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Fca Dieselgate

Ecco come Fca strattona il governo: nessun aiuto al settore nel decreto Rilancio

Che cosa ha detto l’amministratore delegato di Fca, Pietro Gorlier, ai sindacati. L'intervento di Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl

 

Si è appena conclusa la call tra l’amministratore delegato di Fca, Pietro Gorlier, e i segretari generali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Aqcf.

Fca ci ha ufficializzato la notizia relativa al suo negoziato per ottenere prestito con Banca Intesa Sanpaolo e la garanzia di Sace.

L’azienda ha richiesto accesso a misure previste da decreto Liquidità dopo che si è azzerato per due mesi il fatturato.

Nel decreto Rilancio, azienda e organizzazioni sindacali sono rimasti delusi per la totale assenza di misure per sostegno al mercato dell’auto. Si quantificano circa 0€ su 55 miliardi.

L’11 maggio tutto il sindacato italiano insieme ad Anfia, l’associazione dei costruttori di auto avevano richiesto, attraverso un documento congiunto, un sostegno per il rinnovo del parco auto verso veicoli meno inquinanti.

Il governo purtroppo ha confermato come linea di politica industriale il sostegno all’acquisto di monopattini e biciclette. In un momento in cui Francia e Germania stanno sostenendo con forza l’automotive riconoscendo il valore che rappresenta per le rispettive economie e l’occupazione.

A seguito anche di ciò Fca ha richiesto accesso alle misure del decreto Liquidità: ovvero a un prestito a 3 anni, che andrà restituito.

La finalità è dovuta allo stop totale delle 5.500 società della filiera (fornitori, concessionari, etc.) che hanno gran bisogno di liquidità e non riescono ad accedervi.

Il prestito sarà per pagare fornitori e dare impatto immediato alla ripartenza.

Il 40% del fatturato annuo della componentistica annua nazionale è fatta con Fca. L’azienda ha precisato che il prestito richiesto è legato solo alla società italiana e agli investimenti italiani e ai fornitori italiani. A ciò sono collegati circa 300.000 lavoratori.

Sono confermati i 5 miliardi di investimenti in Italia e non è cosa semplice in una fase come questa.

A conferma di ciò, oltre Sevel ripartita su domanda estera, i primi 1500 lavoratori rientrati sono proprio quella di ricerca e sviluppo sui nuovi modelli in fase di lancio.

I primi risultati sono la localizzazione in Italia della produzione per l’area Emea a Melfi della Jeep Compass (che era prodotta in Messico) e della 500 elettrica (che nelle versioni precedenti era prodotta solo in Polonia).

Si conferma il percorso di fusione Fca-Psa entro il primo trimestre del 2021.

Si conferma l’obiettivo della piena occupazione per la fine del piano nel 2023.

L’ad Gorlier ha anche voluto ringraziare le organizzazioni sindacali per la grande collaborazione nella stesura dei protocolli Covid19 per il rientro in sicurezza.

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