Lufthansa conta di entrare in Ita entro l’estate di quest’anno. Questo è quanto emerge dalla conferenza stampa del gruppo Lufthansa alla vigilia della presentazione della trimestrale che vede il gruppo tedesco in perdita operativa per 849 milioni di euro, un negativo che viene ascritto principalmente agli scioperi che ne hanno caratterizzato il periodo in questione e che è costato al gruppo circa 350 milioni di euro.
Durante la conferenza stampa molte le domande anche sul matrimonio con Ita Airways. Infatti alla domanda del giornalista del Corriere della Sera se esiste una sorta di «piano B» nel caso di esito negativo da parte dell’Antitrust Ue, il ceo di Lufthansa Carsten Spohr ha risposto che il gruppo si attiene al “piano A”. Spohr ha poi proseguito affermando che Lufthansa può vivere senza Ita, ma la questione è se Ita può vivere senza Lufthansa. Secondo Spohr, infatti sempre più persone pensano di “no” ed ecco perché l’investimento in Ita trova sempre più supporto non soltanto in Italia, ma anche a Bruxelles e in altre parti dell’Europa.
Spohr ha poi precisato che la compagnia aerea italiana ha bisogno di un futuro, si merita un futuro e quel futuro è il piano che prevede l’integrazione di Ita in Lufthansa. Il ceo di Lufthansa ha poi voluto puntualizzare un concetto: questo investimento del gruppo in Ita non riguarda soltanto la stessa Ita, riguarda anche l’economia italiana che è la terza economia più grande dell’Europa ed ha bisogno di avere la sua connettività con il resto del mondo. E poi i consumatori italiani hanno bisogno di poter scegliere, sia sui voli di corto raggio dove attualmente c’è una low cost dominante (Ryanair), sia su quelli di lungo raggio.
Sul Nord Atlantico, per esempio, non vogliamo che gli italiani dipendano soltanto dai vettori statunitensi, vogliamo che abbiano la possibilità di scegliere pure un vettore italiano cosa che Ita fornirà con il supporto del gruppo Lufthansa. Il via libera Ue è slittato di una settimana e cioè dal 6 al 13 giugno dopo che io e il ministro Giorgetti siamo stati a Bruxelles in due differenti giorni, ha sottolineato il ceo. Contiamo di ottenere l’ok come previsto in estate.
Ed è proprio sull’incontro tra il ministro Giorgetti e Margrethe Vestager, capo dell’Antitrust europeo, che si sono accesi i riflettori. Infatti la riunione avvenuta lo scorso 25 aprile non si sarebbe svolta nel clima sereno e costruttivo descritto dai vari comunicati stampa che ne anticipavano l’evento, e lo si era capito ancor prima che Giorgetti accompagnato dal presidente esecutivo di Ita, Antonino Turicchi, varcassero le porte degli uffici Ue a Bruxelles.
Chi è a conoscenza di ciò che veramente è accaduto tra le mura degli uffici della Dg Comp, nei giorni immediatamente successivi all’incontro, andava raccontando che tra Giorgetti e Vestager tanta è stata la tensione, e che con molta probabilità tra i due non ci saranno altri colloqui. Dopo il comunicato stampa del Mef, che parlava di un incontro cordiale tra il responsabile del dicastero delle finanze e il capo dell’Antitrust europeo, i bloggisti del web si sono scatenati, e le parole “bufera”, “rimbalzato”, “sbeffeggiato” etc., etc., sono riecheggiati spesso all’interno dei post che nel web hanno commentato l’incontro tra i due alti funzionari.
Ma cosa sarebbe veramente successo in un’ora di colloquio tale da far innervosire Vestager e Giorgetti a tal punto da arrivare ai ferri corti?
Iniziamo col sottolineare l’errore di protocollo del ninistero nel far accompagnare il ministro da Turicchi. Gli incontri istituzionali richiedono solitamente un faccia a faccia, la presenza di Turicchi, non coinvolto direttamente nel processo di privatizzazione, potrebbe aver irritato non poco la Vestager.
La presenza di Turicchi quindi potrebbe aver riflettuto una strategia mirata a far passare il messaggio che Ita non sarebbe stata così influente da dover sospendere le rotte di lungo raggio a seguito della fusione con Lufthansa. Tuttavia, sembra che la strategia di dividere il dossier in due parti, con rimedi separati per Ita e Lufthansa, abbia scatenato l’ira della Vestager, che ne ha totalmente respinto l’idea.
E proprio questo punto avrebbe portato ad un confronto acceso tra Giorgetti e la Vestager, con il ministro italiano che rimproverava la Commissione europea di non essere stata sufficientemente accomodante nei confronti dell’Italia.
Ma dietro le quinte ci sarebbe ben altro. Alcuni dirigenti di Ita ritengono che il prezzo offerto da Lufthansa per Ita sia irrisorio, e temono di essere spazzati via una volta che il gigante tedesco ne prenderà il controllo. Queste tensioni interne potrebbero aver influenzato la strategia sia del Mef ma anche quella dello stesso Turicchi.
Anche la politica ha avuto il suo ruolo. Mentre la Presidente del Consiglio Meloni ha appoggiato l’operazione senza se e senza ma, alcuni dirigenti sia di Ita ma anche dei vari ministeri coinvolti si sarebbero schierati contro il matrimonio con i tedeschi, sostenendo che l’accordo con Lufthansa dovrebbe essere rivisto. La posizione di Turicchi e di buona parte degli uffici che seguono il dossier, quindi, sarebbe quella di portare Lufthansa ad investire immediatamente una quota sotto il 20%, by-passando la Commissione europea, insomma una sorta di operazione stile SAS, e di mantenere intatta la gestione, che in questo caso non potrebbe passare ai tedeschi. Questione che Lufthansa ha già liquidato come non perseguibile.
La palla ora è di nuovo nelle mani di Mef e Lufthansa che dovranno trasmettere entro pochi giorni il pacchetto definitivo di rimedi alla volta di Bruxelles che ha spostato la propria decisione finale al 13 giugno 2024. Ma il tempo stringe, e la fretta potrebbe compromettere ulteriormente la situazione. Servirebbe infatti molto più tempo dei canonici 5 giorni lavorativi concessi alle parti per redigere un documento così delicato, l’ultimo che la Commissione riceverà sul dossier Ita-Lufthansa e pertanto se anche si dovessero impegnare due settimane di lavoro in più per elaborare questo documento, al punto in cui si è arrivati, e data la posta in gioco, qualche giorno di elasticità non sposterebbe di molto il problema. Meglio prendersi più tempo per valutare tutte le opzioni disponibili e redigere un documento tecnico (meno politico) che in qualche modo possa disinnescare i dubbi della commissione una volta per tutte, piuttosto che inviare un documento che possa lasciare adito ad interpretazioni di sorta.
E sembra che anche Giorgetti stia cercando di stemperare le tensioni, riconoscendo che il dialogo con la Commissione è essenziale. Ed è forse proprio questa la lezione da imparare: un approccio più calmo e collaborativo potrebbe essere la chiave per sbloccare questa delicata situazione. E in questo frangente va dato atto ai tedeschi di essere stati più accorti e guardinghi, hanno infatti sempre cercato di non far irritare la Commissione e di tenere le porte aperte al dialogo, segno che molto probabilmente l’esperienza raggranellata dai tedeschi in tutti questi anni, al di là delle prese di posizione della commissione sul dossier (giuste o sbagliate che siano), dovrebbe far pensare e far riflettere un pò tutti sulle corrette modalità di approccio di questo operazione verso le autorità europee che dovranno dare il via libera alla fusione tra Ita e Lufthansa.