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Tavares

Ecco chi si agita in Stellantis contro lo stipendione di Tavares

Gli ultimi subbugli sul maxi stipendio di Carlos Tavares, numero uno del gruppo Stellantis. Ecco chi lo critica

 

Ancora ieri, incontrando gli azionisti, Carlos Tavares ha ricordato che i conti del 2022 hanno costituito un record per Stellantis, grazie ricavi netti a 179,6 miliardi (+18%), un utile netto a 16,8 miliardi (+26%) e un margine del 13%, sebbene ci sia un dato che probabilmente non viene sottolineato a dovere: quel -2% alla voce “consegne”, che potrebbe essere preludio di un periodo più duro, tanto più che il mondo dell’automotive è nel pieno della transizione elettrica e che in Occidente stanno per debuttare agguerriti marchi cinesi.

Ma al momento si festeggia. “Nonostante le sfide e i venti contrari per noi è stato un anno premiante” ha detto Tavares, ricordando le prospettive per l’anno in corso: “La guidance per il 2023 resta immutata, con un margine operativo rettificato a doppia cifra e un free cash flow industriale positivo”. Rimangono invariate le previsioni per le varie aree geografiche: “Pensiamo che ci possa essere una crescita del 5% in Nord America e in Europa, in particolare in Spagna e Regno Unito, così come nel Middle East e in Africa. La nostra crescita dovrebbe essere del 3% in Sud America con un forte impulso dal Brasile. Prevediamo un +5% in India e Asia, con una solida crescita in Giappone. In Cina il gruppo dovrebbe crescere del 2%, una stima che riflette l’aumento della domanda alla fine del 2022 dopo lo stop alla tassa temporanea sulle auto”.

Tavares ha confermato gli obiettivi di riduzione del 50% le emissioni entro il 2030 e di decarbonizzazione entro il 2038: “Fra i grandi costruttori automobilistici siamo i numeri uno in termini di velocità nella marcia verso la carbon neutrality. Possiamo fare di più per il cambiamento climatico? Certo che possiamo fare di più. Abbiamo chiara una road map da seguire… Siamo già nella fase esecutiva, ad esempio il 50% dell’energia che utilizziamo viene da fonti rinnovabili. Siamo comunque la società che sta andando più forte verso il nostro obiettivo ‘Carbon zero’ del 2038”, ha proseguito il dirigente lusitano, sottolineando che il gruppo sta “generando cassa a sufficienza per finanziare gli investimenti necessari” e raggiungere i suoi obiettivi.

LO STIPENDIO STELLARE DI TAVARES

I criteri per le remunerazioni dei manager del gruppo, a iniziare da quella dell’amministratore delegato Carlos Tavares, sono stati recentemente rivisti e sono inferiori, nella componente di base, a quelle del 2021. Per Tavares si tratta di una riduzione pari a 2,1 milioni di euro. Il compenso effettivo del manager portoghese è passato da 17 milioni a 14,9 milioni, senza aumenti della base annua e del bonus.

Ma resta un compenso stellare, tanto più se Stellantis continuerà a correre: fino a 23,5 milioni di euro se verranno raggiunti gli obiettivi al 2026. Il super stipendio di Tavares ha suscitato critiche un po’ da ogni parte, pure tra gli azionisti che esattamente un anno fa nel voto consultivo era stato bocciato da circa il 52% dei soci.

LE VECCHIE POLEMICHE FRANCESI

La parigina Phitrust, compagnia di investimenti parigina che ha una quota azionaria irrisoria della Stellantis, aveva stimato un compenso di 66 milioni di euro per Tavares nel 2021, ossia più di tre volte superiore dalle cifre dichiarate dal gruppo. Il rapporto di Stellantis parlava di 19 milioni, ma l’anno scorso all’amministratore delegato sarebbero stati assegnati “piani di azioni gratuite” per un valore equo contabile di 32 milioni; inoltre, è prevista una remunerazione a lungo termine di 25 milioni di euro (con un massimo di 50 milioni).

“Questa remunerazione”, si chiedeva Phitrust, “che è la più alta tra le grandi società in Francia (e probabilmente dei gruppi quotati nell’Unione europea), è giustificata per una persona che non è l’artefice della società ma è solo il suo manager e quindi non si assume alcun rischio o sanzione finanziaria né assume alcuna responsabilità personale, tanto più che la fusione dei due gruppi non è ancora stata completata?”, la domanda faceva riferimento al fatto che Stellantis sia nata dalla fusione dei gruppi PSA (francese) e Fiat Chrysler Automobiles (italo-statunitense).

Stellantis da parte sua aveva subito smentito i calcoli dell’azionista definendoli falsi. Ma nella Francia che 12 mesi fa era alle prese col delicato ballottaggio delle elezioni presidenziali tanto era bastato perché il governo, che possiede il 6% del Gruppo per il tramite di Bpif France (investitore statale transalpino), non restasse a guardare affermando che un compenso simile “non è normale” e promettendo ai suoi elettori che si sarebbe mosso per chiedere maggiori regolamentazioni europee in materia.

LE NUOVE POLEMICHE IN ITALIA

Al di qua delle Alpi in questi giorni si è fatta sentire la Fiom-Cgil: «In questa fase di transizione ecologica, digitale e industriale — ha sottolineato il segretario Michele Marinelli — gli utili devono essere investiti sull’innovazione, su nuovi modelli, sui lavoratori e su una nuova occupazione».

Il Fondo Nazionale Pensione Complementare Cometa presieduto dall’economista Riccardo Realfonzo per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, il più grande italiano di categoria, primo per risorse gestite: oltre 13 miliardi di euro e per numero di aderenti: 450 mila, si è espresso contro in quanto i compensi variabili attribuiti al CEO sono pari all’878% del salario base nel 2022, valore decisamente al di sopra delle pratiche europee ed olandesi. Il 25% dell’incentivo di lungo periodo non dipende da alcun parametro di performance, e quindi non è allineato alla creazione di valore sostenibile. Serie preoccupazioni sono sorte sui contributi pensionistici per il CEO (119% del salario base nel 2022), che rischiano di rappresentare un vero e proprio “paracadute d’oro”. Inoltre, i compensi totali attribuiti al CEO (21,95 milioni nel 2022) risultano decisamente eccessivi nel confronto con le pratiche retributive del Gruppo (341 superiori ai salari e stipendi medi dei dipendenti).

LO STIPENDIO DI TAVARES NON HA EGUALI

Secondo Automotive News, Carlos Tavares dovrebbe ricevere un pacchetto di compensazione in contanti e azioni dal valore di circa 220 milioni di euro in cinque anni. Solo nel 2021, Tavares ha percepito circa 19 milioni di euro, più del doppio rispetto a Herbert Diess, ex capo del Gruppo Volkswagen, che ha guadagnato poco meno di 8 milioni di euro. Sempre restando ai dati del 2021, Oliver Zipse del BMW Group ha ricevuto 5,3 milioni, Ola Källenius della Mercedes-Benz 5,9 milioni, mentre Luca de Meo della Renault 5 milioni. Solo in America si possono trovare paghe pari a quelle del manager portoghese, e un esempio è Mary Barra, ceo della General Motors che ha ricevuto 19,5 milioni di euro nel 2020.

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