Sul delicato fronte della ricarica delle auto elettriche, ancora troppo lenta e difficile vista l’assenza di infrastrutture e colonnine un po’ ovunque, sembra essere duplice la strategia di Stellantis, tra i pochi grandi Gruppi a non avere ancora adottato lo standard per le ricariche di Tesla che si sta velocemente imponendo negli Stati Uniti d’America.
LA DOPPIA STRATEGIA STELLANTIS PER RICARICARE LE AUTO ELETTRICHE
Da un lato il gruppo guidato da Carlos Tavares intende sperimentare in Europa il cosiddetto Battery Swapping che va tanto di moda in Cina e che consiste nel sostituire la batteria in apposite stazioni di servizio anziché ricaricarla. Pare impossibile ma richiede la metà del tempo. Ed è il fattore per il quale sempre più marchi asiatici, come si vedrà a breve, ci stanno investendo.
Dall’altro ha dato vita a una joint venture particolarmente variegata, che include Case europee, statunitensi e orientali (le tedesche BMW e Mercedes-Benz, l’americana General Motors, la giapponese Honda e le coreane Hyundai e Kia) per realizzare colonnine ad alta potenza.
SE NON PUOI VELOCIZZARE… RENDI LE PAUSE DIVERTENTI
In questo caso pare che il piano di Stellantis & Co. non sia tanto quello di sviluppare una tecnologia iper veloce, che al momento si scontrerebbe con i limiti delle attuali batterie, quanto quella di creare un “brand” riconosciuto in cui sia piacevole sostare.
Allo studio già 30 mila punti di ricarica ad alta potenza (dotati ovviamente del connettore Ccs per intercettare i sussidi statali della Casa Bianca, sia del Nacs di Tesla per aprirsi alla maggior parte di marchi attualmente in commercio) tra Stati Uniti e Canada, dotati di una pluralità di servizi: ristorazione, commercio al dettaglio, giochi e non specificate attività per lo svago degli automobilisti in sosta forzata.
Al posto di comando della nuova joint venture è stato messo un amministratore delegato di comprovata esperienza: Seth Cutler, già in EV Connect, Electrify America e General Electrica. Chiaro l’intento di dare fastidio a Tesla, non tanto sul fronte dei connettori, dove oramai la partita è già stata vinta da Elon Musk, quanto su quello della “qualità della pausa”.
CHI HA ADOTTATO LO STANDARD NACS DI TESLA
Come si diceva, la quasi totalità delle grandi Case (molte delle quali fanno parte della jv rivale di Stellantis) è già salita a bordo della tecnologia proprietaria di Tesla. L’ultima lo scorso anno era stata la rivale delle auto elettriche di gran lusso, Lucid, e prima – a maggio – Ford, unendosi a General Motors (Buick, Cadillac, Chevrolet e GMC), Genesis, Hyundai e Kia, Nissan con Infiniti, Toyota con Lexus, Honda con Acura, Fisker, Jaguar, Mercedes, Rivian, Subaru e Volvo con Polestar. Una vittoria insperata per Musk era già stato ottenere l’adesione di Audi, Porsche, Scout e Volkswagen, BMW, Mini e Rolls-Royce. Poche settimane fa si è unita anche Mazda.
DAVVERO STELLANTIS PUNTA TUTTO SULLO SWAPPING?
Stellantis, come la maggior parte delle Case cinesi, sembra aver iniziato a credere che il futuro dell’auto elettrica non sia nelle colonnine di ricarica: lente e ancora troppo poche. Il quarto gruppo automobilistico mondiale sta infatti investendo nel battery swap, soluzione abbandonata da Tesla tempo fa.
Il fatto che la strada della sostituzione delle batterie invece di ricaricarle venga battuta da Geely, Nio, Chery e Jac che stanno dando vita a una vera alleanza cinese per il battery swapping fa sì che lo scenario resti mutevole e aperto: il peso dei marchi coinvolti sarebbe infatti virtualmente in grado di sovvertire gli equilibri mondiali imponendo i box per i pit stop sulle colonnine di ricarica. Di fronte a simili incognite si intuisce insomma il doppio investimento di Stellantis per barcamenarsi tra i varii fronti.