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Perché le case auto giapponesi cercano alleanze in Cina

Per provare a recuperare quote di mercato in Cina, le case automobilistiche giapponesi stanno puntando sulle funzionalità tecnologiche, alleandosi proprio con i cinesi. Ma la concorrenza è agguerrita. Tutti i dettagli.

Per cercare di catturare l’interesse dei consumatori in Cina e recuperare quote di mercato, le case automobilistiche giapponesi stanno puntando sulla riduzione del divario tecnologico con le concorrenti cinesi; per farlo, si stanno affidando a tecnologie… cinesi.

COSA FARANNO TOYOTA E NISSAN

Di recente Toyota Motor ha annunciato infatti una partnership con Tencent, una delle più grandi compagnie tecnologiche cinesi, sull’intelligenza artificiale, il cloud computing, i big data e la connettività con i social media: Tencent è proprietaria di WeChat, una sorta di “super-applicazione” che offre servizi di messaggistica, pagamenti digitale e social media, tra le altre cose.

Nissan Motor, invece, ha fatto sapere che collaborerà con Baidu, un altro gigante tecnologico cinese, sull’intelligenza artificiale e sugli “abitacoli smart” (smart cockpit, in gergo), pensati per fornire funzioni di assistenza alla guida e di intrattenimento a conducente e passeggeri.

COME VANNO LE AUTO GIAPPONESI IN CINA

Negli ultimi anni le case automobilistiche giapponesi – e più in generale straniere – hanno perso quote di mercato in Cina rispetto ai produttori nazionali, che sono stati capaci di rispondere meglio ai gusti dei consumatori in fatto di funzionalità tecnologiche dei veicoli. Questa perdita di market share ha comportato, per le aziende giapponesi, tagli alla produzione e al personale o, nel caso di Mitsubishi Motors, l’abbandono totale della manifattura nel paese.

I dati analizzati da Bloomberg dicono che nel primo trimestre del 2024 i marchi giapponesi hanno rappresentato il 15 per cento del mercato automobilistico cinese; cinque anni fa erano al 21 per cento. Di contro, nello stesso periodo di marchi cinesi sono passati da una quota del 37 per cento del mercato a una del 53 per cento; l’azienda più popolare è BYD, che meglio di altre ha saputo cavalcare la transizione alla mobilità elettrica.

LE CASE GIAPPONESI DEVONO COMPETERE ANCHE CON… XIAOMI

Prima ancora che all’alimentazione dei veicoli, però, i consumatori cinesi sembrano forse interessati soprattutto ai software integrati in essi. Le case giapponesi dovranno quindi rimodulare la loro offerta, ritrovandosi a dover competere con solo con altri produttori automobilistici ma anche con le aziende tecnologiche o di elettronica.

Xiaomi, ad esempio, pur essendo nota principalmente per gli smartphone, è in realtà anche una sviluppatrice di automobili elettriche. Il suo primo modello, la SU7, è dotata di sistemi di parcheggio automatico alimentati con l’intelligenza artificiale e di estensioni per gli schienali dei sedili che consentono il montaggio di due tablet. Alla fine di aprile Xiaomi ha ricevuto 88.000 ordini di SU7.

LA GUERRA DEI PREZZI

A complicare il quadro per le case giapponesi c’è poi la cosiddetta “guerra dei prezzi” – a contrapporsi sono innanzitutto BYD e la statunitense Tesla -, cioè il taglio ai prezzi di vendita delle auto elettriche per cercare di aumentare il market share, che impatta negativamente sui margini di profitto. Non è insomma il contesto migliore per un’azienda che voglia investire sia nell’aumento dell’offerta di modelli elettrici e sia nello sviluppo di servizi tecnologici.

È esattamente il caso, questo appena descritto, di Toyota, che al recente salone automobilistico di Pechino ha mostrato due nuovi modelli sviluppati assieme a partner cinesi, come BYD: il crossover bZ3C e il SUV bZ3X.

Poi c’è Honda, che ha lanciato in Cina una nuova serie di modelli, chiamata Ye.

Nissan, invece, ha intenzione di lanciare sul mercato cinese otto veicoli a nuove energie (un termine ombrello che racchiude tutte le tecnologie di alimentazione alternative al motore endotermico tradizionale), di cui quattro con il proprio marchio. L’azienda ha anche fatto sapere di voler iniziare a esportare all’estero le automobili prodotte in Cina a partire dal 2025; non è chiaro però in che paesi verranno esportate: probabilmente in Asia, visto che gli Stati Uniti hanno da poco imposto dazi al 102,5 per cento sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina e anche l’Unione europea potrebbe applicare delle tariffe (anche se non così alte).

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