Un piccolo studio indipendente condotto da alcuni ricercatori della Columbia University e dell’Università del Michigan aveva affermato di recente che i richiami con i vaccini bivalenti di Moderna e Pfizer/BioNTech non sembravano aumentare di molto i livelli di anticorpi neutralizzanti contro i ceppi Omicron 4 e 5 rispetto ai ‘vecchi’ vaccini.
Tuttavia, ieri Moderna ha pubblicato i dati di uno studio in cui sostiene che i suoi vaccini aggiornati – uno mirato contro Omicron 1 (mRNA-1273.214) e l’altro contro Omicron 4 e 5 (mRNA-1273.222) -, se somministrati come dose di richiamo, producono una migliore risposta immunitaria contro entrambe le sottovarianti.
LO STUDIO
Lo studio di Fase 2/3 è stato condotto su 511 persone di età compresa tra 19 e 89 anni precedentemente vaccinate anche con i booster. I partecipanti hanno ricevuto mRNA-1273.222 e mRNA-1273 rispettivamente circa 9,5 mesi e 4,5 mesi dopo la precedente vaccinazione.
I RISULTATI
Come nel caso degli ultimi risultati annunciati da Pfizer/BioNTech circa il suo vaccino bivalente, anche Moderna non parla di efficacia ma di risposta anticorpale e immunogenicità.
Secondo i dati resi pubblici ieri, relativi agli studi clinici di Fase 2/3, i richiami con i bivalenti di Moderna scatenano contro Omicron 4 e 5 una risposta anticorpale superiore rispetto a una dose booster del ‘vecchio’ vaccino basato solo sul ceppo originario del virus SARS-CoV-2.
Entrambi hanno anche soddisfatto i criteri di immunogenicità di non inferiorità rispetto al ceppo originale.
“Inoltre, – ha aggiunto il Ceo di Moderna, Stéphane Bancel – la risposta superiore contro Omicron si è mantenuta per almeno tre mesi dopo il richiamo di mRNA-1273.214”, come già dichiarato in uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine.
REAZIONI AVVERSE E SICUREZZA
La casa farmaceutica dichiara che la frequenza delle reazioni avverse con mRNA-1273.222 e mRNA-1273.214 è stata simile o inferiore a quella di una seconda o terza dose del vaccino originale.
Inoltre, non sono stati identificati nuovi problemi di sicurezza dopo rispettivamente circa un mese e tre mesi di follow-up.
LO STUDIO SULLA VARIANTE BQ.1.1
Ma l’attenzione degli esperti si sta spostando da Omicron a un altro sotto-lignaggio denominato scientificamente BQ.1.1 e meglio noto come Cerberus, che a fine ottobre era responsabile del 7% dei casi in Italia e in forte aumento in tutta Europa.
In un’analisi esplorativa condotta su circa 40 partecipanti, Moderna ha osservato che entrambi i vaccini bivalenti hanno dimostrato una ‘solida’ attività neutralizzante nei suoi confronti, nonostante i livelli di risposta anticorpale neutralizzante siano stati inferiori di quasi 5 volte rispetto a Omicron 4 e 5.
Tuttavia, questo risultato, secondo Bancel, è la conferma “che i vaccini aggiornati hanno il potenziale di offrire protezione mentre il virus continua a evolversi rapidamente per sfuggire alla nostra immunità”.
PREVISIONI SU CERBERUS
Ma le case farmaceutiche dovranno presto fare i conti con l’ultima arrivata. Infatti, per il genetista Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge, e Angelo Boccia del gruppo di Bioinformatica del Ceinge, “la situazione di Cerberus in Europa è preoccupante perché questa sottovariante è in ascesa”.
Stando alla banca dati internazionale Gisaid, al 26 ottobre, la prevalenza di questo sotto-lignaggio era del 35% in Francia e negli Stati Uniti si è passati dall’8 al 16,6% in soli sette giorni. Motivo per cui il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ritiene che BQ.1 e il suo sotto-lignaggio BQ1.1 diventeranno il ceppo dominante da metà novembre a inizio dicembre 2022.