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Dati Satellitari Pandemia

La prossima pandemia sarà prevista dallo spazio?

Prevedere una pandemia sembra sempre meno un’impresa fantascientifica soprattutto con l’aiuto dei dati satellitari, già usati per indagare sull’origine del virus Ebola, prevenire un’epidemia di febbre della Rift Valley e individuare le cause della trasmissione da animale a uomo del virus del vaiolo delle scimmie. Tutti i dettagli

 

Il proliferare di dati satellitari sempre più completi, facili da usare e relativamente economici si sta dimostrando un innovativo e promettente strumento per scienziati e ricercatori che cercano di prevedere (e prevenire) una futura pandemia analizzando cosa accade sulla Terra mentre ce n’è una in corso.

COSA OSSERVANO DALLO SPAZIO

Guardare le cose dall’alto aiuta gli esperti a osservare i cambiamenti che avvengono nella vegetazione e altri fattori dell’ecosistema che possono portare a nuove epidemie. Per esempio, si stanno concentrando sulla correlazione che esiste tra la perdita di habitat animale o l’urbanizzazione e le malattie infettive.

IL TELERILEVAMENTO E IL VAIOLO DELLE SCIMMIE

Come ricorda Axios, uno studio pubblicato nel 2010 ha utilizzato dati di telerilevamento per scoprire che uno dei principali fattori predittivi dei casi di vaiolo delle scimmie (monkeypox) negli esseri umani era la vicinanza delle persone a foreste fitte e ad habitat in cui viveva una particolare tipologia di scoiattoli che può trasportare il virus.

Il telerilevamento, ha spiegato ad Axios Luis Escobar, professore assistente al Virginia Tech, può essere utilizzato “per misurare quanto habitat stiamo perdendo, a quale velocità, in quale direzione e in quale area”.

I SATELLITI E L’EBOLA

Già una ricerca pubblicata nel 2003 affermava che “i microscopi non sono gli unici strumenti disponibili per studiare le malattie”. Un progetto dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), infatti, ha impiegato dei satelliti per prevedere e aiutare a combattere i focolai epidemici, oltre che per rintracciare l’origine del virus Ebola.

Il progetto Epidemio dell’Esa, che sviluppa servizi di osservazione della Terra per gli epidemiologi, ha realizzato mappe dettagliate della vegetazione del Congo e del Gabon grazie alle immagini satellitari e il Centro internazionale per la ricerca medica (con sede in Gabon) ha combinato i dati di osservazione della Terra con i risultati sul campo all’interno di un sistema informativo geografico. L’idea era quella di individuare particolari caratteristiche ambientali associate a siti infetti dove si trovavano animali morti o dove la popolazione locale aveva acquisito gli anticorpi dell’Ebola.

I SATELLITI E LA FEBBRE DELLA RIFT VALLEY

Ma i dati satellitari sono stati impiegati anche per tracciare il rischio di un’epidemia di febbre della Rift Valley, una zoonosi virale che, in casi estremi, può portare alla cecità, alla febbre emorragica o addirittura alla morte.

Quando nel 2006-2007 c’erano stati focolai in tutta l’Africa orientale, si erano registrati circa 500 decessi e più di 200.000 infezioni. L’economia regionale, inoltre, aveva perso 60 milioni di dollari a causa delle perdite di bestiame e dei divieti di esportazione internazionali. La malattia era stata trasmessa dal bestiame all’uomo attraverso il consumo di latte e carne poco cotta.

Tuttavia, nel 2016, ricorda la Nasa, pur essendoci le condizioni ideali affinché si ripetesse una situazione simile, non c’è stato alcun focolaio perché dai dati satellitari i ricercatori si sono accorti che i livelli di umidità erano superiori alla media e hanno condiviso le loro intuizioni su una potenziale epidemia con i colleghi delle organizzazioni sanitarie internazionali e dei governi africani.

Non esistendo un vaccino per gli esseri umani, ma solo per gli animali, è stato avviato un programma di vaccinazione di massa per il bestiame domestico che ha impedito l’epidemia.

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