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Chip Stellantis

Perché i microchip fanno crollare Stellantis, Toyota e non solo

La carenza di chip continua a impattare le case automobilistiche in Europa e nel mondo: ecco i risultati (e gli obiettivi) di Stellantis, Toyota, Geely, Volkswagen e non solo

La carenza di microchip, iniziata verso la fine del 2020 e probabilmente destinata a durare ancora a lungo, continua a impattare la produzione di veicoli e le performance in borsa dei produttori automobilistici.

COSA SUCCEDE A TOYOTA

L’azienda giapponese Toyota, ad esempio, ha perso oggi il 4,4 per cento alla borsa giapponese – è il più grande calo giornaliero dal dicembre 2018 – e ha spinto la media dell’indice Nikkei, quello che contiene le 225 maggiori compagnie quotate a Tokyo, al suo livello più basso in sette mesi.

Il crollo di Toyota è legato a un articolo del quotidiano giapponese Nikkei Asia, nel quale si legge che la società taglierà del 40 per cento la produzione globale di veicoli per il mese di settembre, rispetto ai livelli precedentemente pianificati: da poco meno di 900mila unità, quindi, a circa 500mila. Ci saranno quindi ripercussioni sugli stabilimenti in Giappone, Cina, America del nord ed Europa.

La decisione è motivata proprio dalla difficoltà di accesso ai semiconduttori, benché fino ad ora Toyota fosse stata colpita dalla crisi meno di altre aziende rivali grazie ai maggiori livelli di scorte in suo possesso (una politica adottata dopo gli sconvolgimenti alla filiera causati dal terremoto a Fukushima del 2011). Ad aggravare la situazione di scarsa disponibilità di chip sta contribuendo la ripresa dei contagi da coronavirus in Asia.

COME VA GEELY

Le cose vanno leggermente meglio per l’azienda cinese Geely, che ieri ha mantenuto i suoi obiettivi di vendita annuali di 1,5 milioni di veicoli. Questo, unito alla crescita delle entrate registrata nella prima metà del 2021, ha permesso alle azioni di crescere di quasi il 4 per cento.

Geely, però, ha fatto sapere che “il recente peggioramento della carenza di chip e la ripresa dei casi di COVID-19 nel mondo potrebbero rappresentare una minaccia significativa alle nostre performance di vendita nei prossimi mesi”. La società conta comunque di bilanciare la crisi e registrare forti volumi di vendita nella seconda metà del 2021 con il lancio sul mercato di nuovi modelli.

Più del 90 per cento delle auto prodotte da Gelly sono vendute in Cina, anche se l’azienda sta cercando di potenziare le esportazioni verso il Sudest asiatico e l’Europa. Nella prima metà del 2021 ha venduto 630.237 veicoli in Cina: una crescita del 19 per cento, inferiore però a quella del mercato automobilistico cinese (+27 per cento).

COME VA STELLANTIS

Stellantis – che controlla marchi come FIAT, Chrysler, Citroen, Opel, Peugeot e Alfa Romeo – ha perso il 2,5 per cento alla borsa di Milano.

Come nota l’agenzia Radiocor, molte altre società partecipate dal gruppo Agnelli hanno riportato perdite: Exor è calata del 2,9 per cento; Ferrari del 3,2 per cento; CNH Industrial – che produce macchinari per l’agricoltura e veicoli commerciali – il 2,2 per cento.

Alla borsa di Parigi Stelllantis ha perso l’1,8 per cento.

LA PERFORMANCE DEL SETTORE AUTO IN EUROPA

La crisi dei microchip e le incertezze sull’andamento del settore automobilistico hanno riguardato molte aziende in tutta Europa. Il sottoindice di riferimento, lo STOXX Europe 600 Automobiles & Parts, ha perso il 2,3 per cento.

Oltre a quelle citate, a Milano è calata del 2 per cento Pirelli. A Parigi, invece, Valeo (società francese di componentistica auto) ha perso il 3 per cento; Renault il 2 per cento; Michelin l’1,6. Alla borsa di Francoforte Continental ha riportato un calo del 2,5 per cento; Volkswagen del 2; BMW e Daimler dell’1,9 ciascuna.

CALI ANCHE PER I PRODUTTORI DI CHIP

La crisi dei semiconduttori ha penalizzato anche STMicroelectronics, società italo-francese di componentistica elettronica, che alla borsa di Milano ha perso il 3,2 per cento e a quella di Parigi il 2,1.

Il valore di Infineon Technologies, produttore tedesco di semiconduttori, alla borsa di Francoforte è calato del 3,5 per cento.

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