L’aumento della concorrenza in patria e le barriere commerciali alzate da diverse economie avanzate (l’Unione europea, gli Stati Uniti, il Canada) stanno spingendo i produttori cinesi di auto elettriche verso i mercati emergenti nel Sudest asiatico, in Medioriente e in America latina: lo scrive l’agenzia di rating Moody’s in un rapporto dedicato al settore cinese della mobilità elettrica, nel quale spiega come le tre regioni prima menzionate stiano diventando delle destinazioni chiave per le esportazioni automobilistiche della Cina, ma anche per l’apertura di stabilimenti produttivi.
“Espandendo la loro portata geografica, i produttori cinesi di veicoli elettrici avranno maggiori possibilità di diversificare, scalare e generare profitti più elevati nel lungo periodo”, si legge nel rapporto. Secondo Moody’s, il Sudest asiatico, il Medioriente e l’America latina hanno livelli di rischio geopolitici più bassi rispetto al Nordamerica e all’Unione europea; inoltre, la diffusione delle auto elettriche sta crescendo assieme all’aumento del prodotto interno lordo pro capite e dello sviluppo dei piani di decarbonizzazione.
LA CONCORRENZA IN CINA ERODE I PROFITTI
Moody’s scrive che solo due case cinesi sono attualmente redditizie, ovvero BYD e Li Auto, perché la “guerra dei prezzi” in corso sta erodendo i margini di profitto della maggior parte delle aziende automobilistiche in Cina, nonostante il paese abbia il mercato automobilistico più vasto al mondo.
I DAZI EUROPEI, STATUNITENSI E CANADESI
I gruppi automobilistici cinesi devono insomma rivolgersi all’estero, ma tre dei più importanti mercati sviluppati – quello statunitense, quello canadese e quello europeo – sono diventati meno facilmente accessibili, o di fatto inaccessibili, per via dei dazi: il Canada e gli Stati Uniti hanno imposto tariffe del 100 per cento sui veicoli elettrici cinesi; l’Unione europea del 27-46 per cento.
LE AUTO CINESI CONQUISTANO ISRAELE, IL BRASILE E GLI EMIRATI
Quest’anno, però, la Cina è diventata la principale esportatrice di auto in Israele, superando la Corea del sud, e ha aumentato le consegne negli Emirati Arabi Uniti e in Brasile. Le auto elettriche cinesi sono quelle dominanti nei mercati dell’Asia orientale: dal 2021 al 2023 la loro quota è passata dal 47 per cento al 74 per cento, stando a uno studio di Deloitte.
I dati doganali cinesi dicono che le esportazioni di veicoli in Brasile, sia elettrici che a benzina, sono arrivate a 159.612 unità nei primi cinque mesi del 2024, un aumento di sei volte tanto; nello stesso periodo, le consegne negli Emirati Arabi Uniti sono cresciute del 92 per cento a 114.530 unità.
I RISCHI DEI MERCATI EMERGENTI
Puntare sui mercati emergenti è però una strategia che comporta diversi rischi, secondo Moody’s. Se infatti è vero che i paesi in via di sviluppo possono avere un alto potenziale di crescita, hanno però anche una serie di limiti infrastrutturali ed economici – rete di ricarica poco distribuita, filiere industriali arretrate, basso potere d’acquisto – che rendono più complicati i piani di produzione e vendita di veicoli elettrici.