skip to Main Content

Fisker

Le auto elettriche hanno la batteria scarica. Dall’americana Fisker alla tedesca e.Go Mobile

Motore che singhiozza per Fisker, con un fuggi-fuggi borsistico già iniziato e investitori che non si fanno avanti. Fallite nel giro di pochi giorni la californiana Phantom Auto che scommetteva sulla guida da remoto e la tedesca Next.e.GO Mobile in procinto di lanciare sul mercato la seconda vettura alla spina

Con il brusco calo della domanda di auto elettriche, le grandi Case hanno ingranato frettolose retromarce rispetto ai loro piani industriali. Non ultima Volkswagen, il costruttore europeo che più di tutti s’è distinto nell’impegno per l’elettrificazione, forse anche per scrollarsi una volta per tutte di dosso l’onta del dieselgate. Dopo aver cancellato il progetto per realizzare un nuovo impianto avveniristico a Wolfsburg, dove il marchio ha sede, negli ultimi giorni i vertici aziendali hanno deciso di annullare la produzione della elettrica ID.3 per continuare a concentrarsi soprattutto su modelli endotermici come la Golf e la Tiguan. Un cambio nella rotta tanto repentino quanto evidente che sta caratterizzando i piani industriali di molti altri marchi. Situazione ben diversa invece per le startup nate per mettersi in scia dell’atteso boom delle auto elettriche, come l’americana Fisker o la tedesca e.Go Mobile. Quelle realtà, impossibilitate a sfruttare un “piano B” endotermico, stanno riscontrando non pochi problemi a ottenere nuove linee di credito.

FISKER È A RISCHIO CHIUSURA? LA RISPOSTA DELLA SOCIETA’

“Come politica aziendale, Fisker non commenta le voci di mercato e le speculazioni. Tuttavia, Fisker collabora spesso con consulenti esterni per la gestione delle sue attività e per lo sviluppo e l’attuazione delle strategie”. È la risposta della Casa americana all’intensificarsi delle voci che sia già giunta a fine corsa. Una notizia che, se confermata, porrebbe fine a una bellissima storia dato che la startup di veicoli elettrici è una piccola realtà familiare, fondata da Henrik Fisker e sua moglie Geeta Gupta-Fisker, in grado però di scalzare Mercedes nella consegna della Papamobile elettrica.

QUEL MOTORE ELETTRICO CHE S’INGHIOZZA DA TEMPO

Che le cose non stiano andando bene in casa Fisker è noto da parecchio. E la strategia per scappare da quell’imbuto fatto di costi troppo elevati e risorse troppo esigue per soddisfare la domanda – comunque in calo – che ha riguardato le dirette rivali, a iniziare da Rivian, sembrava quella di far produrre vetture anche a terzi.

Ancora lo scorso novembre il fondatore rassicurava i clienti e, soprattutto, gli investitori: “Abbiamo due vetture che sono quasi pronte”. Questi i virgolettati che Reuters aveva raccolto sentendo il fondatore e amministratore delegato Henrik Fisker. “Siamo in grado di portarle sul mercato velocemente, abbiamo solo bisogno della capacità”.

IL FUGGI-FUGGI DOPO L’ARTICOLO DEL WSJ

Tuttavia con l’inverno la situazione sarebbe peggiorata ulteriormente. Secondo il Wall Street Journal, Fisker avrebbe persino assunto consulenti nella ristrutturazione per redigere un’eventuale domanda di bancarotta. Un rumor che rischia di essere una pietra tombale, con le azioni che hanno immediatamente perso di fatto la metà del proprio peso fino al 47% nel pre-market di Wall Street a 0,32 dollari per 173 milioni di capitalizzazione.

LA REPLICA DI FISKER

Situazione drammatica, che ha spinto Fisker a diramare la nota stampa in cui assicura di essere “concentrata sulla raccolta di ulteriori capitali e sull’avvio di una partnership strategica con una grande casa automobilistica. L’azienda continua inoltre a perseguire il passaggio a un modello di partnership con i concessionari sia in Nord America che in Europa. Il team di leadership è concentrato su questi sforzi”.

I NUMERI DELL’ULTIMO TRIMESTRE 2023

La ricerca di finanziatori è d’obbligo, considerato che l’ultimo trimestre del 2023 è stato chiuso con una perdita netta di 463,6 milioni di dollari (1,23 per azione). L’ultimo comunicato risale all’inizio del mese quando Fisker ha fatto sapere di voler “ridurre la propria forza lavoro di circa il 15%. Le riduzioni dell’organico sono prevalentemente legate al cambiamento della strategia di vendita da modello diretto al consumatore a quello Dealer Partner. Inoltre, l’azienda sta razionalizzando le operazioni, riducendo anche l’ingombro fisico e le spese complessive”.

NISSAN PRONTA A SOCCORRERE FISKER?

In quell’occasione il Ceo danese aveva espresso seri dubbi sul proseguimento delle attività stante l’assenza di liquidità. Tuttavia, contestualmente, l’ex progettista di BMW e Aston Martin aveva anche fatto sapere che c’erano in ballo contatti con un finanziatore che poteva anche essere un costruttore.

Nell’ambiente era circolato il nome della giapponese Nissan, che proprio in questi giorni sul fronte elettrico ha stretto una partnership con la connazionale Honda al fine di “accelerare ulteriormente gli sforzi verso la neutralità carbonica e l’azzeramento delle vittime di incidenti stradali”. Resta da capire anzitutto se l’indiscrezione fosse vera e se l’interesse per l’americana Fisker sopravvivrà a questa nuova intesa tra marchi nipponici.

LA CHIUSURA DI E.GO MOBILE

Non è senz’altro sopravvissuta, invece, e.Go Mobile, anche nota come Next.e.GO Mobile, che pure aveva già raccolto 11mila ordini per l’auto elettrica, ancora da lanciare sul mercato, e.wave X, seconda vettura alla spina della startup tedesca dopo quella del debutto sul mercato nel 2017.

Anche in questo caso la realtà non è riuscita a trovare i fondi per proseguire. È stata la stessa e.Go Mobile a parlare in merito di “recenti sviluppi avversi e difficoltà nel settore dei veicoli elettrici”, “volatilità nei mercati dei capitali”, “condizioni di mercato sfavorevoli”, come cause di allontanamento di possibili investitori.

PHANTOM AUTO DIVENTA UN FANTASMA

Sempre in settimana si è spenta un’altra startup dell’auto elettrica: si chiamava Phantom Auto, società californiana fondata nel 2017 da Elliot Katz, Ohad Dvir e Shai Magzimof al lavoro su una tecnologia per consentire la guida da remoto di veicoli attraverso il 5G e l’IoT. Come si legge su TechCrunch la realtà innovativa è fallita per penuria di investitori interessati a mantenere vivo il progetto.

Back To Top