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gedi elkann

Cosa farà Fca con il prestito di Intesa Sanpaolo garantito da Sace (Cdp-Mef)

Condizioni e obiettivi del finanziamento di Intesa Sanpaolo garantito da Sace (Cdp-Mef) a Fca Italy, controllata dalla holding Fca (sede legale in Olanda e sede fiscale a Londra)

“Supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani”.

E’ questo l’obiettivo – messo nero su bianco dal gruppo Fca ieri, dopo 10 giorni dalla prima indiscrezione del Fatto Quotidiano – del prestito chiesto dalla controllata del gruppo Fca (Fca Italy) a Intesa Sanpaolo con la garanzia di Sace (Cdp-Mef) sfruttando la norma prevista decreto Liquidità.

La controllata di Fca può accedere alla garanzia dello Stato perché ritiene di avere tutti i requisiti previsti per operazioni del genere dal decreto Liquidità (qui l’approfondimento di Start con una scheda sulla norma inserita nel decreto Liquidità).

Vediamo ora come i principali quotidiani italiani hanno presentato oggi l’operazione.

In fondo c’è il comunicato stampa integrale del gruppo Fca che non contiene, peraltro, alcune tesi che i vertici del gruppo hanno sostenuto nel corso dell’incontro con i sindacati, quando hanno stimmatizzato l’assenza di aiuti diretto al comparto auto nel decreto Rilancio.

CHE COSA DICE IL SOLE 24 ORE:

“La richiesta arriva dopo che Fca e Psa, al lavoro per fondersi entro l’inizio del 2021, hanno annunciato di aver rinunciato alla distribuzione del dividendo da 1,1 miliardi preannunciato – ha scritto oggi il Sole 24 Ore – La scelta di non remunerare gli azionisti rappresentava la condizione chiave, insieme all’impegno a non approvare l’acquisto di azioni proprie, per rientrare nei requisiti previsti dal Decreto liquidità e poter accedere a prestiti con garanzia dello Stato (condizioni agevolate e tasso molto basso), a valere sul plafond gestito da Sace, con Intesa Sanpaolo principale finanziatore. La procedura prevede una sorta di istruttoria che secondo quanto si apprende sarebbe oramai quasi terminata. Il dossier nei prossimi giorni dovrebbe finire sui tavoli dei cda di Intesa Sanpaolo e di Sace per poi essere inviato al Ministero dell’Economia deputato a rilasciare, a quel punto, la garanzia tramite decreto”. “Condizione chiave è che le risorse siano utilizzate esclusivamente per stabilimenti produttivi e attività imprenditoriali localizzati in Italia”, sottolinea il quotidiano economico-finanziario.

CHE COSA DICE IL CORRIERE DELLA SERA

“Un prestito da 6,3 miliardi di euro ad un tasso agevolato con parziale garanzia della Sace (ossia in ultima istanza dal ministero del Tesoro) per sostenere le attività italiane di Fca, con i suoi 54mila dipendenti e i circa 300mila nella componentistica e nella distribuzione e assistenza dei veicoli. Un finanziamento assimilabile ad un contratto di filiera — da rimborsare entro tre anni — con rilevanza sistemica sull’automotive, coerente con la missione di Intesa Sanpaolo nel supportare l’economia del Paese”. Così oggi il Corriere della Sera descrive l’operazione in cantiere che coinvolge Fca, Intesa Sanpaolo e Sace: “La richiesta di Fca arriva attraverso Fca Italy, sfruttando la norma introdotta dal governo. Un importo pari al 25% del fatturato 2019, tetto previsto da Sace, che ammonta a 25,2 miliardi, a sua volta un quarto dei ricavi globali di gruppo, pari a 108 miliardi. Fca ha spostato la sede legale ad Amsterdam per usufruire della normativa sul voto multiplo. A variare è stata anche la sede fiscale, con un trasferimento a Londra per risparmiare le imposte sui dividendi ai soci, tra cui l’azionista Exor, la holding che fa capo alla famiglia Agnelli. Negli ultimi tre anni la controllata Fca Italy ha chiuso i bilanci in rosso (-1,1 miliardi nel 2016, -673 milioni nel 2017, per -1,25 miliardi nel 2018), complici le difficoltà del mercato dell’auto ora travolto dalle misure di lockdown, con il quasi azzeramento delle immatricolazioni(-98% ad aprile)”.

