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Automotive Cells Company

L’unica gigafactory italiana data per certa non è più così certa?

Il crollo della domanda di auto elettriche ha spinto Automotive Cells Company (joint venture tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies) a rivedere i propri piani industriali congelando l'impianto tedesco e quello che dovrebbe sorgere a Termoli. Tutti gli sforzi si concentreranno solo su quello francese. Una decisione che rischia di penalizzare soprattutto l'Italia

Dopo aver visto sfumare le ipotesi Italvolt e Silk-Faw, solo per limitarci ai casi più eclatanti, il nostro Paese, che rispetto alla mobilità elettrica deve ancora fare passi in avanti, potrebbe perdere anche la sola gigafactory data ormai per certa, ovvero quella che avrebbe dovuto elettrizzare l’impianto un tempo di proprietà di Fiat a Termoli, a opera di Automotive Cells Company, ovvero la joint venture – con molta Francia, un po’ di Germania e sempre meno Italia – tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies.

AUTOMOTIVE CELLS COMPANY CONGELA LA GIGAFACTORY ITALIANA?

Mentre (come dettaglia Repubblica, quotidiano del gruppo Gedi, il cui editore è Exor, proprietario anche di Stellantis) “l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, in visita allo stabilimento di Melfi assicura sulle prospettive produttive del gruppo: “In Italia abbiamo avuto confronti eccellenti in queste settimane – ha detto – Con i sindacati il dialogo è stato costruttivo e produttivo in uno spirito di reciproco rispetto. Mi è stato chiesto di indicare le prospettive degli stabilimenti italiani al 2030, siamo andati anche oltre: abbiamo garantito che ci sarà per tutti la piena operatività, non c’è alcun problema”, la jv di cui sempre Stellantis fa parte, riporta Quattroruote, ha rinviato il progetto previsto all’interno della fabbrica di motori ex Fiat a Termoli.

COSA DICONO DA ACC

Si tratta dell’ennesimo colpo al basso ventre assestato all’industria automobilistica italiana, che com’è noto fatica ad approntare strategie di riconversione basate sulle nuove tecnologie differenti dai motori a scoppio.

“Acc sta adattando la sua strategia di fornitura di batterie per aggiungere nuove chimiche di celle a basso costo al suo portafoglio, in risposta allo spostamento della domanda del mercato automotive verso veicoli elettrici dai costi più contenuti. Questi sviluppi tecnologici richiedono una nuova fase di ricerca e sviluppo nei prossimi mesi per poter industrializzare prodotti più accessibili”, fanno sapere dalla joint venture, aggiungendo che è “il momento di rivedere la strategia per produrre celle a basso costo”.

A SOFFRIRE DI PIU’ SARA’ L’ITALIA

L’aggiornamento delle strategie industriali di Automotive Cells Company prevede la messa nel congelatore anche dell’impianto di Kaiserslautern, in Germania (sostenuto da fondi pubblici per 437 milioni di euro), ma i tedeschi, a differenza degli italiani, possono già contare su altre gigafactory sviluppate dai marchi autoctoni e stranieri (come la fabbrica di Tesla alle porte di Berlino).

Mentre la decisione della jv tra Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies di concentrarsi esclusivamente sull’hub industriale Douvrin, in Francia, avviato a fine 2023, penalizza il tessuto industriale italiano a discapito della concorrenza d’Oltralpe, peraltro già ricca di progetti analoghi.

A FINANZIARE IL PROGETTO ANCHE SACE

La gigafactory di Automotive Cells Company sarebbe dovuta essere realizzata pescando dai 4,4 miliardi che la jv ha recentemente raccolto tra i propri azionisti (Stellantis e Mercedes-Benz) come pure da un pool di banche (Bnp Paribas, Deutsche Bank, Ing Bank e Intesa Sanpaolo) attraverso anche il sostegno di Bpifrance, Euler Hermes e Sace (“Queste imprese – si legge sul sito di Sace – dovranno essere chiaramente sostenute con incentivi in questa delicata fase di trasformazione, e in parte ciò avviene già, basti pensare alla prima citata Gigafactory di Termoli. In particolare, diventerà un asset strategico la produzione di semiconduttori e di batterie, anche per evitare eventuali strozzature sul lato dell’offerta, che potrebbero rallentare la crescita settoriale”).

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