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Battery Swap

Perché Volkswagen, Ford, Mercedes e non solo temono la bolla dell’auto elettrica

Per un numero sempre crescente di osservatori, l'auto elettrica si sta rivelando una vera e propria bolla. Pronta a esplodere. E le prime conseguenze travolgono un po' tutti i marchi dell'auto

L’auto elettrica è una bolla vicina a scoppiare?

La forte frenata della domanda di veicoli elettrici sta costringendo la maggior parte delle Case automobilistiche a rivedere i propri piani. L’elenco di costruttori e fornitori preoccupati per gli ordini “sotto le attese” ha ormai abbracciato i marchi più noti: dopo Ford, Volkswagen, LG, Catl, Nidec, Mercedes, GM e Honda spuntano i primi licenziamenti.

TESLA PROMETTE 200MILA CYBERTRUCK

Solo Tesla, al momento, dopo le dichiarazioni non certo entusiastiche di Elon Musk alla presentazione di una trimestrale al di sotto le attese, ostenta ottimismo, annunciando di voler produrre 200mila Cybertruck l’anno (anche perché dovrà soddisfare gli ordini, che coi vari ritardi sul debutto del pick-up hanno ormai superato la soglia dei 2 milioni).

IN CINA L’AUTO ELETTRICA È UNA BOLLA?

Le altre Case, invece, hanno già iniziato a diluire i propri piani industriali e a rinviare gli investimenti sui modelli elettrici, intervenendo talvolta anche sugli organici. Accade in Cina, dove già nei mesi scorsi erano state diffuse immagini di centina di vetture elettriche abbandonate nei campi che lasciavano presagire si fosse vicini a una saturazione del mercato (secondo Bloomberg alla base del fenomeno ci sarebbe stata la battuta d’arresto del car sharing EV).

Nio, l’ex startup di William Li, Hsien Tong Cheng e Lihong Qin, tra i marchi più promettenti nell’ambito della mobilità elettrica, ha deciso di lasciare a casa, col mese di novembre, il 10% della forza lavoro.

Si tratta di 2.500 dei circa 26.700 persone che risultavano impiegate al 31 dicembre scorso. “Abbiamo ancora un divario tra le nostre prestazioni complessive e le aspettative”, ha spiegato ai dipendenti l’amministratore delegato William Li, aggiungendo che la ristrutturazione rappresenta “una decisione difficile ma necessaria per affrontare una concorrenza agguerrita”.

NIO RALLENTA, BYD IN FUGA

Secondo gli ultimi dati finanziari rilasciati da Nio, nei primi nove mesi dell’anno, le vendite – pari a 110 mila unità – sono sì cresciute dell’84,5%, ma restano insoddisfacenti per la dirigenza e gli investitori, in quanto eccessivamente lontane dal target annuale delle 250 mila.

Inoltre, risultati tanto modesti stanno impedendo all’azienda di rivaleggiare con il vero rivale, la connazionale BYD, che solo a ottobre ha commercializzato più veicoli di quanto Nio non sia riuscita a piazzarne da gennaio a settembre, ovvero oltre 165 mila unità EV.

Secondo le notizie trapelate sui media, la direzione intervenuta in via emergenziale con un piano improntato al risparmio, intenderebbe eliminare ruoli “duplicati” e “inefficienti”, posticipando anche tutti quei progetti d’investimento “che non forniranno un contributo adeguato alle performance finanziarie”.

VOLKSWAGEN BLOCCA LA QUARTA GIGAFACTORY

Situazione analoga pure nel cuore dell’Europa, a Wolfsburg, dove ha sede uno dei marchi del Vecchio continente più entusiasti della transizione in atto: Volkswagen. Il Gruppo al momento non ha annunciato licenziamenti (anche perché in balia di un sindacato decisamente combattivo), ma l’andamento sotto le attese della domanda europea di auto elettriche ha comunque spinto il costruttore tedesco a lasciare nel congelatore i piani per un quarto sito produttivo di batterie dopo le gigafactory di  Salzgitter (Germania), Sagunto (Spagna) e St.Thomas (Canada) che dovrebbe trovare dimora nell’Europa dell’Est (si parlava di in una località tra Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia).

FRIZIONI TRA VW E REPUBBLICA CECA

“In un’atmosfera molto amichevole, abbiamo discusso dell’attuale situazione in Europa e di come il processo di adozione della mobilità elettrica nell’Unione stia rallentando, contrariamente alle aspettative”, ha spiegato l’amministratore delegato del Gruppo, Oliver Blume, in una breve dichiarazione diffusa dalla Skoda. Una scelta non casuale visto che il governo di Praga da mesi stava facendo pressioni su Skoda affinché la Repubblica Ceca fosse privilegiata nella scelta.

