Il governo cinese vuole che l’Unione europea cancelli i nuovi dazi sui veicoli elettrici importati dalla Cina entro il 4 luglio, cioè la data in cui le tariffe – annunciate il 12 giugno scorso e variabili tra il 17,4 e il 38,1 per cento – entreranno in vigore in maniera provvisoria. A riportare la versione di Pechino è ancora una volta il Global Times, il tabloid nazionalista legato al Partito comunista che qualche giorno fa aveva fatto sapere che i gruppi cinesi hanno chiesto alle autorità, come forma di ritorsione contro l’Europa, di alzare i dazi sulle importazioni di automobili con motore endotermico di grossa cilindrata dal Vecchio continente.
La Commissione europea ha fatto sapere che questa settimana terrà a Bruxelles dei colloqui tecnici con i funzionari cinesi, ma non sembra intenzionata a rinunciare al contrasto delle sovvenzioni sleali che negli anni la Cina ha fornito ai propri produttori automobilistici. Secondo una stima del CSIS, dal 2009 al 2023 il supporto statale cinese all’industria dei veicoli elettrici è ammontato a 230,8 miliardi di dollari.
LE CASE AUTOMOBILISTICHE CINESI HANNO BISOGNO DI ESPORTARE
Non è la prima volta, in realtà, che la Cina chiede all’Unione europea di cancellare i dazi sulle auto elettriche, mostrandosi anche disposta a negoziare. Sebbene le tariffe potrebbero comunque non bastare a risolvere lo squilibrio di competitività delle case europee rispetto ai gruppi cinesi, questi ultimi hanno bisogno di esportare in mercati ad alto margine di profitto per compensare la saturazione del contesto domestico e la “guerra dei prezzi” in corso. Gli Stati Uniti, visti gli altissimi dazi imposti dall’amministrazione di Joe Biden, sono di fatto irraggiungibili; le barriere commerciali alzate dall’Europa, per quanto molto più basse, sono comunque di ostacolo alle vendite.
COSA PENSANO ANALISTI E INDUSTRIALI
Secondo il Global Times, all’Unione europea converrebbe cancellare i nuovi dazi prima del 4 luglio (dazi che potrebbero causare un aumento dei prezzi dei veicoli elettrici e dunque disincentivare gli acquisti, già in rallentamento). Stando agli analisti sentiti da Reuters, invece, Pechino dovrà prepararsi a fare grosse concessioni.
Alicia Garcia Herrero di Bruegel non pensa che la Commissione europea farà passi indietro, e soprattutto che possa farli prima delle elezioni in Francia del 30 giugno e 7 luglio, considerato che la Francia è stato uno degli stati membri che ha spinto di più per l’imposizione delle tariffe. “La Commissione non può cambiare una decisione su cui ha riflettuto per mesi e mesi”, ha aggiunto l’esperta. La decisione finale sui dazi è prevista per il 2 novembre, quando terminerà l’inchiesta anti-sovvenzioni annunciata lo scorso settembre.
Anche Maximilian Butek, direttore della Camera di commercio tedesca in Cina, pensa che ci siano “zero possibilità” che la Commissione elimini i dazi preliminari prima del 4 luglio. La Germania si era opposta all’aumento delle tariffe, temendo ritorsioni da parte di Pechino.
Siegfried Russwurm, a capo della BDI (la più grande associazione industriale tedesca) e presidente di Thyssenkrupp (conglomerato industriale che si occupa anche di componenti auto), pensa che i dazi siano l’ultima cosa di cui abbia bisogno la Germania, una nazione esportatrice ed estremamente legata al mercato cinese: non a caso, le aziende che soffrirebbero di più gli eventuali contro-dazi cinesi sulle auto di grossa cilindrata sono proprio tedesche, come Porsche e BMW.
TUTTE LE RITORSIONI DELLA CINA
Al di là dei dazi – probabilmente del 25 per cento – sulle importazioni di auto di grossa cilindrata dall’Unione europea, la Cina ha preparato altre ritorsioni. Nei giorni scorsi ha ad esempio annunciato l’apertura di un’indagine anti-dumping sulle importazioni di carne di maiale: una misura piuttosto limitata quanto a valore economico, ma sensibile dal punto di vista politico considerato il peso elettorale degli agricoltori e allevatori.
A quella sulla carne suina potrebbe seguire un’altra inchiesta anti-sussidi, ma sui latticini.