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MARINA SINGAPORE

Ecco le navi multiruolo della Marina di Singapore

Taglio delle prime lamiere della prima delle sei unità Multi-Role Combat Vessel (MRCV) destinate alla Marina di Singapore, che saranno tutte realizzate nei cantieri del grande gruppo locale attivo nella difesa ST Engineering. L'approfondimento di Giovanni Martinelli

L’annuncio è arrivato quasi in sordina, sostanzialmente nel solco di quello che è stato fino a oggi lo sviluppo delle future Multi-Role Combat Vessel (MRCV) destinate alla Marina di Singapore. Un aspetto peraltro singolare dato che, di solito, questa particolare città-Stato è alquanto trasparente nel rapporto con l’esterno riguardo i temi legati alla difesa e alle proprie Forze Armate. E invece, in questa occasione, così non è; probabilmente per le caratteristiche innovative del progetto in questione e tali da richiedere una certa dose di riservatezza..

Un annuncio, si diceva; quello cioè legato al taglio delle prime lamiere della prima di queste 6 unità, che saranno tutte realizzate nei cantieri del grande gruppo locale attivo nella difesa ST Engineering. Proprio quest’ultimo si sta occupando di tutta la fase di progettazione finale e, per l’appunto, della costruzione delle navi previste sulla base di un contratto firmato il 27 marzo 2023 con il Ministero della Difesa di Singapore e con la Defence Science and Technology Agency (DSTA); cioè l’organizzazione governativa che si occupa dello sviluppo delle tecnologie più innovative a servizio della Difesa di quel Paese.

Ma il dato interessante è che la stessa DSTA, in accordo ovviamente con ST Engineering, ha assegnato un contratto anche a Saab Kockums (che poi ha stretto a sua volta una partnership con l’azienda danese Odense Maritime Technology o OMT) perché collaborasse e apportasse il proprio know-how proprio nelle fasi di progettazione. Una scelta non sorprendente, perché la collaborazione tra il gruppo locale e quello svedese è già solida, essendo nata in occasione dello sviluppo delle 8 unità della classe Indipendence da poco entrate in servizio con la Republic of Singapore Navy.

Da un punto di vista tecnico, è da sottolineare è che queste 6 future MRCV entreranno in servizio allo scopo di sostituire le altrettante piccole corvette dalla classe Victory ma, come vedremo tra poco, nulla delle nuove unità ricorderà le caratteristiche e le capacità di quelle attualmente in servizio. Dunque, si assisterà nei fatti a una sorta di “cambio di paradigma”.

UN NUOVO CONCETTO DI PIATTAFORMA PER LA MARINA DI SINGAPORE

Per quanto infatti l’idea in sé non sia del tutto nuova, perché già in fase di applicazione in altri ambiti per alcune marine militari, resta il fatto che le MRCV saranno di fatto le prime unità da combattimento che avranno non solo le capacità tradizionali di una simile unità ma anche (anzi, soprattutto) altre ben più innovative. Nello specifico, la capacità  di operare come “mothership” (ovvero, nave madre) per vari sistemi/piattaforme “unmanned”; altrimenti detto, i “droni”.

Ma procediamo con ordine: come accennato in precedenza, non sono molte le informazioni disponibili. Tanto che una parte della analisi tecnica si dovrà inevitabilmente svolgere all’insegna di una ampio ricorso al condizionale.

Per quanto riguarda le dimensioni, diverso fonti hanno fatto riferimento a un progetto (anticipatore peraltro del concetto stesso di MRCV) già esistente nel “catalogo” di ST Engineering e cioè la “Multi-Role Combatant” Vanguard 130. Una piattaforma quindi di 130 metri di lunghezza, 19 di larghezza e un dislocamento approssimativo di 5.000 tonnellate. In realtà però, alcune recenti indiscrezioni fanno riferimento a un ulteriore passo in avanti; senza cioè specificare parametri quali lunghezza e larghezza, riferiscono ora di un dislocamento che potrebbe raggiungere anche le 8.000 tonnellate (contro le 600 delle corvette della classe Victory).

