La Commissione europea, attraverso la sua unità di difesa commerciale, sta valutando se dare inizio a un’indagine che potrebbe portare all’imposizione di tariffe o restrizioni di vario tipo sulle automobili elettriche provenienti dalla Cina. Si tratterebbe di un’indagine anti-dumping e anti-sussidi e Bruxelles – come ha rivelato il quotidiano Politico – sta subendo pressioni per avviarla. C’è infatti chi teme che l’industria europea possa non riuscire a reggere la concorrenza con i veicoli elettrici cinesi, numerosi e a basso costo. La Cina produce da sola il 54 per cento delle auto elettriche a livello mondiale.
L’UNIONE EUROPEA E I DAZI SULLA CINA
Intervistato da Politico a proposito dell’indagine, il commissario per il Mercato interno Thierry Breton ha detto di essere “molto favorevole ad aprire il prima possibile un’indagine anti-dumping sulle auto elettriche”, e che “il rapido aumento delle importazioni è diventato un problema per l’industria dell’Unione europea”.
L’Unione può limitare le importazioni extra-comunitarie se le sue autorità commerciali stabiliscono, attraverso un’indagine, che alcuni prodotti sono stati sovvenzionati o vengono venduti sottocosto, arrecando così un danno all’industria europea. Bruxelles non è nuova alle tariffe sui materiali di base provenienti dalla Cina, come l’alluminio e l’alluminio, ma fino ad ora ha evitato di imporre dazi sui prodotti finiti e di fascia alta – come i dispositivi medici o, appunto, le automobili – per il timore di contromisure e ritorsioni da parte di Pechino: quello cinese è un mercato vasto e fondamentale per molte aziende europee.
LE DIVERGENZE FRANCO-TEDESCHE SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI
Il modello economico cinese può essere descritto come un “capitalismo di stato”, nel quale alcune imprese – quelle che il Partito comunista intende trasformare in campioni nazionali e globali – possono usufruire di enormi sovvenzioni. La filiera della mobilità elettrica è una delle industrie ritenute strategiche da Pechino e oggetto di grandi attenzioni: non a caso, attualmente la Cina domina qualsiasi anello della supply chain, dalla materia prima alla batteria al veicolo assemblato.
All’interno dell’Unione europea, però, c’è un disaccordo tra Francia e Germania su come gestire il forte aumento delle esportazioni cinesi di auto elettriche. Parigi chiede restrizioni dure contro quella che considera essere una concorrenza sleale per il proprio settore automobilistico. “Non dobbiamo ripetere con le auto elettriche gli errori commessi con il fotovoltaico, dove abbiamo creato una dipendenza dall’industria cinese e fatto prosperare i suoi produttori”, ha detto il mese scorso il presidente francese Emmanuel Macron.
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Berlino, invece, ha paura che le tariffe europee e le probabili ritorsioni cinese possano danneggiare le vendite e le attività delle proprie aziende in Cina. L’anno scorso Volkswagen ha fatto il 40 per cento delle sue vendite sul mercato cinese; mercato al quale nemmeno Siemens, un altro grosso nome dell’industria tedesca, pare abbia voglia di rinunciare. Anche in Germania, tuttavia, si sta iniziando a diffondere l’idea che il settore automobilistico europeo possa finire sommerso dai veicoli elettrici cinesi.
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Secondo uno studio della società assicurativa Allianz, le case automobilistiche europee potrebbero perdere un totale di 7 miliardi di euro in utili netti annuali entro il 2030 per via della concorrenza di marchi cinesi come BYD, Great Wall e Ora, che offrono veicoli a basso prezzo e di buona qualità.
I TEMPI DELL’INDAGINE ANTI-DUMPING
Stando alle fonti di Politico, la prima parte delle indagini anti-dumping e anti-sussidi della Commissione europea sui veicoli elettrici cinesi verranno pubblicate il 12 luglio.