Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha scritto una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per chiedere un ripensamento del divieto di immatricolazione di veicoli con motore a combustione termica nel 2035. Da quella data, cioè, sul territorio comunitario non sarà più possibile vendere nuovi automobili e furgoni alimentati a benzina o a gasolio perché non rispettano l’obbligo di abbattimento del 100 per cento delle emissioni allo scarico.
La regolazione europea punta a favorire la diffusione dei veicoli elettrici, che però ad oggi rappresentano solo una parte minoritaria delle immatricolazioni nell’Unione: tra le nuove auto, infatti, l’elettrico ha una quota di mercato intorno al 16 per cento.
IL PENSIERO DI MERZ
Secondo Merz, l’industria automobilistica europea – la Germania, in particolare, è il paese dell’Unione che produce ed esporta più auto – ha bisogno di tempo e di flessibilità per adattarsi a questo cambio tecnologico: le vendite di modelli elettrici stanno procedendo più lentamente del previsto, peraltro, e le case produttrici del Vecchio continente faticano a reggere la concorrenza con i marchi cinesi, che possono fare leva sul controllo della filiera.
Così, il governo tedesco punta a ottenere da Bruxelles un esenzione dal ban per i veicoli ibridi plug-in e per quelli dotati di motori endotermici ad alta efficienza. Nella lettera a von der Leyen Merz ha scritto che “il nostro obiettivo dovrebbe essere una regolamentazione delle emissioni di CO2 tecnologicamente neutra, flessibile e realistica, che soddisfi gli obiettivi di protezione del clima dell’Ue senza compromettere l’innovazione e la creazione di valore industriale”.
MERZ PROMUOVE LE AUTO IBRIDE, I RANGE EXTENDER E I BIOCARBURANTI
Il 10 dicembre la Commissione dovrebbe rivelare gli obiettivi aggiornati sulle emissioni di CO2 per l’industria automobilistica. Merz – ricevendo il plauso delle associazioni di settore, come la tedesca Vda – ha detto di credere che i modelli ibridi plug-in e quelli range extender, dotati cioè di un piccolo motore termico dedicato alla ricarica della batteria, debbano avere un ruolo più importante nella fase di transizione all’elettrico. Il cancelliere tedesco vorrebbe anche che Bruxelles aprisse spazi maggiori ai biocarburanti, promossi soprattutto dall’Italia.
I biocarburanti sono dei combustibili ricavati da colture agricole o da rifiuti organici, in grado di circolare nei tradizionali motori endotermici: rilasciano CO2 quando vengono bruciati, ma hanno un impatto emissivo complessivamente neutro. Ad oggi, comunque, non esiste ancora una loro produzione su vasta scala e a prezzi competitivi per il mercato di massa.
Lo scorso ottobre, in una lettera ai presidenti o ai capi del governo dei paesi dell’Unione, von der Leyen aveva fatto sapere che la Commissione stava revisionando il divieto al motore termico dal 2035 e analizzando il possibile contributo dei biocarburanti e degli e-fuel (combustibili sintetici e “neutri” prodotti dalla combinazione di elettricità, CO2 e acqua).
SINTONIA CON L’ITALIA?
La posizione del cancelliere Merz è praticamente sovrapponibile a quella dell’Italia. Già nel 2023, per esempio, il ministro delle Imprese Adolfo Urso aveva detto, a proposito della decarbonizzazione, “che occorre graduare meglio le tappe ed essere più flessibili nelle modalità: per esempio per quanto riguarda l’uso del biocombustibile, poi del biometano, quindi dell’idrogeno”. Per il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, invece, il ban al motore termico “metterebbe a rischio il posto di centinaia di migliaia di lavoratori, consegnando la produzione di un’intera industria alla Cina”. “L’Italia ritiene che la scelta dell’elettrico non debba essere l’unica strada per raggiungere le emissioni zero”, aveva dichiarato il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin.
Il governo Meloni, inoltre, si appella spesso al principio di “neutralità tecnologica”, evocato anche da Merz nella sua lettera. La neutralità tecnologica, in poche parole, è un invito a prendere in considerazione tutte le tecnologie disponibili per la decarbonizzazione, e non solo alcune: i veicoli elettrici a batteria, nel caso della mobilità su strada.
LA COMMISSIONE CONCEDERÀ UNA DEROGA ANCHE PER I BIOCARBURANTI?
Questo allineamento ideologico tra Roma e Berlino potrebbe servire a ottenere dalla Commissione europea una deroga – simile a quella già prevista per gli e-fuel nel 2023, dietro pressione tedesca – anche per i biocarburanti: in sostanza, se l’esenzione dovesse venire concessa, le auto alimentate con biocarburanti non sarebbero toccate dal divieto di vendita post-2035.
In Italia esiste un’industria dei biocarburanti, capeggiata da Eni, ma non una produzione di e-fuel. La società, controllata di fatto dal ministero dell’Economia, vuole portare la capacità di bioraffinazione da circa 1,6 milioni di tonnellate all’anno a oltre 5 milioni di tonnellate entro il 2030.
COSA PENSA URSULA VON DER LEYEN
Nonostante le aperture e i malumori provenienti dal Partito popolare europeo (lo schieramento di centro-destra a cui appartiene e che possiede più seggi al Parlamento europeo), Ursula von der Leyen non sembra avere intenzione di cancellare o di stravolgere la sua politica sulle auto a zero emissioni, sostenendo che garantisca certezza agli investimenti.
L’Italia, la Repubblica ceca e anche la Germania vogliono una revisione dell’obiettivo al 2035; non è chiaro, però, se la loro posizione sia condivisa dalla maggior parte dei paesi membri dell’Unione.