L’Agenzia delle Entrate – ha ricordato il Corriere della Sera – “ha avviato un accertamento nei confronti di Fca per omesso versamento della Exit Tax, prevista dal 1995 per tutte le aziende che spostano la residenza all’estero. Il procedimento si è concluso con un’adesione volontaria da parte di Fca, che ha deciso di pagare a rate oltre 700 milioni, sanando il pregresso e avvalendosi delle compensazioni debiti/crediti in forza degli ultimi bilanci in rosso”.

CHE COSA DICE REPUBBLICA

Ha scritto Repubblica, edito da Gedi che fa capo a Exor (azionista di Fca): “È un’operazione del tutto innovativa, quella che vede protagonisti in queste ore Fca, il governo italiano e Intesa Sanpaolo”. Il prestito  “servirà ad assistere con nuova liquidità tutta la filiera del settore “automotive”, raggiungendo decine di migliaia di lavoratori e di piccole e medie imprese del settore per cui sarebbe stato difficile – o addirittura impossibile – ottenere simili risultati individualmente”. I soldi prestati da Intesa Sanpaolo arriveranno – “è anche questa è un’innovazione”, sottolinea Repubblica – “attraverso conti correnti dedicati, direttamente ai fornitori di Fca. Soldi solo a loro e solo in Italia, in modo da assicurare nel modo più rapido possibile, e con la garanzia di pagamenti regolari per il futuro, la liquidità di cui hanno bisogno. Liquidità che entrerà direttamente in circolo nell’economia italiana sotto forma di commesse per le aziende della filiera automotive e che da qui andranno ad alimentare anche altri settori”.
Conclusione di Repubblica: “Il primo grande prestito garantito dallo Stato dell’era post-Covid 19 si avvia quindi ad essere uno strumento che coinvolge, anche grazie alla forza di una grande azienda multinazionale fortemente radicata in Italia, numeri importanti di imprese e lavoratori sul territorio e dà una spinta forte all’economia del Paese, che mai come in questo momento ne ha bisogno. Uno strumento che potrebbe essere adottato con risultati significativi anche per filiere diverse dall’automotive – è il caso della moda come dell’agroalimentare – che vedono in Italia la combinazione di grandi attori in grado di competere a livello mondiale e di numerose imprese, anche di piccole dimensioni, che lavorano con loro”.

I NUMERI DI FCA SECONDO IL SOLE

“Il fatturato 2019 aggregato italiano di Fca è stato pari a 25.293 milioni (circa un quarto del fatturato totale mondiale, pari a 108.187 milioni). Questo a fronte di un numero di dipendenti in Italia di 53.400 in 16 stabilimenti produttivi e 16 poli di ricerca e sviluppo. Guardando poi all’indotto, la filiera automotive conta circa 400.000 addetti: ai circa 53.400 dipendenti diretti di Fca si aggiungono 220.000 addetti diretti e indiretti della filiera automotive e 120.000 addetti alla distribuzione, vendita ed assistenza dei veicoli.”

I DATI DEL SETTORE SECONDO IL SOLE

“Nel complesso la filiera auto rappresenta più del 7% degli occupati del settore manifatturiero. E il fatturato di questo comparto ammonta a quasi 106 miliardi, pari all’11% del fatturato della manifattura in Italia e al 6,2% del Pil nazionale. La filiera automotive ha complessivamente contribuito al gettito fiscale del Paese nel 2018 (ultimo dato disponibile) per oltre 76 miliardi (pari al 16% delle entrate tributarie totali dello Stato)”.

