Tra le case automobilistiche cinesi menzionate esplicitamente dalle autorità europee, quella più colpita dai nuovi dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina è SAIC Motor, sottoposta a una tariffa del 36,3 per cento in aggiunta alla quota standard del 10 per cento. Si tratta di un dazio più che doppio rispetto a quello che è stato imposto su BYD (17 per cento) e molto più alto anche di quello sul gruppo Geely (19,3 per cento), proprietario del marchio svedese Volvo.
PERCHÉ TANTA DIFFERENZA TRA SAIC E BYD?
La differenza di valore tra le tre tariffe è dovuta principalmente al grado di collaborazione all’indagine europea sulle sovvenzioni sleali offerte dal governo cinese ai produttori automobilistici nazionali; collaborazione che – ha scritto la Commissione europea – nel caso di SAIC è stata “altamente carente”. Secondo le fonti di Bloomberg, la scarsa cooperazione della società si spiega con la volontà di tutelare le sue informazioni, con la scarsa dimestichezza con i documenti richiesti da Bruxelles ma anche con l’impossibilità di accedere ad alcuni dati dei fornitori.
A detta di SAIC, gli europei le hanno chiesto di consegnare delle informazioni sensibili, come le formule chimiche utilizzate nelle batterie.
L’IMPORTANZA DELLE PUBBLICHE RELAZIONI
A differenza di SAIC, BYD – che si contende con Tesla il primato globale nella vendita di auto elettriche – si è dimostrata molto più collaborativa con le autorità europee e ha anche assunto degli esperti di politiche regolatorie a Bruxelles.
Come ha detto Stephen Dyer di AlixPartners a Bloomberg, la classifica dei produttori automobilistici cinesi soggetti ai nuovi dazi “è quasi come una mappa stradale che indica chi è più bravo nelle pubbliche relazioni locali o nel lobbying governativo”: i migliori lobbisti, come BYD, devono sottostare a tariffe di gran lunga inferiori di quelle applicate ai peggiori, come SAIC.
SCARSA PROMOZIONE
In generale, le case automobilistiche cinesi, nonostante le economie di scala e le quote di mercato raggiunte, non sembrano essere altrettanto efficaci nelle trattative con i regolatori occidentali, nella promozione o nei rapporti con la stampa. Per questo motivo Gregor Sebastian, analista di Rhodium Group, ritiene che i produttori cinesi di veicoli dovrebbero puntare maggiormente sull’engagement con le istituzioni, il mondo imprenditoriale e la società civile in Europa.
Per esempio, all’ultima edizione del Battery Show Europe, uno dei più importanti eventi dedicati alla mobilità elettrica, le aziende cinesi erano più di un quinto degli espositori totali, eppure quasi nessun dirigente cinese ha voluto partecipare come oratore ai vari panel.