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Airbus Boeing

Licenziamenti, chi taglia di più fra Airbus e Boeing

Il colosso aerospaziale Airbus costretto a seguire il rivale Boeing: al via taglio di 15.000 posti di lavoro, il più grande ridimensionamento nella storia dell'azienda. Non basta il pacchetto di supporto del governo francese

 

Anche Airbus cede ai licenziamenti a causa della pandemia Covid che ha paralizzato l’aviazione civile. Il colosso aerospaziale europeo ha annunciato che entro il prossimo anno taglierà 15.000 posizioni dalla sua forza lavoro di 135.000 dipendenti. A maggio, anche il rivale americano, Boeing, aveva annunciato 16mila licenziamenti.

Airbus prevede di effettuare i tagli entro l’estate del 2021.

Tuttavia, la mossa del produttore è soggetta ora a colloqui con i sindacati, fermamente contrari ai licenziamenti obbligatori. La compagnia di Tolosa non esclude i licenziamenti, ma conta su partenze volontarie, misure di prepensionamento e programmi di lavoro a orario ridotto.

“LA CRISI PIÙ GRAVE MAI AFFRONTATA”

“Airbus sta affrontando la crisi più grave che questo settore abbia mai vissuto”, ha dichiarato l’amministratore delegato Guillaume Faury alla stampa. “Le misure che abbiamo adottato finora ci hanno permesso di assorbire lo shock iniziale di questa pandemia globale. È la realtà che dobbiamo affrontare e stiamo cercando di dare una prospettiva a lungo termine ad Airbus”, ha sottolineato  Faury.

NON BASTANO GLI AIUTI DEL GOVERNO FRANCESE

Airbus sta riscontrando problemi nonostante il programma di aiuti per l’industria aeronautica annunciato a giugno dal governo francese, con un pacchetto da 15 miliardi di euro per sostenere Air France, Airbus e i principali fornitori di componenti francesi.

“Airbus è grato per il sostegno del governo che ha permesso all’azienda di limitare queste necessarie misure di adattamento”, ha dichiarato l’azienda. Ma evidentemente il programma non è sufficiente.

I TAGLI IN FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA E REGNO UNITO

La società taglierà dunque 5.000 posti di lavoro dei 49.000 in Francia, 5.100 di 45.500 in Germania, 900 di 12.500 in Spagna e 1.700 di 11.000 in Gran Bretagna. Altre 1.300 posizioni rimosse in altri siti Airbus in tutto il mondo.

Il totale di 15.000 tagli comprende i 900 tagli annunciati come parte di un piano di ristrutturazione prima della pandemia nella sua unità Premium Aerotec in Germania.

RICADUTE ANCHE IN ATR (LEONARDO)

Secondo il quotidiano francese La Tribune, il piano di licenziamenti riguarderà anche Atr, il produttore di aerei regionali di proprietà congiunta con il gruppo italiano Leonardo. Ci sono inoltre anche 2.600 tagli di posti di lavoro nella sezione “Difesa e spazio”, la cui ristrutturazione è stata annunciata prima della crisi di Covid-19.

LA PRODUZIONE ALLA PROVA COVID-19

Sempre ieri Faury ha affermato che la produzione è diminuita del 40% nella sua attività da 55 miliardi di euro a seguito della pandemia. Il numero uno di Airbus non si aspetta che il traffico aereo torni ai livelli pre-pandemici prima del 2023 e forse fino al 2025.

Airbus aveva già iniziato a tagliare la produzione dell’A320 e degli A350 a lungo raggio in aprile di circa un terzo, quando i lockdown per contenere la pandemia erano ormai in vigore in tutta Europa. Si è trattato di un declino del 40% rispetto al numero di aerei che la compagnia aveva pianificato di realizzare nel 2020 e nel 2021.

L’INDUSTRIA DELL’AVIAZIONE STA CORRENDO AI RIPARI

La notizia dei tagli arriva quando l’industria dell’aviazione internazionale sta tentando di assorbire l’impatto della pandemia. Sempre ieri EasyJet ha annunciato che avrebbe chiuso tre basi nel Regno Unito e tagliato circa 2.000 dipendenti. Anche Air France/KLM sta mettendo a punto un piano da 6.500 tagli di lavoro nei prossimi due anni.

SEGUE IL RIVALE BOEING

Alla fine Airbus segue la mossa del suo rivale statunitense. Boeing, che si sta riprendendo dalla messa a terra di 15 mesi del suo aereo Max 737, ha annunciato infatti già a maggio che taglierà 12.000 posti di lavoro negli Stati Uniti, tra cui 6.770 licenziamenti involontari.

LA REAZIONE DEI SINDACATI FRANCESI E TEDESCHI

Ma Airbus deve affrontare colloqui con i governi e i sindacati, che si sono immediatamente impegnati a combattere i licenziamenti obbligatori. Subito sul piede di guerra, il sindacato tedesco IG Metall che teme una “catastrofe” sociale all’Airbus. “Ci aspettiamo che Airbus garantisca, attraverso il dialogo con i rappresentanti del personale, il futuro dei siti produttivi” in Germania, e “questo richiede la rinuncia ai licenziamenti”, ha detto il sindacato in una nota.

Se un terzo di questi tagli sarà effettuato in Francia, la Germania sarà il paese più colpito, con 5.100 posti interessati. “Ci sono alternative ai tagli di posti di lavoro, come ad esempio orari di lavoro più corti”. L’IG Metall chiede inoltre al gruppo aeronautico di “prolungare l’orario di lavoro a breve termine”. “In alcuni siti di produzione Airbus non è stata richiesta la riduzione dell’orario di lavoro una sola volta in due mesi: è un paradosso che ora si discuta di un simile piano di riduzione dell’occupazione”, ha tuonato il sindacato.

“Sarà una grande battaglia per salvare posti di lavoro”, ha dichiarato il sindacato francese CFE-CGC. Anche il sindacato della Force Ouvrière ha fatto sapere che si opporrà ai tagli obbligatori.

LA STIZZA DEL GOVERNO DI PARIGI

“Il numero di tagli di lavoro annunciati da Airbus è eccessivo. Ci aspettiamo che Airbus utilizzi pienamente gli strumenti messi a punto dal governo per ridurre i tagli di posti di lavoro “, ha dichiarato un portavoce del ministero delle finanze facendo riferimento al programma di supporto da 15 miliardi di euro per l’industria aeronautica. Come ricorda La Tribune, diversamente da Air France, Airbus non ha richiesto aiuti di Stato.

Eppure come ha sottolineato il New York Times, mentre il governo di Parigi ha invitato le aziende che ricevono aiuti a non ricorrere alla perdita di posti di lavoro, nessuna norma vieta però i licenziamenti.

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