skip to Main Content

Landini

La maternità surrogata è una forma di colonialismo sessuale

Perché contesto il pensiero unico sulla maternità surrogata. L'analisi di Giuliano Cazzola

 

La Commissione Politiche europee del Senato ha bocciato la proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay e l’adozione di un certificato europeo di filiazione in base al quale la genitorialità stabilita in uno Stato membro viene riconosciuta in ogni altro Stato membro, senza alcuna procedura speciale, sia che si tratti di figli di coppie eterosessuali, omogenitoriali, figli adottati o avuti con la maternità surrogata dove è consentita.

La risoluzione della maggioranza – contraria alla proposta di regolamento e presentata dal relatore, Giulio Terzi di FdI – è passata con 11 voti favorevoli e 7 contrari. Compatte sul no tutte le opposizioni. Nel frattempo il prefetto di Milano aveva vietato all’Amministrazione comunale di procedere con la registrazione. Ciò in applicazione di una circolare del ministero dell’Interno che invitava i sindaci a non trascrivere più i certificati di nascita ottenuti all’estero in cui oltre al genitore biologico viene riconosciuto anche il genitore non biologico. La vicenda ha aperto in Parlamento e nel Paese il fronte dei c.d. diritti civili, con le opposizioni (in particolare Pd e M5S, mentre il Terzo Polo ha espresso una linea più articolata) molto critiche nei confronti della maggioranza (che così ha aggiunto oltre all’accusa di essere contro i poveri, anche quella di essere insensibile verso i bambini, con appresso tutti i corollari di oscurantismo e di omofobia).

IL QUADRO NORMATIVO IN ITALIA

Come capita spesso, gran parte dei media ha deplorato la posizione della maggioranza, favorita in quest’operazione da alcune dichiarazioni truci che alcuni esponenti hanno rilasciato nei talk show. Elly Schlein, invece, ha partecipato alla manifestazione di Milano delle coppie arcobaleno. La questione è delicata, perché di mezzo ci vanno i bambini che non hanno nessuna responsabilità per la loro condizione anagrafica. Ma è troppo comodo utilizzare “gli innocenti” per mettere le autorità davanti al fatto compiuto.

Il quadro normativo vigente da noi è chiaro.  La legge n. 40 del 2004 prevede che alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) possano accedere solo coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile entrambi viventi. È inoltre esclusa la possibilità del ricorso alla fecondazione eterologa. Il divieto di accesso alla Pma da parte di coppie omosessuali è, quindi, inequivocabile come rileva la Corte Costituzionale  con sentenza 221/2019 che ha ritenuto legittimo il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alla ASL competente ad una coppia di donne unite. A sua volta le Sezioni Unite della Cassazione (con sentenza 38162/2022) hanno proposto di risolvere la questione, senza far mancare la tutela al figlio di coppie gay, ricorrendo all’adozione “in casi particolari” come previsto da una norma del 1983. Uno strumento legale che consentirebbe all’ufficiale di Stato civile di registrare direttamente il rapporto di filiazione.

L’INACCETTABILE PENSIERO UNICO SULLA VITA E LA MORTE

Alla fine dei conti si dovrà trovare una soluzione, perché le indicazioni della Ue sono chiare; ma fino a che punto ad un Paese (diciamo pure “sovrano”) può essere imposta una disciplina della Pma difforme da quanto previsto dall’ordinamento vigente e non condivisa dalle forze politiche che legittimamente governano?

In primo luogo è inaccettabile il “pensiero unico” che si sta accreditando sui grandi temi della vita e della morte, come se fossero scritte nella tavole della Legge pratiche molto discutibili, non solo sul piano etico, ma anche su quello dei diritti di cittadinanza nonché sulle condizioni più generali del vivere civile e sociale. Nel dibattito del “politicamente corretto” i desideri, le attitudini, le predisposizioni sono assurti a veri e propri  “diritti civili” di nuovo conio.

Come ci insegnano secoli di cultura giuridica, il concetto di diritto è diverso da quello di libertà. La libertà di ciascuno finisce dove comincia quella degli altri. Un diritto mette gli altri in una condizione di soggezione, obbligandoli a consentirne l’esercizio (nel caso di un diritto reale) o a collaborare per realizzarne l’applicazione (le obbligazioni). Nel caso della procreazione interviene un terzo attore che acquisisce il diritto alla vita  già dal momento del concepimento, vale a dire dal momento in cui il bambino si forma nel ventre materno. Non a caso la legge tutela la vita umana sin dal suo inizio e riconosce dei diritti allo stesso concepito. E fino ad ora nessun progresso (?) scientifico è stato in grado di prescindere dal miracolo di madre natura che si basa sulla fecondazione di un ovulo femminile da parte di una spermatozoo maschile. La medicina è riuscita ad agevolare questo momento da cui nasce una vita, ma non a fare a meno della natura biologica dei protagonisti.

