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Quinta Dose

Vaccinazione e casi di vaiolo delle scimmie, cosa prevede la circolare del ministero della Salute

Cosa fare se si è avuto contatti con casi di vaiolo delle scimmie. Vaccinazione e terapie. Probabilità di rischio e ipotesi spillover. Tutti i dettagli contenuti nella circolare del ministero della Salute

 

In seguito ai casi confermati e sospetti di vaiolo delle scimmie, noto anche come monkeypox (Mpx), il ministero della Salute ha diffuso ieri una circolare con l’aggiornamento della situazione epidemiologica e le indicazioni per la segnalazione, il tracciamento dei contatti e la gestione dei casi.

Ecco cosa prevede.

IDENTIFICAZIONE, TRACCIAMENTO E TEMPI DI INCUBAZIONE

Gli obiettivi chiave della sorveglianza, si legge nella circolare, consistono nell’identificare rapidamente i casi, i cluster e le fonti di infezione il prima possibile al fine di fornire un’assistenza clinica ottimale, isolare i casi per prevenire un’ulteriore trasmissione, identificare e gestire i contatti e adottare metodi efficaci di controllo e prevenzione.

Nei paesi non endemici, un caso è considerato un focolaio.

I casi sospetti, probabili e confermati devono essere segnalati tempestivamente dal medico all’Asl di competenza e da questa alla Regione/Provincia Autonoma, le quali lo segnalano al ministero della Salute.

Il periodo di incubazione è solitamente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni. La malattia è spesso autolimitante e i sintomi si risolvono spontaneamente entro 2-4 settimane.

SORVEGLIANZA DEI CONTATTI

Le persone entrate in contatto con un paziente infetto devono essere monitorate quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi riferibili al vaiolo delle scimmie per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. In questo periodo chi è sotto sorveglianza deve evitare contatti con persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni. I contatti devono inoltre monitorare la loro temperatura due volte al giorno.

I segni/sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia.

I contatti asintomatici non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza.

QUANTO RISCHIA IL PERSONALE SANITARIO

Per quanto riguarda il personale sanitario, più esposto al contatto con il virus del monkeypox, il ministero ritiene che utilizzando adeguatamente dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo FFP2, e protezione degli occhi con occhiali o visiera) il rischio è molto basso.

In caso di contatti ravvicinati non protetti, il rischio è comunque considerato “moderato”.

MISURE PER PERSONALE SANITARIO

Il personale sanitario, secondo quanto previsto dalla circolare, deve attuare precauzioni standard da contatto e droplet, ovvero un rigoroso rispetto dell’igiene delle mani, la manipolazione appropriata delle apparecchiature mediche contaminate, il bucato, i rifiuti e la pulizia e disinfezione delle superfici ambientali.

Si raccomanda, inoltre, l’isolamento tempestivo dei casi sospetti o confermati. Il tempo di isolamento può finire solo con la risoluzione dei sintomi.

VACCINO E TERAPIE

La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dall’esposizione) “può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”.

I farmaci, inclusi specifici antivirali, possono essere presi in considerazione “nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”.

TRASMISSIONE

La circolare ribadisce che la trasmissione da persona a persona “avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee di una persona infetta, nonché attraverso droplet in caso di contatto prolungato faccia a faccia e attraverso fomiti. Inoltre, il virus può essere trasmesso per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, il contatto di mucose o cute non intatta con lesioni esantematiche aperte o con oggetti contaminati come fomiti o indumenti”.

Nell’attuale focolaio di monkeypox umano, prosegue il documento, la natura delle lesioni presenti in alcuni casi suggerisce che la trasmissione sia avvenuta durante i rapporti sessuali. La trasmissione attraverso il contatto con la pelle intatta è meno probabile, ma non può essere esclusa.

Data la “straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH rispetto ad altri virus capsulati” si suggerisce, inoltre, un’accurata pulizia degli spazi in presenza di un paziente infetto e tutto ciò che non è monouso deve essere raccolto e lavato a 60°C.

IPOTESI SPILLOVER

Come scriveva Start riportando le parole del virologo Pasquale Ferrante, professore alla Temple University di Philadelphia e direttore sanitario e scientifico dell’Istituto clinico Città Studi di Milano, non si può escludere che all’origine dei recenti casi emersi di vaiolo delle scimmie possa esserci “un’infezione in qualche animale serbatoio non più soltanto africano, ma anche ‘locale’, per esempio un roditore”, come avvenuto nel 2003 negli Stati Uniti.

Anche nella circolare si legge che attualmente si sa poco “sull’idoneità delle specie animali europee peri-domestiche (mammiferi) a fungere da ospite per il virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia, si sospetta che i roditori, e in particolare le specie della famiglia degli Sciuridae (scoiattoli), siano ospiti idonei, più dell’uomo, e la trasmissione dall’uomo agli animali (da compagnia) è quindi teoricamente possibile. Un tale evento di spillover potrebbe in ultima analisi portare il virus a stabilirsi nella fauna selvatica europea e la malattia a diventare una zoonosi endemica”, come già successo in alcuni Stati dell’Africa centrale e occidentale.

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