LA NOTA DATATA 16 MAGGIO DEL GRUPPO FCA

FCA Italy S.p.A (“FCA” o “la Società”), alla luce delle recenti indiscrezioni di stampa, conferma di avere avviato una procedura con il Governo italiano (il Ministero dell’Economia e Finanze –
MEF, e il Ministero dello Sviluppo Economico – MISE) per l’ottenimento di una garanzia da SACE, l’agenzia italiana per il credito all’export (parte del gruppo a partecipazione statale Cassa
Depositi e Prestiti S.p.A.), il tutto secondo quanto previsto dal c.d. Decreto Liquidità recentemente emanato. A tale riguardo è stato avviato un dialogo con Intesa Sanpaolo, la maggiore banca italiana, per il perfezionamento di una linea di credito a tre anni, destinata esclusivamente alle attività italiane del Gruppo FCA e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10.000 piccole e medie imprese, a seguito alla riapertura degli stabilimenti italiani, avviata a fine aprile.

In base ad un innovativo meccanismo, applicato inizialmente alla filiera automotive, tutte le erogazioni derivanti dalla linea di credito sarebbero gestite attraverso conti correnti dedicati,
accesi con Intesa Sanpaolo al solo scopo di supportare la gestione operativa dei pagamenti alla filiera italiana dei fornitori, sostenendone i livelli di liquidità e garantendo al contempo la ripartenza delle produzioni e gli investimenti negli impianti italiani. In base alle disposizioni del Decreto Liquidità l’ammontare della linea di credito dovrebbe essere pari al 25% del fatturato consolidato delle società industriali del gruppo FCA in Italia e cioè fino a €6,3 miliardi.

L’innovativo accordo riconoscerebbe il ruolo del settore automobilistico nazionale, di cui FCA, insieme ai fornitori e ai partner è il fulcro, nella ripartenza del sistema industriale italiano. Tale
posizionamento sarà rafforzato nei prossimi anni dall’ampio piano di investimenti già presentato e confermato come testimoniano i recenti avvii della produzione dei nuovi modelli Fiat 500
elettrica a Torino e Jeep Renegade e Compass PHEV a Melfi.

Nel suo complesso il comparto dell’automotive è un settore chiave dell’industria italiana: e lo è sia per rilevanza che per struttura. Da solo equivale a circa il 6,2% del Pil italiano e da
occupazione a circa il 7% dell’intero settore manifatturiero. L’ecosistema automobilistico italiano rappresenta uno dei punti di forza, riconosciuto a livello mondiale, del Paese, oltre a essere uno dei maggiori bacini di know-how specializzato a livello industriale e commerciale in Europa. Questo comparto determina i maggiori investimenti in ricerca e innovazione del Paese, base fondamentale per garantire la futura competitività economica in un epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti tecnologici.

La nuova linea di credito, che si inserirebbe nell’ampio programma di FCA per una ripresa in sicurezza delle attività in Italia, farebbe seguito a un periodo senza precedenti, in cui le azioni
tempestive messe in atto per mettere al sicuro dipendenti, famiglie e comunità durante l’emergenza da Covid-19, hanno comportato il totale blocco della produzione e delle attività di vendita di FCA in Italia, con un drastico e inevitabile impatto sul breve e medio termine dell’intero ecosistema automobilistico.

FCA è la più grande società industriale in Italia, che impiega in maniera diretta 55.000 persone in 16 stabilimenti produttivi e 26 poli dedicati alla Ricerca e Sviluppo. Inoltre, più di 200.000 posti
di lavoro nelle 5.500 società fornitrici italiane altamente specializzate, sono direttamente legati al successo della continuità operativa della Società. Altri 120.000 posti di lavoro in 12.000
imprese di tutte le dimensioni sono coinvolti nei concessionari e nell’assistenza ai clienti a supporto dell’industria automobilistica italiana. Inoltre, il 40% del fatturato annuale dal settore
italiano della componentistica automotive – pari a 50 miliardi di euro – deriva dalle commesse di FCA.

Ripresa in salute e sicurezza sono le principali priorità del piano di FCA. Grazie anche al supporto di sindacati e di esperti, la Società ha messo in campo dei protocolli che rappresentano un punto di riferimento in Italia per il rientro al luogo di lavoro. Nonostante ciò, la riapertura degli stabilimenti di FCA e di tutto il settore dovrà inevitabilmente essere graduale. La procedura avviata mira a rafforzare la resilienza finanziaria dell’intero settore automotive italiano durante quello che sarà inevitabilmente un lungo e complesso periodo di ripresa.

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