I governi dei Paesi ricchi hanno fatto carte false per accaparrarsi il maggior numero di antivirali e vaccini anti-Covid non appena sono stati disponibili, contrattando – a volte forse non nel migliore dei modi – vendite e accordi.
Ora, a distanza di quasi quattro anni dallo scoppio della pandemia, decine di milioni di quegli stessi antivirali e vaccini anti-Covid tanto contesi sono finiti nel cestino. Con costi altissimi per i sistemi sanitari.
QUANTI VACCINI ANTI-COVID SONO STATI SPRECATI IN EUROPA
Dalla fine del 2020, quando i primi vaccini anti-Covid sono stati approvati, i Paesi dell’Unione europea hanno ricevuto 1,5 miliardi di dosi (più di tre per ogni persona in Europa). Di queste dosi, scrive il quotidiano Politico, almeno 215 milioni sono state buttate via. E “si tratta quasi certamente di una sottostima”, aggiunge, perché i governi sono restii a condividere i numeri reali.
LA CLASSIFICA DEI PAESI
Come mostrano le infografiche realizzate da Politico, il numero di vaccini sprecati tende a corrispondere alle dimensioni dei Paesi, con la Germania che conta 83 milioni di dosi gettate via e il Lussemburgo poco meno di mezzo milione. L’Italia si posiziona al secondo posto con quasi 50 milioni di dosi cestinate.
Se si misura, invece, lo spreco per persona, il quotidiano statunitense afferma che, in media, i Paesi dell’Ue hanno gettato 0,7 dosi di vaccino pro capite, con l’Estonia che guida la classifica (più di una dose per abitante nel cestino), seguita dalla Germania.
COSA SIGNIFICA IN TERMINI ECONOMICI
Tutto questo, che comunque resta una sottostima, già si traduce in oltre 4 miliardi di euro bruciati. Una somma, definita da Politico, “pari a un grande progetto infrastrutturale o alla spesa sanitaria annuale della Croazia”. E, intanto, i Paesi Ue – pur avendo rivisto i contratti con Pfizer – continueranno ad acquistare vaccini almeno fino al 2027.
Nel caso dell’Italia, considerando una media di 19 euro a vaccino, si tratta di circa 950 milioni di euro.
ANCHE GLI ANTIVIRALI FINISCONO NEL CESTINO
Ma non sono stati buttati via solo i vaccini anti-Covid. Al macero sono finiti infatti anche gli antivirali orali. Primo tra tutti Paxlovid di Pfizer che in Italia, per esempio, nonostante la semplificazione di una procedura troppo farraginosa per prescriverlo e riceverlo non ha mai avuto molto successo. Lo stesso vale per Paesi come Regno Unito, Francia e Spagna.
In Europa, secondo il Financial Times, che cita i dati del gruppo di analisi Airfinity, più di 1,5 milioni di dosi, per un valore di circa 1,1 miliardi di dollari, sono già scadute sebbene le date di utilizzo siano state prorogate da 6 a 12 mesi ed entro la fine di febbraio 2024 le dosi che scadranno raggiungeranno un totale di circa 3,1 milioni, facendo salire il conto per i sistemi sanitari europei a circa 2,2 miliardi di dollari. I dati, inoltre, precisa Airfinity, non comprendono i contratti stipulati in tutta l’Ue.
GLI SPRECHI DEI VARI PAESI
Il record di sprechi stavolta lo vince il Regno Unito, dove all’inizio di dicembre, riferisce il FT, erano scadute circa 1 milione di dosi per un valore di 700 milioni di dollari, altre 550.000 dosi dovrebbero scadere a febbraio e altre 650.000 entro la fine di giugno.
In Spagna, prima di poter essere utilizzate, sono scadute più di 200.000 dosi di Paxlovid e circa 100.000 in Francia e in Italia. Nel nostro Paese, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che risale al luglio scorso, sono state somministrate in totale circa 130.000 dosi di Paxlovid. Pochi giorni fa, l’Aifa ha comunicato la chiusura del Registro di monitoraggio degli antivirali orali per il Covid-19.
Ma anche negli Stati Uniti, dove per i pazienti è stato più facile ottenerlo, alla fine del 2023, ricorda il FT, il governo ha concordato con Pfizer la restituzione di 7,9 milioni di dosi, con un costo stimato per l’azienda di 4,2 miliardi di dollari.