Il Covid-19 non ci ha insegnato nulla. O per lo meno, ce lo siamo già dimenticato. Nonostante alcuni progressi, infatti, il terzo rapporto annuale dell’International Pandemic Preparedness Secretariat sulla “Missione dei 100 giorni” per la preparazione alle pandemie sostiene che “una nuova pandemia rischia di coglierci impreparati”.
L’INTERNATIONAL PANDEMIC PREPAREDNESS SECRETARIAT
L’International Pandemic Preparedness Secretariat è un’entità indipendente che collabora con il G7 (i cui consulenti scientifici lo hanno raccomandato ma non è un suo organo formale), il G20, l’industria e l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). È sostenuto finanziariamente sia dall’ente di beneficenza britannico Wellcome Trust che dalla Fondazione Bill e Melinda Gates.
Al suo interno ci sono scienziati, come Mona Nemer, consulente scientifico capo del governo canadese; ed esperti in scienza e tecnologia.
L’obiettivo del gruppo è unire gli Stati interessati, il settore privato e le istituzioni sanitarie globali a sostegno della “Missione 100 Giorni”, si tratta di un’entità a tempo determinato che avrà una revisione dei progressi nel 2024 e dovrebbe completare il suo lavoro entro il 2026.
COS’È LA MISSIONE DEI 100 GIORNI
La “Missione dei 100 giorni” (in sigla 100DM) è stata lanciata nel corso del G7 di Carbis Bay nel 2021, con l’obiettivo di porre i presupposti affinché, in caso di nuova pandemia, il mondo sia pronto a rendere disponibili test diagnostici rapidi, una terapia iniziale e vaccini da produrre in larga scala entro i primi 100 giorni dall’identificazione della minaccia.
Il rapporto dell’International Pandemic Preparedness Secretariat, presentato ieri a Roma presso l’Accademia dei Lincei, valuta i progressi internazionali nella missione.
IL RAPPORTO
“Un’eventuale nuova pandemia rischia di coglierci impreparati”. È questa l’estrema sintesi di quanto emerge dal rapporto. Dopo l’avvento del Covid-19 la comunità internazionale ha infatti fatto progressi, soprattutto nello sviluppo di alcuni vaccini, ma si scontano molti ritardi nella capacità di mettere a punto in maniera tempestiva terapie e strumenti diagnostici qualora ci si trovasse nuovamente di fronte a una minaccia pandemica.
“Non possiamo dimenticare la devastazione del Covid-19 e l’impatto a lungo termine che ha avuto sulle persone, i sistemi sanitari e l’economia globale”, ha affermato Mona Nemer, a capo dello steering group della missione.
QUALI PASSI AVANTI SONO STATI FATTI…
Il rapporto mostra progressi in diverse aree. Per esempio, siamo ormai attrezzati contro il Covid-19, che ha visto un investimento di 14,5 miliardi di dollari tra il 2019 e il 2022. Si registrano progressi nel contrasto all’Ebola. Nel 2023 è stato approvato dalla Food and Drug Administration (Fda) il primo vaccino contro la Chikungunya e sono stati completati i primi test su un vaccino contro la febbre emorragica Crimea-Congo.
…E COSA RESTA DA FARE
Tuttavia, si è fatto poco sugli altri agenti patogeni con potenziale pandemico identificati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), tra cui Zika, il virus Nipah o la febbre di Lassa.
In generale, il rapporto segnala insufficienti investimenti e un calo dell’attenzione alla preparazione alle pandemie. Servono invece risorse, un quadro normativo che faciliti la preparazione, collaborazione tra pubblico, privato e terzo settore.
L’APPELLO AI GOVERNI
“Dobbiamo rimanere concentrati sulla visione originale della ‘Missione dei 100 giorni’: prepararsi in anticipo, in modo da essere pronti a produrre prodotti diagnostici, terapeutici e vaccini in modo da avere la risposta più efficiente ed equa possibile alla prossima pandemia”, ha dichiarato il presidente uscente dello steering group della missione.
“Il rapporto di oggi dovrebbe fungere da chiaro appello ai leader globali, che devono ora focalizzarsi urgentemente sulle misure concrete necessarie per prepararsi meglio alla prossima pandemia. Scienza e innovazione sono state fornite a velocità e in quantità record contro il Covid-19. Dobbiamo preservare ciò che ha reso possibile tutto ciò”, ha detto Thomas Cueni, direttore generale della International Federation of Pharmaceutical Manufacturers and Associations.