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Auto elettriche, il protezionismo Usa fa infuriare l’Ue. Ecco perché

La Cina incalza, la Francia sprona l'Ue a muoversi e gli Usa tradiscono il Vecchio continente con un protezionismo inatteso sulla commercializzazione delle auto EV. Fatti e approfondimenti

 

Tra i due litiganti, il terzo gode. La Cina, che ha iniziato a investire sull’auto EV e sullo sviluppo di batterie in tempi non sospetti, accaparrandosi buona parte delle terre rare africane, non ha certo bisogno dei battibecchi tra Bruxelles e Washington per imporsi nel settore. E quanto sta andando in scena in questi giorni, nel cuore dell’Europa, al Salone dell’Auto di Parigi ben documenta la diffusione di marchi finora sconosciuti in un mercato, quello europeo, che rischia di essere cannibalizzato in fretta da attori esteri, dato che i rivali autoctoni sulle nuove motorizzazioni sono indietro e spesso per colmare il gap industriale si rivolgono direttamente ai cinesi.

IL PROTEZIONISMO SULLE AUTO EV CHE FA INFURIARE BRUXELLES

Come abbiamo già ampiamente detto, gli USA hanno reagito alla baldanza di Pechino, che è pronta a invadere l’Occidente di nuovi marchi a prezzo competitivo, con misure di stampo protezionistico: tutte le Case estere che intendono distribuire nei 50 Stati devono approntare una filiera statunitense per la costruzione di veicoli e batteria, o non avranno accesso agli incentivi statali a favore della diffusione delle auto EV (che significa finire fuori mercato, visti gli alti costi dei modelli a spina). Ma la misura, oltre a chiudere fuori dalla porta le macchine cinesi, penalizza pure quelle europee. Per questo, dopo le prime, vibranti, proteste dell’Ue, il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, si è incontrato con la rappresentante statunitense per il commercio Katherine Tai, la segretaria al Commercio, Gina Raimondo e la segretaria al Tesoro, Janet Yellen. Lo scopo, appunto, è far cambiare rotta agli USA.

SULLE AUTO L’UE PRONTA A UN PROTEZIONISMO ANALOGO?

L’irritazione europea sul protezionismo a stelle e strisce sulla commercializzazione delle auto elettriche traspare dalla dichiarazione rilasciata dal numero 2 della Commissione: “Il mese scorso la Tesla Model Y è stata l’auto più venduta in Germania. Ciò non sarebbe stato possibile senza l’aiuto non discriminatorio dell’Ue, mentre le auto elettriche dell’Unione non ottengono un sussidio simile negli Stati Uniti: è questa la discriminazione che vogliamo affrontare”, ha affermato Dombrovskis prima di incontrare le controparti del governo statunitense.

O UNA SOLUZIONE SARA’ TROVATA A DICEMBRE?

La Francia, del resto, incalza Bruxelles, come si evince dalle dichiarazioni che il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha rilasciato proprio in occasione del Salone dell’Auto di Parigi: “O si riesce a far cambiare loro idea o non c’è ragione perché la Francia e l’Europa non facciano altrettanto. Per il bene dell’ambiente e dell’economia”. “Non possiamo perdere neppure un giorno, perché ogni giorno perso è un mercato perso, e i mercati persi sono quelli più difficili da riconquistare”, ha concluso con termini perentori il ministro. A dicembre si terrà il Consiglio transatlantico per il commercio e la tecnologia (TTC) che potrebbe essere l’occasione giusta per riavvicinare le due sponde dell’Atlantico senza arrivare all’arbitrato dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che vorrebbe dire che Bruxelles e Washington sono ormai ai ferri corti.

GLI USA FANNO MELINA?

“C’è l’impegno degli Stati Uniti ad affrontare la questione. Speriamo di poter risolvere questi problemi prima che diventino controversie”, ha poi fatto sapere il commissario, mentre Tai è andata oltre, esprimendo “piena fiducia” su una conclusione delle trattative che possa essere favorevole per l’Ue e gli Stati Uniti.

Nelle ultime settimane, il presidente americano Joe Biden ha scritto una lettera di proprio pugno all’omologo sudcoreano Yoon Suk-yeol (che ritiene, e non a torto, che le nuove norme USA danneggino i marchi del suo Paese, come Hyundai e l’affiliata Kia) esprimendo la volontà di proseguire i colloqui con la Corea del Sud per rivedere l’impianto normativo secondo le istanze di Seul. La medesima linea è stata tenuta dai funzionari della Casa Bianca durante l’incontro col rappresentante dell’esecutivo Ue, ma l’impressione è che gli USA facciano orecchie da mercante o che comunque cambieranno le norme solo dopo che le Case estere avranno investito in gigafactory su suolo statunitense.

I MARCHI ESTERI CORRONO AI RIPARI

La sudcoreana Hyundai Motor Co ha difatti già dichiarato che questo mese darà inizio ai lavori per la costruzione di un impianto di batterie e veicoli elettrici da 5,5 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Un investimento essenziale per non essere esclusa (al momento lo sarebbe, assieme all’affiliata Kia) dai sussidi e quindi dal mercato dell’auto EV a stelle e strisce.

Hyundai prevede di iniziare la produzione commerciale nella prima metà del 2025 con una capacità annua di 300.000 unità. L’inaugurazione del 25 ottobre del “metaplant” del Gruppo Hyundai a Savannah, in Georgia, fa parte dell’”impegno di 10 miliardi di dollari entro il 2025 per promuovere la mobilità futura negli Stati Uniti, compresa la produzione di veicoli elettrici”, ha dichiarato l’azienda.

Parallelamente, si stanno muovendo anche i giapponesi di Honda Motor che con i sudcoreani di LG Energy Solution Ltd hanno dichiarato che lavoreranno gomito a gomito a un nuovo impianto di batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici negli Stati Uniti. Prima di costruire l’impianto, le due società dovrebbero costituire una joint venture. L’inizio della costruzione è previsto per l’inizio del 2023 e la produzione di massa per la fine del 2025. L’investimento per la joint venture nippo-coreana sarà di 4,4 miliardi di dollari, cifra analoga a quella messa sul piatto da Panasonic per costruire l’impianto che farà batterie per Tesla.

L’obiettivo di Honda e LG è aprire una gigafactory dalla capacità produttiva annuale di circa 40 GWh, con le batterie fornite esclusivamente agli impianti Honda in Nord America per alimentare i modelli EV di Honda e Acura. L’ubicazione dell’impianto non è ancora stata definita, ma il quotidiano economico Nikkei ha riferito che le due aziende stanno valutando l’Ohio, dove si trova lo stabilimento principale della Honda.

All’inizio di quest’anno, Honda aveva fissato l’obiettivo di lanciare 30 modelli di veicoli elettrici a livello globale e di produrre circa 2 milioni di veicoli elettrici all’anno entro il 2030. Le due aziende hanno dichiarato che la combinazione di una forte produzione locale di veicoli elettrici e la fornitura tempestiva di batterie le metterà “nella posizione migliore per puntare al mercato nordamericano dei veicoli elettrici in rapida crescita”.

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