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Schillaci Medici Famiglia

Perché Schillaci sculaccia un po’ i medici di famiglia

"Non faccio battaglie sul contratto della medicina generale ma pretendo che lavorino un certo numero di ore e assicurino la presenza nelle case di comunità". Ecco cosa ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci a proposito del contributo che i medici di famiglia dovranno dare alla riforma sanitaria

 

Per una riforma sanitaria che cambi davvero la situazione in cui versa la sanità italiana è necessaria la medicina territoriale. E questa, secondo il ministro della Salute Orazio Schillaci, ha bisogno del contributo dei medici di famiglia, i quali tuttavia sembrano essere non solo sovraccarichi di pazienti ma anche in via di estinzione.

Ecco qual è lo scenario e cosa ha in mente il ministro.

 MEDICI DI FAMIGLIA FATEVI SOTTO

“Dobbiamo rivedere bene il contributo dei medici di base”, ha annunciato Schillaci in audizione alla Commissione Affari sociali della Camera sulla situazione della medicina dell’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.

Il ministro ha infatti spiegato che “nessuna vera riforma sanitaria può avere speranza se non si rivede ciò che fanno i medici di base, che sono fondamentali”.

Ma come fare? “Dobbiamo rivedere quelle che sono le ‘regole di ingaggio’: non ne faccio un problema di tipo di contratto, mi appassiona poco il fatto che diventino dipendenti del sistema sanitario o rimangano liberi professionisti, mi interessa molto però che i medici di base diano un effettivo contributo orario all’interno del servizio sanitario e che questo avvenga in particolare all’interno delle strutture che saranno deputate ad assicurare la medicina territoriale”, ha chiarito Schillaci riferendosi alle case di comunità.

“Non faccio battaglie sul tipo di contratto – precisa il ministro – ma pretendo che i medici di base lavorino un determinato numero di ore e assicurino quel lavoro all’interno delle case comunità altrimenti qualunque tipo di riforma, anche la migliore, sarà impossibile riuscire a portarla a casa”.

AAA MEDICI CERCANSI

La questione sollevata da Schillaci però si scontra con la realtà. Diversi esperti infatti temono che le case di comunità, e in generale le strutture del Pnrr, saranno “scatole vuote” perché non vi è abbastanza personale. E proprio a proposito di medici di famiglia, un report della Fondazione Gimbe afferma che in Italia ne mancano più di 3.100 e quasi la metà del totale supera già il limite massimo dei 1.500 assistiti, con nette differenze regionali, che rischiano di aggravarsi se si considera che entro il 2026 saranno oltre 11.400 i medici di medicina generale (mmg) ad andare in pensione.

E per il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta, nemmeno l’aumento del numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di formazione specifica in medicina generale sarà sufficiente a colmare il ricambio generazionale entro il 2026.

LA SOLUZIONE DI SCHILLACI

Tuttavia, anche il ministro della Salute – citando pure il fenomeno dei gettonisti – ha ricordato il problema della carenza dei medici, non solo tra quelli di famiglia ma in generale.

“C’è e ci sarà soprattutto da quest’anno per i prossimi 3-4 anni legati a questa ‘gobba’ pensionistica perché parecchi colleghi andranno in pensione. Però – ha precisato – se poi vediamo che le cooperative i medici gettonisti li trovano, allora una domanda ce la dobbiamo fare. E noi lo scorso anno con il decreto Bollette abbiamo messo un freno ai gettonisti per far sì che questi possano rientrare con condizioni diverse e più giuste all’interno dell’Ssn”.

Per Schillaci la soluzione è dare “maggiore dignità professionale agli specializzandi”. “Leggiamo che mancano 20-30mila medici, le stime sono più o meno queste, ma abbiamo nel sistema, in pancia, circa 45mila medici. Gli specializzandi sono medici, quindi in armonia con le scuole di specializzazione non possiamo fare a meno del loro contributo qualificato”, ha concluso il ministro.

SUPERAMENTO DEL TETTO SPESA ASSUNZIONI

Per far fronte alla carenza di personale medico, il ministro ha poi parlato del superamento del tetto di spesa delle assunzioni.

“Se non mettiamo forze nuove dentro il Servizio sanitario nazionale e non assumiamo medici e personale è difficile pensare che l’Ssn possa continuare a offrire ciò che offre, come fa tra mille problemi. Ciò si collega a un punto che mi sta molto a cuore: il vincolo assunzionale sui tetti di spesa. Ci sto lavorando dal primo giorno che sono diventato ministro – ha assicurato -. L’ho dichiarato e sono fortemente convinto che entro l’anno – dopo 17 anni perché il tetto di spesa risale al 2007 – riusciremo a superarlo e questo è il risultato più importante”.

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