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Schäfer

Lo sfogone via social di Thomas Schäfer, numero 1 di Volkswagen, contro l’Ue

Schäfer, ceo di Volkswagen, attacca a testa bassa Bruxelles: "Gli Usa, con il loro Inflation Reduction Act, offrono alle aziende incentivi per investire. In Ue, invece, solo regole obsolete e burocratiche in materia di aiuti di Stato"

“Oggi, per una volta, non voglio parlare di nuovi prodotti o tecnologie, anche se sono chiaramente al centro del mio lavoro. Voglio invece parlare di qualcosa di fondamentale che mi è passato per la testa negli ultimi giorni: La #competitività dell’Europa e della Germania. In qualità di CEO del marchio Volkswagen e di membro del Consiglio di Amministrazione del Gruppo Volume (VW e Volkswagen Veicoli Commerciali in Germania, SEAT,SA/CUPRA in Spagna, ŠKODA AUTO a.s. nella Repubblica Ceca), sono profondamente preoccupato”. Inizia così il lungo post che Thomas Schäfer, numero 1 del principale produttore di veicoli del Vecchio continente, affida alla Rete, precisamente a LinkedIn, nella speranza, presumibilmente, di svegliare dal torpore il legislatore tedesco e quello comunitario.

“Questa settimana i ministri dell’Economia di Francia e Germania Bruno Le Maire e Robert Habeck hanno concordato di rafforzare la cooperazione in materia di politica industriale. È un passo giusto. Ma il documento congiunto è carente nei settori cruciali e non stabilisce le priorità che avevamo sperato”, lamenta Schäfer.

SCHÄFER: GERMANIA E UE PERDONO ATTRATTIVA

“Il fatto è che nel confronto internazionale, la Germania e l’Unione Europea stanno rapidamente perdendo attrattiva e competitività. Gli Stati Uniti, il Canada, la Cina, il Sud-Est asiatico e regioni come il Nord Africa stanno accelerando il passo. Stiamo camminando sull’acqua. Sono molto preoccupato per l’attuale sviluppo degli investimenti nella trasformazione dell’industria. Questo deve essere fatto ora, in modo non burocratico, coerente e rapido”, la richiesta indirizzata a Bruxelles che l’Ad della Casa di Wolfsburg affida a LinkedIn.

“L’Europa – affonda il Ceo di VW – non è competitiva sul piano dei prezzi in molti settori. In particolare, stiamo perdendo sempre più il contatto con i costi dell’elettricità e del gas. Se non riusciremo a ridurre i prezzi dell’energia in Germania e in Europa in modo rapido e affidabile, gli investimenti in produzioni ad alta intensità energetica o in nuove fabbriche di celle a batteria in Germania e nell’UE diventeranno praticamente irrealizzabili. La creazione di valore in queste aree avverrà altrove”.

“Trovo allarmante – scrive sempre Thomas Schäfer – che l’Unione Europea non sia ben posizionata con il suo quadro normativo per la trasformazione dell’industria che sta avvenendo. Gli Stati Uniti, con il loro Inflation Reduction Act, offrono alle aziende incentivi molto interessanti per investire in nuove attrezzature e produzione. L’UE, invece, si attiene a regole obsolete e burocratiche in materia di aiuti di Stato che promuovono le regioni anziché la conservazione e la trasformazione di interi siti industriali. Inoltre, nuovi strumenti di finanziamento come l’IPCEI si concentrano sullo sviluppo a lungo termine di nuove tecnologie piuttosto che sull’avvio, la scalabilità e l’industrializzazione a breve termine della produzione”.

“Il punto – rimprovera il numero 1 di VW –  è che non abbiamo tempo da perdere. L’UE ha urgentemente bisogno di nuovi strumenti per evitare la deindustrializzazione strisciante e per mantenere l’attrattiva dell’Europa come luogo per le tecnologie e i posti di lavoro del futuro!” “Riusciremo in questa impresa di forza? – si chiede Thomas Schäfer – Dobbiamo avere successo! Dopo tutto, vogliamo tutti che l’Europa rimanga una potenza industriale e tecnologica! Noi di VW e del gruppo Volume siamo pronti a dare il nostro contributo!”, conclude il Ceo della Casa di Wolfsburg.

LA SINTONIA CON L’ELISEO

Il numero 1 di Volkswagen sembra insomma allineato più che con Berlino con l’Eliseo: il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva aspettato di avere su di sé i fari internazionali del Salone dell’Auto di Parigi per invitare le autorità dell’Unione a introdurre un “European Buy Act” in risposta alla legge di Biden, per sussidiare la produzione europea.

“Dobbiamo svegliarci”, aveva difatti detto Macron in un’intervista rilasciata a Les Echos. “L’Europa deve preparare una risposta forte e agire molto rapidamente. Gli americani stanno comprando americano e stanno portando avanti una strategia di aiuti pubblici molto aggressiva. I cinesi stanno chiudendo il mercato. Non possiamo essere l’unico spazio – il più virtuoso dal punto di vista climatico – a ritenere che non ci possano essere delle preferenze europee”.

Del resto, il Salone dell’auto di Parigi ha ben fotografato la desertificazione europea – tante, difatti, le defezioni di case storiche – e al tempo stesso immortala l’arrembaggio in atto cinese: diversi i marchi made in China che si preparano a debuttare nel Vecchio continente. Per questo Macron parla della necessità di intavolare “un forte sostegno all’industria automobilistica”, sulla falsariga delle recenti misure introdotte negli Stati Uniti e dunque di stampo protezionistico (ne abbiamo parlato qui) “un’occasione”, dice l’inquilino dell’Eliseo “per rilanciare” l’industria dell’auto e raggiungere gli “obiettivi climatici”.

LA PAZIENZA DEGLI INDUSTRIALI STA FINENDO

Stando alle fonti di POLITICO, la Commissione europea starebbe lavorando a uno schema di emergenza per fornire denaro alle industrie chiave che si occupano di tecnologie avanzate.  Ma il rischio è che il Vecchio continente arrivi tardi. Anche per questo la scorsa settimana Macron ha incontrato all’Eliseo alcuni dei gruppi industriali più importanti dell’Hexagone al fine di dissuaderli dall’andare a impiantare la produzione negli USA e supplicando loro di avere ancora un po’ di pazienza in attesa che pure l’Ue risponda all voluto da Biden. Il primo passo compiuto da  Bruno Le Maire e Robert Habeck tuttavia è insufficiente, come ha lamentato Schäfer. La pazienza degli industriali sta insomma finendo.

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