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Influenza Aviaria

Il virus dell’influenza aviaria sta cambiando?

Cresce l’allarme per l’influenza aviaria, non solo per la rapida diffusione tra mammiferi ma anche perché il ceppo che ha colpito la bambina deceduta a causa del virus in Cambogia non infettava un essere umano da 9 anni. Tutti i dettagli

 

Dopo il preoccupante aumento di casi di influenza aviaria (H5N1) tra mammiferi in più o meno tutto il mondo, la recente morte di una bambina di 11 anni in Cambogia a causa del virus genera ancora più inquietudine perché si è trattato di un ceppo che non si vedeva in un essere umano da 9 anni.

L’influenza aviaria è una malattia tipica degli uccelli migratori che, però, nell’ultimo periodo sta colpendo, oltre ad altri volatili, anche alcuni mammiferi, tra cui visoni, foche e leoni marini – in Perù ne sono stati ritrovati 585 senza vita sulle spiagge, probabilmente dopo essere entrati in contatto con pellicani infetti.

Simili morie sono state riscontrate anche in Italia ma non tra i mammiferi. Nell’area del lago di Garda sono state recentemente rinvenute decine di carcasse di gabbiani che spesso diventano cibo per corvi e topi, che potenzialmente continuano così a diffondere il virus a macchia d’olio.

L’EVOLUZIONE DEL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA

Già gli esami effettuati sul virus che ha infettato i visoni avevano rilevato almeno una mutazione che lo rende più trasmissibile tra i mammiferi, segno che preoccupa gli esperti perché se il virus continua a trasmettersi tra i mammiferi può mutare fino ad arrivare a riuscire nella trasmissione da uomo a uomo.

I casi di influenza aviaria nella specie umana infatti finora si sono sempre verificati solo tramite contatto con animali infetti.

I CASI IN CAMBOGIA

Secondo l’ultimo aggiornamento del 24 febbraio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ultimo decesso umano risale a un unico caso nel 2020, ma nella stessa settimana le autorità cambogiane hanno segnalato 2 casi di influenza aviaria, tra cui la bambina di 11 anni che non ce l’ha fatta. Il padre, invece, pur essendo risultato positivo al test non ha manifestato alcun sintomo.

Il tasso di mortalità per gli esseri umani, afferma l’Oms, è del 50%, al pari dell’ebola e circa 16 volte più alto del Covid-19.

L’IMPORTANZA DEL SEQUENZIAMENTO

Come ci ha insegnato la pandemia, il sequenziamento è tutto per capire e provare ad arginare la diffusione di un virus, per questo la comunità sanitaria mondiale si è fin da subito impegnata per analizzare il ceppo che aveva colpito la bambina e la scoperta non è stata positiva, motivo per cui l’Oms ha definito il caso della Cambogia “preoccupante”.

Sebbene sia stato scongiurato il pericolo che si trattasse del ceppo che ha causato la moria di volatili in tutto il mondo, è risultato che pur essendo quello endemico non si vedeva in un essere umano da 9 anni.

Erik Karlsson, virologo dell’Istituto Pasteur in Cambogia, che ha sequenziato il virus in 24 ore, ha spiegato a Nature che il ceppo individuato appartiene al clade 2.3.2.1c, che è endemico nella regione. Tra l’altro, è lo stesso che ha causato una serie di infezioni nelle persone nel 2013 e nel 2014 in Cambogia e da allora è stato rilevato in modo intermittente nel pollame, anche nei polli presenti nei mercati di uccelli vivi.

Quello, invece, che si sta abbattendo principalmente in Europa, Nord America e Sud America è il ceppo 2.3.4.4b, di cui non si sa molto.

RISCHIO SPILLOVER

Tuttavia, ricorda l’esperto, che nonostante del 2.3.2.1c si abbiano più informazioni, “ogni volta che c’è una ricaduta zoonotica, dobbiamo trattarla con la massima importanza” perché “i virus, soprattutto quelli a RNA come l’influenza, sono estremamente promiscui e si adattano rapidamente a un nuovo ospite, lo abbiamo visto con il virus che causa il Covid-19, uno spillover indica che il virus ha ora la possibilità di adattarsi a un nuovo ospite” e l’obiettivo è scongiurare che la trasmissione da uomo a uomo.

Per questo l’Oms – che ha ricordato che attualmente non esiste un vaccino ampiamente disponibile per proteggere dall’influenza aviaria nell’uomo – raccomanda a tutte le persone che lavorano a contatto con pollame o volatili di vaccinarsi contro l’influenza stagionale per ridurre i rischi potenziali.

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