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Leucemia mielomonocitica cronica, di cosa era malato Silvio Berlusconi

L'ex premier Silvio Berlusconi, morto questa mattina all’età di 86 anni, lottava da tempo contro una leucemia mielomonocitica cronica, un raro tumore del sangue, non ereditario, che colpisce le cellule staminali del midollo osseo e insorge generalmente fra i 50 e i 70 anni. Tutti i dettagli

 

Era stato dimesso il 19 maggio scorso dopo 45 giorni di ricovero al San Raffaele di Milano ma questa mattina, poco dopo le 10, è stata diffusa la notizia della morte del fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che da venerdì scorso era di nuovo in ospedale per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica (LLMC), malattia contro cui lottava da tempo.

DI COSA ERA MALATO SILVIO BERLUSCONI

La malattia che aveva colpito il Cavaliere era un particolare tipo di leucemia. Come ha spiegato il professor Claudio Cerchione, dirigente medico ricercatore presso la Divisione di Ematologia dell’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori Dino Amadori e presidente della Società italiana di oncoematologia, “tra le leucemie croniche c’è la mielomonocitica cronica, un raro tumore del sangue, non ereditario, che colpisce le cellule staminali del midollo osseo e insorge generalmente fra i 50 e i 70 anni”.

Precisando la differenza tra le varie forme di leucemia, Cerchione ha detto che ne esistono di acute, “ad insorgenza improvvisa e devastante”, e forme croniche – come appunto quella di Berlusconi -, “a decorso molto spesso più indolente e subdolo”.

L’INCIDENZA DELLA MALATTIA IN ITALIA

Stando ai dati dell’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma (Ail), la leucemia mielomonocitica cronica è la più frequente delle sindromi mielodisplastico-mieloproliferative ed è una malattia caratterizzata dall’aumento di una specifica popolazione di globuli bianchi detti monociti.

La sua incidenza annuale stimata è di 1,0 ogni 100.000 persone.

FORMA DISPLASTICA E FORMA PROLIFERATIVA

La LLMC, prosegue l’Associazione, può presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi. Vi è sempre un eccesso di monociti nel sangue e nel midollo e un numero variabile di cellule immature (blasti).

“Da una parte si verifica una proliferazione eccessiva di alcune cellule del sangue, dall’altra una loro maturazione anomala. Il soggetto – ha affermato Cerchione – può manifestare un aumento dei globuli bianchi in modo più o meno grave, e in particolare un aumento dei monociti […] Spesso il paziente scopre di avere la malattia magari proprio partendo dal riscontro di anemia, stanchezza improvvisa, emorragie o infezioni ricorrenti”.

COME SI CURA

Il trapianto allogenico di cellule staminali, spiega Ail, è l’unico trattamento con potenzialità curative, ma in molti casi, come in quello di Berlusconi, è di difficile attuazione per età e comorbidità. È stato, invece, scelto di recente per curare lo scrittore Alessandro Baricco.

In alternativa, se il trapianto non è praticabile può essere impiegata l’azacitidina e, nei casi proliferativi, l’idrossiurea per controllare la conta dei globuli bianchi; mentre in presenza di anemia, nei pazienti a basso rischio può essere utilizzata l’eritropoietina.

“Ci sono farmaci demetilanti che consentono di contenere questa proliferazione di globuli bianchi, o leucocitosi. La cura nel paziente cronico che non ha altre gravi patologie – ha precisato Cerchione -, si può immaginare sul lungo periodo, senza necessità di ricovero”.

EFFETTI COLLATERALI

Il professore ha poi aggiunto però che queste terapie hanno effetti collaterali e, per esempio, in caso di neutropenia, ovvero di diminuzione del numero di uno dei cinque tipi di globuli bianchi che circolano nel sangue periferico, e dunque di un indebolimento del sistema immunitario, possono seguire diversi rischi di infezione, tra i quali la polmonite.

A inizio aprile, Berlusconi era stato ricoverato proprio per un’infezione polmonare insorta nel quadro della LLMC.

L’obiettivo dei farmaci demetilanti, ha aggiunto Chiarone, “è proprio quello di evitare appunto la progressione della malattia” perché quando la leucemia cronica secondaria si acutizza (come accaduto all’ex calciatore Sinisa Mihajlovic), la prognosi “è infausta” poiché la risposta ai trattamenti disponibili diventa “scarsa” e, inevitabilmente, “i tempi si accorciano”.

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