“Sulla base delle condizioni di mercato, tra cui la lenta crescita dei veicoli a batteria in Europa, per il momento non c’è alcuna logica commerciale nel prendere una decisione su ulteriori siti”, ha detto il Ceo, ringraziando comunque il governo locale “per l’ottimo lavoro” nell’approntare la proposta per la localizzazione dell’impianto. Secca la replica del primo ministro Petr Fiala: “Non possiamo perdere altro tempo. Ci concentreremo su altre iniziative”.

CHE SUCCEDE IN AUDI E MERCEDES

Restando in Germania, Audi (sempre afferente al Gruppo VW) ha rinviato la produzione della Q4 e-tron. Mentre Mercedes-Benz: nell’ultima trimestrale, ha parlato di un “contesto di mercato sottotono, caratterizzato da un’intensa concorrenza sui prezzi, in particolare nel segmento dei veicoli elettrici”, di “crescita dell’economia mondiale abbastanza contenuta per il resto dell’anno”, di “inflazione superiore alla media in molti Paesi” e di continui effetti di una “politica monetaria persistentemente restrittiva”.

SALTATA LA PARTNERSHIP NIPPO-STATUNITENSE

La bolla dell’auto elettrica nelle ultime settimane ha portato Honda a stracciare l’accordo di partnership con General Motors per lo sviluppo di auto a batteria “dal prezzo accessibile”. Un accordo che non è durato nemmeno un anno e avrebbe dovuto prevedere la creazione di crossover compatte assemblate sulla piattaforma e dotate delle batterie Ultium del colosso di Detroit per arrivare sul mercato nel 2027 a prezzi inferiori ai 30 mila dollari.

Per l’ad della Honda, Toshihiro Mibe, non è infatti ancora arrivato il momento per progetti economicamente sostenibili finalizzati a sviluppare “elettriche a prezzi accessibili”. Mentre l’omologo americano Mary Barra ha laconicamente detto: “Stiamo adottando misure immediate per migliorare la redditività del nostro portafoglio di veicoli elettrici e adattarci al rallentamento della crescita a breve termine”, rinviando di un anno il lancio sul mercato e l’avvio della produzione delle varianti a batteria dei pick-up Chevrolet Silverado e GMC Sierra.

PANASONIC INCHIODA

Restando sempre in Giappone, Panasonic ha ridotto la produzione di batterie per autoveicoli nel secondo trimestre rispetto ai tre mesi precedenti per cercare di evitare eccessi di magazzino. Anche qui si può parlare di un effetto nefasto della bolla dell’auto elettrica.

L’azienda stava gestendo le scorte sulla base della forte domanda registrata nel primo trimestre. “Abbiamo lavorato per ottimizzare le scorte chiudendo le linee, piuttosto che chiudere completamente le attività”, ha dichiarato Hirokazu Umeda, CFO del gruppo Panasonic.

IL CALO DELLE VENDITE DI TESLA

L’unità energetica produce celle per le batterie delle Model S e Model X di Tesla, che nel corso del trimestre hanno avuto un prezzo superiore a quello che le renderebbe idonee per i crediti d’imposta statunitensi, ha spiegato sempre il CFO del gruppo Panasonic durante un briefing sui risultati finanziari del secondo trimestre dell’azienda: “Poiché si tratta di auto di lusso che superano questo prezzo, la domanda è diminuita”.

LA BOLLA DELL’AUTO ELETTRICA ANCHE NEL NOLEGGIO

Tribolazioni pure nel settore del noleggio in cui il ceo della Hertz, Stephen Scherr, ha dovuto pubblicamente disattendere gli ambiziosi piani annunciati esattamente 24 mesi fa: “L’ampliamento della flotta con veicoli elettrici procederà più lentamente rispetto alle previsioni”,

Sul finire del 2021 Hertz aveva annunciato l’ampliamento della propria flotta elettrica mediante un ordine di 100 mila Tesla entro la fine del 2022. Attualmente, ha invece spiegato Scherr agli azionisti, il numero di auto elettriche disponibili per i clienti Hertz è di circa 50 mila unità, pari all’11% della flotta complessiva. Di queste, 35 mila sono Tesla: un terzo rispetto a quanto annunciato due anni fa. E si ritorna così al principio, ovvero alla trimestrale della Casa creata da Musk ben al di sotto delle aspettative.

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