FINO A CHE PUNTO È GIUSTO ASSECONDARE I DESIDERI DI PATERNITÀ E MATERNITÀ?

Fino a che punto è giusto assecondare il desiderio di paternità e/o maternità di persone che sono impedite – in forza di un limite biologico insuperabile – di creare una vita? Come si tutelano i diritti del nascituro, quando il padre biologico è un donatore? O quando la madre biologica se ne separa dopo la nascita e le prime cure, perché ha portato a termine una gestazione per conto terzi (usiamo questa formula perché a parlare di ‘’utero in affitto’’ si offendono)?

IL COLONIALISMO SESSUALE DELLA MATERNITÀ SURROGATA

Prendiamo pure per valido il giudizio parascientifico secondo il quale al bambino non gliene può fregar di meno se è figlio di due uomini (magari uno dei  quali ha applicato a se stesso il ddl Zan) o di due donne (che lo hanno applicato in senso opposto). Ma la maternità surrogata è un fatto che chiama in causa una forma di colonialismo sessuale che trasforma una donna in una giumenta. Qualche bello spirito si cimenta con paragoni assurdi, risalendo a quella che un tempo si chiamava “la più antica professione del mondo”. Il turismo a sfondo sessuale nei Paesi poveri è un’attività diffusa e praticata. Ma non è un esempio di comportamento da prendere a modello e che sia edificante per gli uomini e le donne dei Paesi benestanti.

Nel caso dell’utero in affitto c’è di mezzo un terzo soggetto: una creatura il cui diritto alla vita consiste in primo luogo nel diritto di nascere. Poi, se me lo posso permettere, alla mia età veneranda non tollero più la becera intransigenza con cui si proibisce in via di fatto di affrontare temi importanti e delicati come la procreazione o l’interruzione volontaria della gravidanza. Vi sono settori di opinione pubblica che impediscono l’espressione della libertà di pensiero. Ci sono associazioni pro life o sostenitrici della famiglia tradizionale, le cui iniziative legittime vengono boicottate, se non addirittura proibite dalle autorità (vi sono stati casi di  de-affissioni di manifesti) perché considerate lesive dei diritti della donna. È stata consentita libertà d’azione ai No vax, mentre  coloro che vorrebbero coltivare e perseguire una politica di sostengo della maternità devono richiudersi nelle catacombe, benché la legge n.194 non riconosca l’aborto come un diritto fondamentale della donna ma come rimedio ad un male peggiore, quale l’aborto clandestino.

In proposito, ricordò Norberto Bobbio:  «Al primo articolo è detto che lo Stato “garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile (….) Tanto è vero che, nello stesso articolo, è scritto subito dopo che l’interruzione della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite». Si può andare in giro raccontando che la terra è piatta e che ci sono in cielo le scie chimiche, ma non si deve persuadere, aiutandola, una donna a portare a termine la gravidanza senza riconoscere il bambino. Certo la vita da orfano, pur se adottato, non è piacevole; ma il primum vivere è prioritario. O no?

Alcuni anni or sono, un ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, venne quasi linciata perché si azzardò a promuovere una campagna sulla fecondità femminile (oggi tutti riconoscono che è un aspetto importante sul versante della denatalità). Fino ad ora c’è stata una certa ritrosia ad ammettere la pratica della gestazione per conto terzi. Ma nelle ultime settimane è caduta anche questa riserva. È fin troppo evidente che – quando si presentano due uomini (così censiti all’anagrafe) il figlio (o la figlia), non l’ha partorito nessuno dei due. Il bello è che dentro la coppia omosessuale (stando a quanto dichiarano i partner) sono previsti i ruoli del marito e della moglie. Non si chiamano genitore 1 e genitore 2. Aveva ragione David Cameron quando sosteneva che un conservatore deve difendere il matrimonio paritario, perché le persone omosessuali sono rimaste le sole a volersi sposare. E a “metter su” famiglia.

Back To Top