Sta facendo una strage tra gli uccelli, gabbiani in particolare, e alcune specie di mammiferi, come visoni, foche e leoni marini, mentre resta basso il rischio per l’essere umano. Queste le ultime considerazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sull’influenza aviaria (H5N1), per la quale però i Paesi, ricchi e occidentali, si stanno già accaparrando i vaccini.
Ma esistono o no?
I VACCINI DISPONIBILI
Esistono vaccini contro l’influenza aviaria per gli animali, mentre per l’uomo, secondo Politico, sono “in pausa”. Considerando, infatti, che il rischio per l’essere umano è ancora basso, i ricercatori ci stanno lavorando “per ogni evenienza” ma si procederà al “ritocco finale” solo quando saranno ritenuti indispensabili.
Come spiega il quotidiano statunitense, i virus dell’influenza aviaria sono classificati in base a due proteine presenti sulla superficie del virus, che corrispondono alla H e alla N del loro nome. Il ceppo H5N1 attualmente in circolazione fa parte del più ampio gruppo H5 dell’influenza aviaria.
In tutto il mondo, stando a quanto dichiarato alla fine di febbraio da Wenqing Zhang, capo del programma globale per l’influenza dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ci sono quasi 20 vaccini autorizzati per uso pandemico che mirano al ceppo H5 dell’influenza aviaria.
“Questi – si legge nell’articolo – potrebbero essere utilizzati così come sono nel caso di una pandemia causata da un ceppo H5, ma la loro efficacia contro il ceppo pandemico dovrebbe essere valutata”. Se il ceppo in circolazione differisse di poco da quelli conosciuti si procederebbe con l’aggiornamento dei vaccini disponibili e questo, secondo gli esperti, richiederebbe 8 settimane, mentre nel caso di un ceppo completamente nuovo sarebbero necessari circa 5-6 mesi.
POSSIBILI INTOPPI
Tuttavia, per Politico, potrebbe esserci “un ulteriore intoppo” nella produzione dei vaccini: le uova. Queste, infatti, sono necessarie per la realizzazione di molti vaccini antinfluenzali ma se le galline vengono abbattute o muoiono a causa dell’influenza aviaria ecco che ci ritroveremmo in un cul de sac.
Una potenziale soluzione potrebbe però essere rappresentata dai vaccini a mRNA, che non si basano sulle uova e potrebbero anche ridurre i tempi di produzione. Moderna è già al lavoro.
A dicembre, inoltre, l’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e lavorativa aveva già dichiarato che “uno degli ostacoli alla vaccinazione efficace dei polli è rappresentato dal fatto che i vaccini disponibili sono troppo pochi” e che non esistono vaccini per le anatre, una delle specie più sensibili all’influenza aviaria.
CHI SONO I MAGGIORI PRODUTTORI
Le principali case farmaceutiche che potrebbero produrne rapidamente grandi volumi grazie alla loro infrastruttura per la produzione di vaccini contro l’influenza stagionale sono la britannica Gsk e le americane CSL Seqirus e Moderna.
Tutte e tre hanno riferito a Reuters che “stanno sviluppando o sono in procinto di testare vaccini umani campione che corrispondono meglio al sottotipo circolante, come misura precauzionale contro una futura pandemia”.
I CONTRATTI DEI PAESI RICCHI
La Commissione europea, intanto, si è assicurata due contratti di riserva – uno con Gsk e l’altro con Seqirus Uk – per l’acquisto di vaccini contro l’influenza aviaria nel caso in cui il virus dovesse passare all’uomo e diventare facilmente trasmissibile tra gli esseri umani. A quel punto, le aziende aggiornerebbero i loro vaccini.
“L’influenza aviaria è qualcosa che ovviamente seguiamo con attenzione e in particolare i nostri colleghi dell’Ecdc hanno fatto valutazioni del rischio sull’influenza aviaria. I vaccini esistono. Attualmente nell’Unione europea sono autorizzati due vaccini contro l’influenza aviaria, Nobilis Influenza H5N2 e Pa-Olvac+I+E”, ha detto il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker.
Nobilis Influenza H5N2, per il pollame, è autorizzato in tutto lo spazio economico europeo e Pa-Olvac+I+E, per i tacchini, è autorizzato in Italia.
Quartz riferisce inoltre che anche Regno Unito, Svizzera, Islanda e Danimarca hanno stipulato accordi con Gsk e gli Stati Uniti con CSL Seqirus.
Ancora una volta, quindi, non avendo imparato nulla dall’esperienza della pandemia, si sta già verificando la disparità tra Paesi ricchi e poveri del mondo, con la differenza che l’influenza aviaria ha un tasso di mortalità per gli esseri umani del 50%, ovvero circa 16 volte più alto del Covid-19.