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Tesla

Elon Musk ribalta il top manager della Model 3. Basterà a salvare Tesla?

Tesla continua a mancare gli obiettivi di produzione della Model 3 ed Elon Musk ha deciso di prendere il controllo del dossier. Articolo di Giusy Caretto In casa Tesla le cose continuano ad andare male: la produzione della Model 3 continua a non ingranare, i numeri delle auto assemblate a settimana sono ancora troppo bassi,…

In casa Tesla le cose continuano ad andare male: la produzione della Model 3 continua a non ingranare, i numeri delle auto assemblate a settimana sono ancora troppo bassi, rispetto ai target fissati e promessi nelle scorse settimane.

Sulle sorti dell’azienda, domenica 1 Aprile, Elon Musk, ceo e fondatore, ci aveva provato anche a scherzare su e con tweet aveva annunciato la bancarotta del gruppo. Un pesce d’aprile in piena regola, che sembrava voler esorcizzare, in realtà, quanto potrebbe accadere tra qualche mese, mentre al numero uno non è rimasto che provare a cambiare il futuro prendendo le redini della produzione della Model 3.

LA PRODUZIONE NON DECOLLA

2.000 Model 3 a settimana nel primo trimestre 2018: nonostante per l’azienda possa rappresentare un buon risultato, bisogna ammettere che sono sempre meno delle 2.500 previste, obiettivo già ridimensionato in passato per via dei numerosi problemi.

Entro giugno dovrebbe produrre 5.000 esemplari ogni sette giorni lavorativi. I precedenti obiettivi, clamorosamente mancati, prevedevano 5.000 vetture a settimana entro la fine del 2017 e10.000 per la fine del 2018.

MUSK PRENDE IL CONTROLLO DELLA PRODUZIONE

La soluzione potrebbe essere un cambio di ledearship. Il CEO di Tesla, Elon Musk, ha preso in carico la produzione della berlina elettrica di punta della compagnia, mettendo da parte l’ex dirigente di Apple Doug Field, che adesso dovrà concentrarsi su altro, sempre in Tesla.

“La produzione della Model 3 è la massima priorità in Tesla, quindi Elon concentrerà il suo tempo su questo obiettivo, mentre Doug Field si concentra sull’ingegneria dei veicoli”, ha detto un portavoce di Tesla.

NON VA MEGLIO ALLA MODEL S

Ma la produzione della Model 3 non è l’unico problema di Tesla. La scorsa settimana, la casa autombilistica elettrica ha annunciato un richiamo volontario di 123.000 veicoli Model S a causa di un problema con un componente del servosterzo, mentre la settimana scorsa il National Highway Traffic Safety Administration ha avviato un’indagine sul ruolo dell’Autopilot in occasione dell’incidente di una vettura Tesla in cui è morto il conducente.

TESLA BRUCIA TROPPI SOLDI

Ma le brutte notizie non finiscono qui. Sempre nei giorni scorsi, infatti, l’agenzia di rating Moody’s, in un documento ufficiale, ha declassato il giudizio sul debito di Tesla, da B2 a B3, sei livelli al di sotto dello status di riferimento “investment grade”. Per Moody’s, semplificando, Tesla sta vivendo un momento critico sul piano della disponibilità di cassa e sta bruciando capitali ad una velocità tale che l’azienda potrebbe presto fallire, se non dovesse arrivare un’importante iniezione di denaro fresco, pari alla cifra di oltre 2,9 miliardi di dollari. I soldi potrebbero anche arrivare, ma Musk dovrà pagare interessi elevatissimi, visto il rischio B3 che gli viene assegnato.

“Le prospettive negative per l’azienda fotografano il fatto che dovrà affrontare a breve termine un grande aumento di capitale, o un rifinanziamento sul mercato”, denuncia Moody’s, convinta che l’azienda “non è in grado di garantire: 1) i circa 500 milioni di dollari di uscite previste per la sua attività industriale normale; 2) gli investimenti per 2 miliardi di dollari previsti per incrementare sensibilmente la sua capacità produttiva; 3) la copertura dei debiti e i titoli convertibili in scadenza entro la prima metà del 2019”.

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