Nelle ultime ore sul caso Dongfeng era arrivata anche la conferma ufficiale da parte di Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. “Dongfeng in Italia? Sì, diciamo che c’è una interlocuzione con diverse case automobilistiche, non soltanto asiatiche”, aveva ammesso il titolare del dicastero un tempo noto come Sviluppo economico.
MA DALLA CINA ARRIVA LA SMENTITA
Senonché dalla casa madre, tra le prime quattro cinesi insieme a Chang’an Motors, FAW Group, e SAIC, hanno subito smentito la notizia (non si trattava infatti di una semplice indiscrezione, provenendo da una intervista rilasciata dal responsabile delle attività europee del costruttore di Wuhan, Qian Xie). Secondo quanto riportato da Quattroruote, dalla sede centrale di Dongfeng hanno parlato, senza mezzi termini, di “un’informazione falsa”.
Quindi, la doccia fredda per l’esecutivo italiano: “Dongfeng non alcun progetto industriale per l’Italia”. L’ennesima e ormai paradossale – considerato che i marchi cinesi sgomitano per distribuire le proprie auto elettriche in Italia ma a quanto pare non sono ugualmente eccitati dall’idea di produrre nel nostro Paese le loro vetture – doccia fredda per il governo Meloni che, com’è noto, sta passando in rassegna i costruttori cinesi al fine di trovare un’alternativa a Stellantis, con cui i rapporti sono ormai ai minimi termini.
DOPO CHERY ANCHE DONGFENG DICE ADDIO ALL’ITALIA?
L’ultimo caso aveva riguardato Chery, con la quale pareva le trattative fossero ormai a uno stadio avanzato. Anche allora tutto sembrava andare liscio ma all’improvviso il dialogo s’è interrotto e i cinesi hanno preferito impiantare la loro prima fabbrica in Spagna, da sempre concorrente agguerrito sul piano industriale.
Secondo quanto Start ha potuto appurare, nell’ambiente circolano due motivazioni diverse: la più probabile è che gli spagnoli abbiano semplicemente offerto condizioni migliori, ma col passare delle ore si fa strada anche l’ipotesi che il governo, preso dalle trattative con Stellantis (e intimorito dalla possibilità di indispettire Carlos Tavares) abbia interrotto i contatti troppo a lungo, dando a Chery (che intende rispettare una roadmap ben precisa per dare inizio all’invasione di auto elettriche) l’impressione che la controparte istituzionale non stesse facendo sul serio.
COSA C’È DIETRO?
Impossibile comprendere, soprattutto a stretto giro, con le bocce ancora in movimento, cosa sia accaduto nelle ultime ore con Dongfeng da portare il marchio a questa rapida retromarcia sulla possibilità di produrre in Italia.
Quel che è certo è che la trattativa esisteva, essendo stata confermata da ambo le parti, ma a quanto pare il costruttore cinese preferiva rimanesse carsica. Forse perché ne sta portando avanti di analoghe in altri Paesi, o forse c’entra in qualche modo Stellantis che, non dimentichiamolo, è partner del marchio cinese…