Il sito di Catalent ad Anagni, in provincia di Frosinone, già impegnato negli scorsi anni a infialare i vaccini anti Covid di Pfizer, AstraZeneca, J&J e Moderna, potrebbe a breve cambiare volto. Dopo l’annuncio dello scorso febbraio, Novo Holdings, azionista di controllo di Novo Nordisk, sarebbe vicino all’acquisizione dell’azienda farmaceutica del New Jersey per 16,5 miliardi di dollari.
L’accordo, tra le altre cose, includerebbe anche l’acquisto per 11 miliardi di dollari di tre siti produttivi – tra cui appunto quello di Anagni – al fine di espandere la produzione dei suoi trattamenti per il diabete, diventati noti anche contro l’obesità.
La Commissione europea ha dato la sua benedizione con approvazione “incondizionata” ma manca ancora il via libera della Federal Trade Commission (Ftc) statunitense. Intanto, i competitor – specialmente Eli Lilly – protestano, temendo lo strapotere del laboratorio danese.
I SITI DI INFIALAMENTO
Se l’accordo tra Catalent e Novo Holdings dovesse concludersi entro la fine dell’anno, come auspicato da quest’ultima, Novo Nordisk erediterebbe tre siti di fill-finish, ovvero quelli che nell’industria farmaceutica si occupano del processo di riempimento delle fiale con vaccini, sostanze farmacologiche biologiche e farmaceutiche e della conclusione del processo di confezionamento del farmaco per la distribuzione. Molti produttori di farmaci, afferma Pharmastar, ricorrono a terzi per il riempimento e la finitura dei loro prodotti.
Catalent possiede tre di questi siti – Anagni, Bruxelles e Bloomington negli Stati Uniti – contano oltre 3.000 dipendenti. Quello di Anagni, scriveva nel 2021 Il Sole 24 Ore, è il primo in Italia per export e “quando ha partecipato al processo di produzione del vaccino [anti-Covid, ndr] AstraZeneca, è arrivato a infialare 1,5 milioni di dosi al giorno”. Ai tempi lo stabilimento occupava circa 800 addetti, con 150-200 assunti (di cui il 30-40% a tempo indeterminato) proprio per far fronte alle nuove commesse.
Ora, secondo quanto dichiarato in precedenza da Novo Nordisk, l’acquisizione dovrebbe aumentare “gradualmente” la sua capacità di riempimento a partire dal 2026.
L’OPPOSIZIONE DI ELI LILLY
L’approvazione “incondizionata” della Commissione europea, ricorda Pharmastar, “giunge dopo mesi di controlli da parte dell’industria e di opposizione da parte di concorrenti come Eli Lilly e Roche in merito alla potenziale concentrazione del mercato e alla creazione di un vantaggio competitivo sleale per Novo Nordisk”. L’acquisizione, infatti, secondo quanto dichiarato all’inizio dell’anno dal Ceo di Eli Lilly, David Ricks, “potrebbe dare a Novo Holdings il controllo di un’infrastruttura di produzione critica che serve potenzialmente oltre 100 diverse entità farmaceutiche, tutte intenzionate a competere in qualche modo con Novo Nordisk”.
Già ora, grazie al successo dei suoi farmaci, è l’azienda più preziosa d’Europa per valore di mercato. Ultimamente, tuttavia, Novo Nordisk ha temuto di essere superata da Eli Lilly perché il tirzepatide, principio attivo del suo farmaco per la perdita di peso, Zepbound, potrebbe avere un’efficacia superiore a quella della semaglutide, impiegata in Wegovy e Ozempic.
La multinazionale statunitense, inoltre, ha condotto uno studio di fase 2 per la retatrutide, che ha dimostrato di favorire una perdita di peso pari al 24,2% dopo 48 settimana. Un risultato superiore a quello di altri prodotti in commercio. Infine, è allo studio pure un terzo farmaco, orale, il cui nome è orforglipron.
Entrambe le aziende comunque hanno beneficiato dell’entusiasmo intorno a questi farmaci, con le azioni di Eli Lilly e Novo Nordisk che sono cresciute rispettivamente del 75% e del 60% nell’ultimo anno, superando di gran lunga il settore farmaceutico in generale.
CONCORRENZA SLEALE?
A nulla è valsa la protesta di Eli Lilly perché la scorsa settimana la Commissione europea ha dato la sua approvazione “incondizionata” all’acquisizione affermando che “la fusione proposta non solleva problemi di concorrenza in nessuno dei mercati esaminati nel SEE (Spazio economico europeo) o in una sua parte sostanziale”.
Sulla base della sua indagine di mercato, la Commissione Ue ha infatti constatato che “i clienti di siringhe preriempite continueranno ad avere accesso a una serie di organizzazioni di sviluppo e produzione a contratto (Cdmo) importanti e credibili dopo la transazione, tra cui Thermo Fisher, Vetter, Pfizer CentreOne e altri, e quindi la transazione non porterà i clienti a non avere fonti di approvvigionamento alternative a Catalent. Inoltre, la Commissione ha riscontrato l’esistenza di una sufficiente capacità inutilizzata sul mercato”.
E ancora: “I clienti di compresse disintegrabili per via orale (Odt) continueranno ad avere sufficienti alternative a Catalent, oltre alla possibilità di passare da un Cdmo all’altro. Inoltre, la Commissione ha riscontrato che i formati alternativi dei farmaci (ad esempio compresse convenzionali, compresse non compresse e capsule) esercitano una pressione concorrenziale sulle Odt, in quanto i clienti delle Odt potrebbero in ultima analisi passare ai fornitori di questi altri formati”.