Nulla si sa anche dell’apparato propulsivo; se non che avrà una configurazione cosiddetta Integrated Full Electric Propulsion (IFEP), quindi con dei motori (presumibilmente diesel) che agiranno esclusivamente come generatori. E con la corrente da essi generata che andrà perciò a soddisfare sia le esigenze in termini di propulsione, sia quelle degli apparati/sistemi di bordo. Proprio con riferimento a questi ultimi, s’inerisce un ulteriore aspetto distintivo delle MRCV: l’elevata automazione, la quale consentirà così di contenere il numero degli uomini di equipaggio. Si parla di appena una ottantina di unità, un numero davvero molto ridotto per una piattaforma del genere.

LE CAPACITÀ OPERATIVE

Si accennava poco sopra alle capacità tradizionali e a quelle innovative. Ebbene, per quanto riguarda le prime, le MRCV richiamano direttamente a quelle di una moderna fregata in termini di sistema di combattimento (cioè, sensori più armi). A bordo dovrebbe essere infatti installato un radar multifunzione Sea Fire della francese Thales, al quale saranno associati degli apparati elettro-ottici; quadro poco chiaro invece sul fronte dei sensori subacquei anche se è comunque prevedibile che sarà installato almeno un sonar (a scafo).

Piuttosto ricca anche la dotazione in quanto a sistemi d’arma; è prevista infatti l’installazione di un pezzo di artiglieria 76/62 mm della Italiana Leonardo che sarà integrato da più impianti con cannoni di piccolo calibro per la difesa ravvicinata (di tipo non ancora precisato). Molto particolare invece la dotazione missilistica antiaerea; le MRCV disporranno di sistemi di lancio verticali predisposti per l’impiego sia dei missili MICA a più corto raggio, sia degli Aster 30 B1 NT che invece garantiscono una portata più  lunga e, perfino, una capacità di contrasto di missili balistici (entrambi i missili di produzione della europea Mbda). La dotazione sarà completata da missili antinave Blue Spear (co-prodotti dalla stessa ST Engineering e dalla Israeliana IAI) mentre non è ancora noto quale siluro sarà utilizzato.

LA NOVITÀ “MOTHERSHIP”

A questo punto, non poteva certo mancare l’analisi delle capacità innovative che saranno introdotte sulle MRCV; tutte facenti riferimento al concetto di “nave madre”, intesa come piattaforma concepita fin dall’inizio per ospitare e far operare una serie di sistemi “unmanned”. A poppa dell’unità si prevede infatti la presenza di spazi destinati a un paio di Unmanned Surface Vehicle (USV). Nelle baie laterali dovrebbero poi trovare posto degli Unmanned Underwater Vehicle (UUV), mentre nell’hangar (oltre a un eventuale elicottero) potranno essere ospitati Unmanned Aerial Vehicle (UAV); essendo previsto a centro nave uno spazio modulare destinati all’imbarco di container e/o altri equipaggiamenti, non si può escludere che a anche questo possa essere riconfigurato sempre per le operazioni con UAV.

Ricordato che ST Engineering ha nel proprio portafoglio di prodotti diversi modelli di droni in tutti campi appena menzionati, va dunque sottolineato come una loro presenza organica a bordo delle MRCV conferirà a queste unità la capacità di condurre nuove missioni (per esempio, nell’ambito della lotta alle mine) e/o ampliare quelle già disponibili (per esempio, nel contrasto ai sottomarini o nella creazione di una più ampia bolla di sicurezza intorno alla nave).

Dunque, le MRCV diventeranno a tutti gli effetti delle unità davvero polivalenti/multi-missione; dato che accanto alle più classiche (ancorché spiccate) capacità di combattimento, si aggiungeranno per l’appunto quella offerte dalla panoplia di sistemi “unmanned” imbarcati. Sistemi che, come dimostrano proprio le lezioni che arrivano dal conflitto in corso tra Ucraina e Russia, si stanno sempre più affermando come protagonisti assoluti delle operazioni militari attuali e, soprattutto, di quelle del futuro.

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