior Managing Executive Officer, ha dichiarato ai giornalisti che l’investimento di 1,5 trilioni di yen sarà effettuato insieme ai suoi partner e sarà utilizzato per la ricerca e lo sviluppo. La notizia è stata riportata per la prima volta dal quotidiano economico Nikkei. Koga ha rifiutato di fornire una tempistica dettagliata dell’investimento, aggiungendo che dipenderà dalla velocità di diffusione dei veicoli elettrici. “Oltre a questo, vorremmo sviluppare una strategia per l’approvvigionamento e l’assicurazione delle batterie passo dopo passo”, ha dichiarato Koga lasciando intendere un ingresso del marchio nel settore.

CARLYLE GROUP SCOMMETTE SULLO TSUNAMI DELL’AUTO EV

Inoltre, punta sulla mobilità alla spina del Giappone la società di private equity statunitense Carlyle Group Inc., almeno secondo quanto dichiarato a Reuters Reiji Terasaka, a capo della filiale giapponese: “Stanno pensando in modo molto innovativo a ciò che possono fare, e questo sta creando molte opportunità (di investimento) per il private equity”, ha detto Terasaka, indicando le reti commerciali globali di Carlyle, alle quali le società in portafoglio potrebbero attingere per trovare potenziali partner all’estero.

Il player statunitense si attende uno tsunami nella filiera dell’auto col passaggio ai veicoli elettrici che, richiedendo meno componenti ma competenze estremamente diversificate, come l’ingegneria del software, probabilmente stravolgerà l’industria principale del Giappone, stratificata e rimasta immutata dal dopoguerra a oggi. Da qui una maggiore possibilità di penetrazione di attori esteri. Carlyle ha già annunciato un’offerta pubblica d’acquisto da 38 miliardi di yen (270,75 milioni di dollari) per Totoku Electric Co Ltd, un’azienda produttrice di cavi elettrici i cui prodotti includono cablaggi per i riscaldatori dei sedili delle automobili.

IL GIAPPONE TASSA LE AUTO ELETTRICHE?

Tutto questo mentre il governo giapponese sta valutando la possibilità di riformulare i delicati equilibri delle tasse automobilistiche che possono arrivare fino a 110 mila yen (ovvero circa 760 euro), con regime speciale fissato a 25 mila yen per i veicoli a batteria o all’idrogeno. Sulla base del principio più inquino, più pago, infatti, anche in Giappone chi guida auto di cilindrate maggiori è sottoposto a una imposizione più elevata: non vale però per le elettriche.

Fatti due conti, se chi oggi ha supercar V8 o V6 le rottamasse per passare all’equivalente EV, il mancato gettito per lo Stato sarebbe significativo, per questo nel governo si pensa di replicare il medesimo modello per le imposte sulle auto diesel e benzina, tassando quindi le elettriche in base alla potenza del propulsore.

La medesima decisione è già stata presa da Londra. Il ministro delle finanze del Regno Unito, Jeremy Hunt, ha dichiarato che il Regno Unito introdurrà di nuovo le tasse sulle auto elettriche, a partire dal 2025. La Gran Bretagna deve del resto fare i conti con un buco di 55 miliardi di sterline che si è “aperto” nelle finanze pubbliche britanniche. Da qui la necessità di predisporre un più ampio progetto di aumenti fiscali e tagli di spesa.

IL MANCATO GETTITO E LE PROPOSTE

Del resto, secondo i dati ufficiali vagliati dai vari dicasteri al lavoro sulla riformulazione, a fronte di una presenza delle auto elettriche stimata tra l’1% e il 2% delle vendite in Giappone, il gettito quest’anno sarà già il 14% in meno rispetto al record del 2002. Soldi che da qualche parte andranno trovati.

C’è chi propone che il nuovo bollo per le auto elettriche sia parametrato sui chilometri percorsi, ma così si rischia di svantaggiare la classe media, che solitamente usa i mezzi privati per spostarsi, avvantaggiando i più ricchi.

Per questo non si esclude un dibattito pubblico sul tema. I costruttori però fanno notare che una simile riforma, ora, potrebbe fermare l’acquisto delle auto elettriche, tanto più che il governo nipponico, a differenza di UE e in parte USA, non ha ancora ufficializzato alcuna roadmap per l’addio agli endotermici, fissata genericamente al 2035 ma mai bollata in via definitiva.

L’INFLATION ACT USA HA RAFFREDDATO I RAPPORTI TOKYO – WASHINGTON

Restando poi sul tema della produzione di auto elettriche, il Giappone è recentemente intervenuto sulle norme dal forte sapore protezionistico contenute nell’Inflation Reduction Act voluto dal presidente USA Joe Biden per scudare l’industria USA dalla baldanza dei veicoli elettrici in arrivo a breve dalla Cina.

Yasutoshi Nishimura, ministro dell’Industria giapponese, lo stesso che sta valutando di tassare le auto alla spina esattamente come quelle diesel e a benzina, ha incontrato Gina Raimondo, segretaria al Commercio Usa, per dirle sostanzialmente che il pacchetto violerebbe le norme della World Trade Organization (WTO). Anche il Giappone, quindi, seppur con maggior ritardo, si è allineato alla posizione tenuta da Bruxelles e Seul.

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