“Sull’elettrico siamo pronti, non si può tornare indietro”. Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, lo ripete a ogni occasione, acuendo peraltro il solco col governo italiano che per l’automotive nel Vecchio continente avrebbe ben altri piani. Eppure, la strategia industriale del Gruppo relativa all’elettrificazione dei numerosi marchi in scuderia continua a perdere pezzi. Qualche settimana fa la joint venture con i francesi di Total e i tedeschi di Mercedes ha perso i fondi pubblici del Pnrr per la mancata realizzazione della gigafactory di batteria a Termoli (conversione necessaria per salvare un impianto che oggi produce motori a scoppio dando lavoro a 2mila persone), dati i continui rinvii del progetto da parte privata. Nelle ultime ore, invece, è saltata del tutto un’altra jv, quella con Orano, multinazionale francese nata nel 2017 da una costola del colosso dell’energia nucleare Areva, finalizzata al riciclo delle batterie. Operazione essenziale dato che le industrie europee hanno scarso accesso alle materie prime indispensabili per la mobilità elettrica.
GIA’ SCARICA L’ALLEANZA ELETTRICA CON ORANO
Era il 24 ottobre 2023 e sul sito Stellantis compariva la seguente nota: “Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite hanno evidenziato la necessità di trovare soluzioni come questa, con Orano, per affrontare la sfida della scarsità di risorse naturali e della sostenibilità”, la dichiarazione di Alison Jones, Senior Vice President della business unit Economia Circolare di Stellantis.
L’ACCESSO A COBALTO, NICHEL E LITIO…
Per questo “Stellantis N.V. e Orano” annunciavano “la firma di un memorandum d’intesa per la creazione di una joint venture incentrata sul riciclo delle batterie dei veicoli elettrici a fine vita e materiali di recupero provenienti dalle gigafactory in Europa allargata e Nord America. Questo accordo – continuava il comunicato – rafforza la posizione di Stellantis nella catena del valore delle batterie per veicoli elettrici e assicura un ulteriore accesso a cobalto, nichel e litio necessari per l’elettrificazione e la transizione energetica”.
L’HUB DI DUNKERQUE
La joint venture si sarebbe dovuta avvalere della tecnologia a basse emissioni di carbonio di Orano che si distacca dai processi esistenti consentendo il recupero di tutti i materiali dalle batterie agli ioni di litio e la produzione di nuovi materiali per i catodi.
L’accordo avrebbe dovuto consentire di produrre materiali noti anche come “massa nera” o “massa attiva” raffinati nell’impianto idrometallurgico previsto a Dunkerque, in Francia, per consentirne il riutilizzo nelle batterie e chiudere così il ciclo dell’economia circolare.
L’ENNESIMO PIANO FRANCOCENTRICO
Alla firma del memorandum peraltro non era passato inosservato come la Francia continuasse a essere centrale nei piani del Gruppo, anche quelli afferenti al riciclo dei materiali (dato che Stellantis ha il proprio hub circular a Torino, ci si aspettava un impianto nelle vicinanze).
CHE SUCCEDE ORA?
Undici mesi dopo le due aziende hanno fatto sapere di aver perduto l’intenzione di “perfezionare” i contratti che avrebbero dovuto portare alla costituzione di un’impresa congiunta. Un comunicato congiunto piuttosto scarno, nel quale non si precisano quali siano state le cause del mancato accordo, quasi certamente connesse al forte rallentamento della domanda nel Vecchio continente. Questo nonostante Tavares continui a dire che bisogna procedere in quella direzione e Stellantis è già pronta a elettrificare i propri march.