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Arabia

L’Arabia Saudita spinge per aderire al Gcap, tutti i dettagli

Che cosa ha detto il governatore dell'Autorità generale per le industrie militari dell'Arabia Saudita (Gami), Ahmed al Ohali, in occasione del World Defense Show, a proposito del Gcap e non solo

Riad rilancia la proposta di adesione al Gcap (Global Combat Air prorgramme), il programma congiunto di Regno Unito, Italia e Giappone per il sistema di combattimento aereo di sesta generazione.

“Penso che [unirsi] al programma [Gcap] sia importante per l’Arabia Saudita”, ha detto il governatore dell’Autorità generale per le industrie militari dell’Arabia Saudita (Gami), Ahmed al Ohali, in un’intervista a Breaking Defense in occasione del World Defense Show di questa settimana.

Il Regno  punta infatti a salire a bordo del progetto Gcap. La scorsa estate il principe ereditario e leader de facto Mohammed Bin Salman (nella foto) ha chiesto al Regno Unito, al Giappone e all’Italia di diventare partner a pieno titolo nel nel programma congiunto per costruire la prossima generazione di aerei da combattimento, in una mossa sostenuta dal governo britannico, come riportava il Financial TImes.

Tutti i dettagli.

RIAD RILANCIA L’INTERESSE AL PROGRAMMA TRILATERALE DI LONDRA-TOKYO-ROMA

“Penso che [aderire] al programma [Gcap] sia importante per l’Arabia Saudita ed è gestito dal Ministero della Difesa. E noi ne facciamo parte dal punto di vista della localizzazione. C’è una discussione seria [poiché] l’Arabia Saudita è molto interessata ai caccia di sesta generazione, e stiamo parlando con il Regno Unito come partner e stiamo facendo buoni passi avanti” ha spiegato a Breaking Defense Ahmad Al-Ohali, governatore del Gami.

LA RICHIESTA AVANZATA L’ANNO SCORSO

Lo scorso agosto Herman Claesen, amministratore delegato di Future Combat Air Systems presso BAE Systems — il colosso della difesa britannico che è uno dei principali partner industriali del progetto Gcap, insieme alla giapponese Mitsubishi Heavy Industries e all’italiana Leonardo — aveva affermato al Financial Times che i colloqui sull’offerta di Riyadh si sono svolti a livello governativo e che l’obiettivo della sua azienda era quello di consegnare il programma in tempo, sebbene stesse “sostenendo il governo del Regno Unito con le sue conversazioni”.

Ma la richiesta di Riad ha creato tensioni nell’alleanza, con il Giappone contrario alla sua adesione mentre Regno Unito e Italia sono aperti all’idea, ricorda il Ft.

Tokyo teme che la presenza di un quarto membro nell’alleanza possa ritardare la scadenza già ravvicinata. I paesi mirano a sviluppare l’aereo in circa la metà del tempo impiegato per costruire l’Eurofighter Typhoon, utilizzando metodi di produzione avanzati e strumenti digitali.

Sulla questione, è intervenuto di recente anche il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto. Sollecitato dal Corriere della Sera se fosse vero che Arabia Saudita ed Emirati potrebbero mettere dei soldi nel progetto, il ministro ha chiosato:  «Molti sono interessati ad entrare, ma non apriremo sin quando non sarà chiusa la fase costitutiva a tre. Poi, con l’accordo di tutti, potremo allargare ad altre nazioni».

LE SFIDE

Al-Ohali ha dichiarato a Breaking Defense che ci sono alcune sfide “ma penso che abbiamo delle opzioni e sappiamo di cosa abbiamo bisogno. Come disse sette anni fa Sua Altezza Reale il Principe Mohammed, non ci sarà alcuna transazione di armamenti senza localizzazione. Per noi, questo è il nostro motto… non ci sarà alcuna transazione senza una localizzazione seria, dignitosa e importante in Arabia Saudita”.

Il governatore di Gami ha aggiunto che il Regno vede potenziali contributi al Gcap nei settori della produzione, dello sviluppo e della tecnologia, oltre a fornire capitale umano per il programma. Ma alla fine, l’Arabia Saudita deve essere pienamente coinvolta, “altrimenti per noi non ha senso”.

QUALE CONTRIBUTO PER L’ARABIA SAUDITA AL GCAP?

A differenza di Regno Unito, Giappone e Italia, nazioni con una vasta esperienza industriale nella progettazione e produzione di aerei da combattimento, l’Arabia Saudita ha costantemente fatto affidamento sulle importazioni straniere piuttosto che sui fornitori e sulle tecnologie aeronautiche nazionali per acquisire nuove piattaforme, ricorda Breaking Defense.

Con tutta una serie di importanti fornitori di armi e sottosistemi già legati allo sforzo Gcap, Riad deve ancora articolare pienamente l’entità del contributo che potrebbe dare agli accordi di condivisione del lavoro dell’industria.

Come spiega ancora la testata americana, “questi accordi sono in genere fortemente contestati dalle nazioni partner che cercano tutte di massimizzare i rendimenti: ogni nazione vuole quanta più produzione interna possibile e i benefici economici che ne derivano. Ma in termini finanziari, Riad ha il sopravvento ed è in grado di offrire denaro aggiuntivo tanto necessario per Gcap che potrebbe potenzialmente alleviare le preoccupazioni sui costi di sviluppo e sulla salute a lungo termine del progetto”.

Intanto, sempre in occasione del World Defence Show, il Ministero degli Investimenti dell’Arabia Saudita (Misa) e l’Autorità Generale per l’Industria militare (Gami) hanno annunciato la firma di un Memorandum of Understanding (MoU) con Leonardo, capofila industriale del Gcap per l’Italia, che ha l’obiettivo di discutere, sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità di collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa.

Uno spiraglio in più per Riad dopo la sigla di questo accordo?

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